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lunedì 8 dicembre 2014
Sant'Ambrogio ad Nemus di Roberto Bagnera, fotografie di Franco Mauri
Un gioiello d'arte poco conosciuto ma meritevole di più d'una attenzione.
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domenica 30 novembre 2014
Fabio Treves, una vita per il Blues di Massimo Gianneschi
Fabio Treves eclettico e bravissimo armonicista è nato e cresciuto a Milano, in zona Città Studi/Lambrate da cui il
soprannome “Puma di Lambrate”, in assonanza col soprannome del famoso
bluesman britannico John Mayall, detto a sua volta "il Leone di
Manchester".
Si avvicina alla musica in tenera età, con una visione
a 360 gradi, sfruttando la passione del padre Gaddo Treves: ascolta
vecchie registrazioni su dischi da 78 giri e ricercati LP di musica
classica, jazz, blues e fado portoghese. L’amore per la musica aumenta
sempre più e il giovane Treves si applica da autodidatta allo studio di
vari strumenti, finché nel 1965, assistendo al concerto degli WHO al
Palalido di Milano, scopre lo strumento che lo renderà famoso:
l’armonica a bocca. Si afferma nella zona milanese e lombarda come
armonicista blues, ispirato dai grandi armonicisti statunitensi quali
Sonny Terry, Little Walter, Paul Butterfield, Alan Wilson, Sonny Boy
Williamson.
Nel 1967 suona nel suo primo gruppo studentesco, il
Friday Blues Group. Dopo alcune collaborazioni con altri gruppi, nel
1974 decide di formare una sua band sullo stile degli amati esempi
americani. Fonda la TREVES BLUES BAND, la prima band di blues della
storia della musica italiana, In quegli anni incontra anche il
chitarrista e armonicista texano, trapiantato in Italia, Cooper Terry,
con cui avvierà un lungo sodalizio musicale.
Lo storico Monicker |
Continuando a
suonare e divulgare "il verbo del blues" Fabio Treves conosce e
collabora con mostri sacri del blues mondiale quali Dave Kelly, Pick
Withers, Sunnyland Slim, Johnny Shines, Homesick James, Willie Mabon,
Billy Branch, Dave Kelly, Paul Jones, Alexis Korner, Bob Margolin, Sam
Lay, Louisiana Red, Pat Grover, Gordon Smith, Son Seals, Eddie Boyd.
Nel 1980 Fabio Treves ha incontrato e registrato uno storico album
"live" con il grande chitarrista blues MIKE BLOOMFIELD ed è l'unico
artista italiano ad aver suonato sul palco con il grande Genio di
Baltimora FRANK ZAPPA.
Numerose sono le leggende del Blues con le
quali Fabio Treves ha suonato, e ne è una riconferma il suo CD
"Bluesfriends" (2004) nel quale figurano come ospiti illustri personaggi
come Roy Rogers, Chuck Leavell, Willy De Ville, John Popper e Linda
Gail Lewis.
Fabio Treves a passeggio in Vespa con l'amico Enzo Jannacci |
Il leader della storica TREVES BLUES BAND ha al suo
attivo 21 dischi e un centinaio di collaborazioni importanti con artisti
italiani. Ha suonato la sua armonica nei dischi di musicisti dei più
svariati generi: Angelo Branduardi, Pierangelo Bertoli, Claudio Rocchi,
Eugenio Finardi, Shel Shapiro, Giorgio Conte, Francesco Baccini, Marco
Ferradini, Riccardo Cocciante, Ivan Graziani, si può sentire la sua
armonica in un famoso pezzo di Mina e ha dato vita a collaborazioni
originali con gli Articolo 31 e con gli amici Elio e le Storie Tese.
In una fortunata carriera quarantennale, Fabio Treves ha partecipato ai
Festival Blues Internazionali più prestigiosi ed è diventato un vero e
proprio importante punto di riferimento per la grande famiglia del blues
di casa nostra.
Fabio Treves e Cooper Terry |
Fabio Treves ha cominciato la sua carriera di dj
radiofonico nel 1976 sull' emittente milanese Radio Popolare
tenendo a battesimo la prima
trasmissione radiofonica dedicata al Blues a Milano, trasmettendo musica Blues proveniente soprattutto dagli Stati Uniti, fino al
1981.
Dal 1993 al 2008 ha condotto su Radio RockFM il programma
Blues Express dove, grazie alle innumerevoli conoscenze coltivate
nell'ambito della musica live, ha ospitato musicisti del calibro di ZZ
Top, Johnny Lang e la Zappa Family.
Per più di dieci anni ha
collaborato alla rivista musicale JAM con la sua divertente rubrica "Chi
fa da sé, fa per 3ves…".
Dal 2004 conduce su LIFEGATE RADIO la storica e seguitissima trasmissione “Life in Blues”.
Nel 2011 Treves ha realizzato il suo progetto di un nuovo spettacolo
musicale dal titolo ”Blues in Teatro”: un passo in avanti verso la
diffusione popolare della musica origine, una scommessa vinta alla
grande e un tour indimenticabile che ha portato nei teatri di tutta
Italia quasi 4000 persone, cosa mai successa a una blues band prima
della felice intuizione del Puma di Lambrate. E da questo fortunato tour
e dalle registrazioni dei concerti è nato il cd live della TBB,
dall’omonimo titolo ”Blues in Teatro”, pubblicato nel mese di giugno
2011.
Fabio Treves ha inoltre pubblicato due libri:
"Guida al Blues" del 1978
"Blues Express" del 1989 (che ha poi dato il titolo ad un suo programma radiofonico)
Numerosi sono gli album musicali pubblicati nel corso degli anni:
1979 FABIO TREVES, "The Country In The City'' (Red Record)
1979 AA.VV., "Blues, Rock & Country Things" (Spaghetti Records, ZPLSR 34057)
1980 TREVES BLUES BAND & MIKE BLOOMFIELD "live" (Mama Barley Records, MB 0001)
1980 TREVES BLUES BAND, "Two" (Young Record)
1985 TREVES BLUES BAND, "3" (Buscemi Records)
1987 AA.VV., "Acoustic in Italy" (Hi, Folks Records)
1988 FABIO TREVES, "Sunday's Blues" (CGD)
1991 FABIO TREVES & COOPER TERRY, "Live" (Red & Black)
1992 FABIO TREVES, "Jumpin'" (DDD)
1996 TREVES BLUES BAND, "Live!" (Red & Black)
1997 AA.VV., "Blues Collection" (Verve)
1998 AA.VV., 2120 "Michigan Avenue, Chicago, Italia" (Il Manifesto)
1999 TREVES BLUES BAND, "Jeepster" (Red & Black)
2001 TREVES BLUES BAND, "Blues Again" (Red & Black)
2002 AA.VV., "Simply the Blues" (Zomba Records)
2002 AA.VV., "Blues Express" (Edel Music)
2004 TREVES BLUES BAND, "Bluesfriends" (Red & Black)
2006 TREVES BLUES BAND, "Blues Notes" (Red & Black)
2008 TREVES BLUES BAND, "Live 2008" (Red & Black)
2011 TREVES BLUES BAND, "Blues in Teatro" (Red & Black)
1979 AA.VV., "Blues, Rock & Country Things" (Spaghetti Records, ZPLSR 34057)
1980 TREVES BLUES BAND & MIKE BLOOMFIELD "live" (Mama Barley Records, MB 0001)
1980 TREVES BLUES BAND, "Two" (Young Record)
1985 TREVES BLUES BAND, "3" (Buscemi Records)
1987 AA.VV., "Acoustic in Italy" (Hi, Folks Records)
1988 FABIO TREVES, "Sunday's Blues" (CGD)
1991 FABIO TREVES & COOPER TERRY, "Live" (Red & Black)
1992 FABIO TREVES, "Jumpin'" (DDD)
1996 TREVES BLUES BAND, "Live!" (Red & Black)
1997 AA.VV., "Blues Collection" (Verve)
1998 AA.VV., 2120 "Michigan Avenue, Chicago, Italia" (Il Manifesto)
1999 TREVES BLUES BAND, "Jeepster" (Red & Black)
2001 TREVES BLUES BAND, "Blues Again" (Red & Black)
2002 AA.VV., "Simply the Blues" (Zomba Records)
2002 AA.VV., "Blues Express" (Edel Music)
2004 TREVES BLUES BAND, "Bluesfriends" (Red & Black)
2006 TREVES BLUES BAND, "Blues Notes" (Red & Black)
2008 TREVES BLUES BAND, "Live 2008" (Red & Black)
2011 TREVES BLUES BAND, "Blues in Teatro" (Red & Black)
La copertina dell storico primo 33giri della Treves blues Band |
Per la redazione di questo articolo si sono desunte fonti da:
Sito Ufficiale della Band
Sito del Treves Blues Band Fan Club
LifeGate Radio
Il 7 Dicembre 2014 la Municipalità di Milano conferisce la Civica Benemerenza, ossia l'Ambrogino d'Oro,
al Re del Blues Meneghino riconoscendone le profonde doti umane e sociali che fanno di lui una persona sicuramente imprescindibile nel pantheon dei "Grandi".
Non ci resta che congedarci con una frase ripetuta spesso da Fabio Treves
''PER SCONFIGGERE IL MAGONE CI VUOLE UN BEL BLUSETTONE''
lunedì 20 ottobre 2014
Il Tredicino numero 0, giugno 1997 a cura di ACAdeMI
Giugno 1997 esce il numero 0 di un giornale locale di Porta Romana, curato principalmente da Mauro Villa,
titolare dell'omonima cartoleria di via Piacenza 14:
IL TREDICINO spazia timidamente su argomenti di varia informazione e presenta anche un filo diretto con i lettori della zona lasciando la parola ai diretti interessati nel campo dell'individuazione di problemi e criticità del circondario.
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martedì 22 luglio 2014
lunedì 21 luglio 2014
Arcimboldandando di Roberto Bagnera
Il 15 febbraio del 1987, Palazzo
Grassi a Venezia aprì i battenti su di una monumentale esposizione: “Effetto
Arcimboldo”, dedicata alla pittura ed alle singolari teorie estetiche di
Giuseppe Arcimboldi, cinquecentesco
Artista milanese, non fra i più
noti forse allora, ma sicuramente uno dei più discussi.
La Mostra, ricca di documentazioni
rigorose e di tele dalle firme importanti si organizzava intorno a tre distinte
sezioni che indagavano sul particolare simbolismo della pittura arcimboldesca,
attraverso un itinerario affascinante ed intrigante: dai "grilli” Gotici e
Rinascimentali fino ai Ready‑Made di Duchamp.
IL nome Arcimboldi a Milano crea
alcune suggestioni intorno alle quali vogliamo indagare.
Atto primo IL PITTORE
Autoritratto di Giuseppe Arcimboldi conservato presso la Národní Galerie di Praga |
Giuseppe Arcimboldi nasce a Milano
nel 1527, da una famiglia appartenente al patriziato cittadino, un suo membro, Giovanni Angelo, fu Arcivescovo della città.
Sappiamo che nel 1549 fl suo nome
compare frequentemente nei registri della Fabbrica del Duomo, dove lavora insieme al padre disegnando i contorni per alcune
vetrate della Cattedrale.
Nel 1562 si trasferisce a Vienna,
al servizio della Corte Imperiale. Fu proprio durante questo soggiorno che inizia la sua carriera di ritrattista "particolare".
Le sue teste composite, nature
morte antropomorfizzate, frutto di una geniale invenzione tematico‑stilistica, riscossero immediatamente un notevole
successo so fra i contemporanei, fra i quali si formò subito una trita
schiera di imitatori.
Critici e filosofi si sono sempre
arrabattati a cercare nelle composizioni dell’Arcimboldo, simboli e significati reconditi,
ma è più probabile che egli intendesse le sue opere come vere e proprie
espressioni encomiastiche a significare il dominio della casata d'Austria
sull'Universo e, nella persona del sovrano, sul tempo.
Le Quattro Stagioni: Primavera, 1563, Real Academia de Bellas Artes de San Fernando di Madrid |
Le Quattro Stagioni: Estate, 1572, Kunsthistorisches Museum di Vienna |
Le Quattro Stagioni: Autunno, 1572, Denver Art Museum |
Le Quattro Stagioni: Inverno, 1563, Kunsthistorisches Museum di Vienna |
Atto secondo
L'AVITA DIMORA
Ode e merito alla Pirelli Spa che, oltre a farsi
costruire l'ormai leggendario grattacielo omonimo, nel suo
stabilimento in viale Sarca, ha voluto incastonare la gemma più preziosa fra le
sue proprietà: il casino di
caccia detto la "Bicocca" della famiglia Arcimboldi.
La "bicocca" degli Arcimboldi, viale Sarca, foto dal sito www.museimpresa.com |
La Bicocca in un'immagine dei primi del 900, (Civico Archivio Fotografico del Castello) |
Costruita secondo la tradizione intorno al 1450 da
Nicolò Arcimboldi, funzionario alla corte Ducale di Milano, fu nel 1522
baluardo difensivo di una guamigione di milanesi e Spagnoli, al comando di
Prospero Colonna, che sostenne vittoriosamente l'assedio di un esercito
composto di Francesi, Svizzeri e Veneziani.
Estintasi la famiglia degli Arcimboldi, la Bicocca
fu trasmessa in dote agli Arconti e poi ai Busca ai quali risulta appartenere
nel 1858; in seguito passò ai Soriani e quindi, gradatamente, decadde fino al
miserevole stato di cascina.
Affresco raffigurante lo stemma di Antonello Arcimboldi e il calco della sua lastra tombale ospitato in una parete del portico, foto Archivio Fotografico del Castello |
Nel
1910, Ambrogio Annoni, architetto della Sovrintendenza alle Belle Arti della
Lombardia, eseguì i primi restauri
poi, nel1918, la villa fu acquistata dalla società Leopoldo Pirelli,
la quale la utilizzò come scuola materna e biblioteca.
Secondo recenti studi la Bicocca è costituita da un primo nucleo a forma di quadrato, sotto il
quale si trova un'ampia cantina, aperta da volte a crociera, alla
quale si aggiunsero, in un secondo tempo, il portico, l'avancorpo con la scala
che porta ai piani superiori ed il loggiato dell'ultimo piano..
Veduta esterna, particolare del pozzo, anni 30, foto Archivio Fotografico del Castello |
Particolari della decorazione parietale in una sala, anni 30, foto Archivio Fotografico del Castello |
La Sala del Camino, oggi adibita a luogo per riunioni e premiazioni, foto Fondazione Pirelli |
Prospetto sud della Bicocca, con scolaresca che testimonia dell'utilizzo dell'edificio dopo il 1918, Civica Raccolta Bertarelli |
L'intero complesso risale quindi alla metà dei
secolo XV ed è una valida testimonianza della cultura dell'epoca nella quale coesistevano elementi di
tradizione gotica ed una spinta innovativa di carattere rinascimentale.
Nelle decorazioni esterne della villa sono infatti
presenti tutti gli spunti tipici dell'architettura lombarda del 400: graffiti a palmette nel portico, finti
mattoni dipinti sull'intonaco esteso su tutta la facciata.
Per quanto riguarda l'intemo ricordiamo che
l'ingresso reca sul pavimento un inserto del mosaico originale del Duomo, nella
sala del caminetto troviamo dipinto lo stemma degli Arcimboldi.
Mirabili sono gli affreschi, forse di mano di un
miniatore di codici, nel quali l'atteggiamento dei personaggi e lo spirito dei
racconto pittorico sono di origine gotica e somigliano, ben più che vagamente a
quelli, di epoca precedente, di palazzo Borromeo, presentando anche una certa
vicinanza di temi.
Affresco nella sala delle dame: donne che giocano a scacchi |
Affresco nella sala delle dame: donne che filano |
Affresco nella sala delle dame: donne che suonano |
IL TEATRO
In via Unione 12 aveva sede un tempo l'avita dimora
urbana della famiglia Arcimboldi ma dopo che essa si estinse nel ‘700, vi fu allestito un
teatrino patrizio nel quale affreschi, stucchi dorati e specchi formavano cornice e stile della sala.
Piccolo, 150 posti, fondato nel 1798, e trasformato
in cinema‑teatro nel 1938, aveva la singolarità di presentare il
cosiddetto "Teatro a Sezioni", cioè la rappresentazione continua dal
pomeriggio alla sera di una serie di atti unici che si
susseguivano nell'arco della giomata.
Portale d'accesso di Palazzo Arcimboldi in via Unione, foto archivio Bascapè |
Poiché gli spettacoli iniziavano alle 17, data
l’ora, e tenuto debito conto della frequentazione elitaria, in particolar modo
femminile, era stato soprannominato il “ Teatro delle Signore” e il “Teatro del
The" .Oltre che con il Teatro a Sezioni si realizzò un suo carattere
sperimentale attraverso altre forme di spettacolo, ad esempio il famigerato
Grand Guignol, la rivista ed il teatro per ragazzi, mettendo in scena opere di
autori rigorosamente italiani ed ospitando attori fra i più noti all'epoca,
basti per tutti il nome di Cesco Baseggio.
Scalone d'onore di Palazzo Arcimboldi in via Unione, foto archivio Bascapè |
Scalone d'onore di Palazzo Arcimboldi in via Unione, foto archivio Bascapè |
Il palazzo Arcimboldi fu distrutto durante un
bombardamento aereo nella Seconda Guerra mondiale (14 febbraio del 1943), si trattava di un edificio di tre piani articolati attorno a due cortili, il secondo dei quali con un notevole porticato impreziosito da affreschi con scene mitologiche, degni di menzione la leggiadra cappella padronale decorata con un'Assunzione della Vergine e lo scalone barocco a quattro rampe dalla balaustra in pietra traforata, decorata con aquile,
figure fantastiche e putti.
Oggi non resta che il ricordo del piccolo teatro, nel cui cortile talvolta il Comune di Milano organizza alcuni concerti dei Pomeriggi Musicali. I resti del palazzo, inglobati nel Monastero dei Barnabiti di sant'Alessandro, ospitarono il liceo ginnasio Beccaria al tempo degli Austriaci.
Oggi non resta che il ricordo del piccolo teatro, nel cui cortile talvolta il Comune di Milano organizza alcuni concerti dei Pomeriggi Musicali. I resti del palazzo, inglobati nel Monastero dei Barnabiti di sant'Alessandro, ospitarono il liceo ginnasio Beccaria al tempo degli Austriaci.
EPILOGO
domenica 22 giugno 2014
I Figli Di Milano, Martinitt e Stellinn di Nino Romano
Un articolo che ripercorre brevemente la storia di quei piccoli "grandi" milanesi, originariamente pubblicato nel 1989 sul mensile Gran Milan.
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