martedì 31 ottobre 2023

La Cattedrale del Demonio di Roberto Bagnera

Bella e maestosa la cattedrale dedicata a Santa Maria Nascente in uno scatto di Maura Bussi

 Il Duomo di Milano bello e bianco come un pizzo prezioso, scrigno di storie, sogni e simboli che intessono i suoi 600 anni di storia è custode geloso di segreti, leggende e misteri che inevitabilmente lo vedono protagonista.

La lapide che commemora la nascita del Duomo, foto ACAdeMI Abramson

Una leggenda è legata proprio alla sua nascita, anno del Signore 1386, e narra che in una notte fredda e tempestosa il Demonio in persona fa la sua apparizione nella stanza del Signore di Milano: GianGaleazzo Visconti.
All’impaurito nobile, ma pur sempre mortale, Satana ordina: “Costruirai una chiesa a mio nome e che sia ricca di immagini sataniche e di figure di demoni. Se rifiuti, prenderò la tua anima e la porterò con me all’inferno”.
Gian Galeazzo impaurito e preoccupato del destino della sua anima, che già di peccati non era scevra, non pose tempo in mezzo e già pochi giorni dopo, presi accordi con l’allora Arcivescovo Antonio da Saluzzo, diede il via ai lavori per la costruzione del Duomo.
Statue piuttosto curiose e doccioni a fattezza demoniaca, rivestono le pareti della Cattedrale alternate a santi e simboli della Cristianità e fra di esse si tramanda che sia immortalato anche il volto scolpito dello stesso Gian Galeazzo Visconti, sulla guglia più antica della cattedrale, detta del Carelli.

Ecco la guglia detta del Carelli in una foto dal sito della Cattedrale

Marco Carelli.era un ricco mercante attivo tra Milano e Venezia, che nel lontano 1394 decide di devolvere il suo patrimonio alla Fabbrica del Duomo, fondamentale per l’avanzamento dei lavori del Duomo e per la costruzione di quel Camposanto che con gli anni sarebbe diventato il cuore pulsante del cantiere del Duomo: botteghe, laboratori e abitazioni di coloro che prestavano lavoro per l’erigenda chiesa.
In memoria di quel gesto tanto generoso la Veranda Fabbrica dedicò al Carelli la prima delle sue 135 guglie che raffigura uno ieratico san Giorgio con bandiera in in una mano, una spada al fianco e il volto Inconfondibile di Gian Galeazzo Visconti
Gian Galeazzo,figlio di Galeazzo II e Bianca di Savoia, spodestò nel 1387 lo zio Bernabò Visconti diventando Signore di Milano, nel 1395, dietro pagamento di una cospicua somma all'Imperatore Venceslao di Boemia, venne dichiarato Duca di Milano e spese la sua vita ad ingrandire i confini delle terre assoggettate a Milano fino al 1402, quando morì di peste nel castello di Melegnano.

Ecco il ritratto scultoreo di Gian Galeazzo Visconti sulla facciata dell’Hotel dei Cavalieri in piazza Missori a fianco dello zio Bernabò, con la testa coperta da un cappuccio. Foto Archivio ACAdeMI - Roberto Bagnera

Nella terza campata della navata sinistra è posta una vetrata che ritrae la Battaglia tra san Michele Arcangelo e il diavolo, opera del 1939 di Giovanni Domenico Buffa, particolare curioso è che è l’unica fra le grandi vetrate del Duomo a raffigurare un solo episodio.

05 Vetrata che ritrae la Battaglia tra san Michele Arcangelo e il diavolo, opera del 1939 di Giovanni Domenico Buffa, foto di Giovanni dall'Orto

Fra le tante curiosità del Duomo è giusto ricordarne la meridiana zodiacale: ogni giorno, a mezzogiorno, un raggio di luce penetra dal soffitto e va a colpire la linea meridiana, indicando il periodo dell’anno in cui ci si trova. Il maggior risalto dato al segno zodiacale sulla parete a Nord è attribuibile alla sua sovrapposizione con il Natale Cristiano. Ma non possiamo dimenticare che il Capricorno è anche l’animale col quale viene raffigurato il Diavolo… i costruttori del Duomo volevano comunicarci qualcosa, ma cosa? Quali segreti nasconde questa simbologia?

Il Capricorno raffigurato nella meridiana del Duomo, Foto ACAdeMI - Franco Mauri


In ogni cattedrale gotica sono presenti elementi architettonici e simboli d’origine templare ed orientale, ed è risaputo che l’idolo adorato dai templari era il Bafometto, una sorta di Demone cornuto, pertanto è facile supporre una similitudine tra il Bafometto ed il Capricorno del Duomo.
I Cavalieri Templari costituiscono un altro mistero della nostra cattedrale perché, benché non ci siano tracce precise di un loro coinvolgimento, tutti gli studiosi si domandano da dove provenissero i soldi per la costruzione del Duomo, per il quale non si stima che bastassero le donazioni certificate, quindi ecco che il mitico tesoro dei templari viene tirato in ballo come fonte ultima di sovvenzione delle spese.

Alcuni doccioni/gargoyles Foto dal blog RiBazz Art

Fra le sculture più curiose ed intriganti del Duomo figurano sicuramente i Gargoyle, termine che al di là delle ricostruzioni etimologiche rimanda al verbo onomatopeico “gorgogliare” e quindi alla loro funzione
Di convogliare a terra le acque piovane.
I Gargoyles sono raffigurazioni mostruose comuni alle grandi cattedrali gotiche ma non sono solo raffigurazioni grottesche atte a stimolare l’immaginazione:sono simboli creati per esorcizzare il male e quindi proteggere le cattedrali stesse.

Un gargoyle in versione "ghiacciata" Foto di Romano Liverani


Una particolare interpretazione della loro funzione simbolica è che i Gargoyle servano a comunicare un’avvertimento: la cattedrale infatti può essere assediata e minacciata da quelle stesse persone che dovrebbero proteggerla e custodirla, gli spiriti maligni dunque si impadroniscono simbolicamente dell’esterno della cattedrale, poiché al suo interno non possono entrare e risiedono là come in attesa.
Questa interpretazione che nacque in seguito alla persecuzione e distruzione in Francia dell’ordine dei Templari, eccoli di nuovo, riferisce di alcune confraternite come i Compagni del Dovere di Libertà o i Figli di Salomone, i cui membri conoscevano la struttura delle cattedrali “caricarono” in senso magico i Gargoyles, aggiungendone di nuovi e collegando i potenti di allora (l’alto Clero e la Corona) a queste raffigurazioni mostruose.

Primo piano per un gargoyle, Foto di bramfab


Secondo questa tradizione quindi l’originale funzione ammonitivi e protettiva dei Gargoyle si ribalta: invece di allontanare il maligno essi avvisano che il male è già operante all’interno della cattedrale
Rimandando una più seria disquisizione sulle simbologie medievali
ad altra sede ed altra occasione sta di fatto che un’attrazione diabolica porta ad ammirare comunque questi
capolavori di scultura del “Noster Domm” che “infettano” e aggiungono un fascino inconsueto alle pareti della Cattedrale.

Candido ma feroce questo gargoyle scruta la piazza sottostante Foto di Alessandro Scotti

Oggi la cattedrale gotica milanese è vanto e cuore della città e veramente pochi milanesi conoscono
la leggenda demoniaca della sua nascita e quei pochi sono certamente scettici in proposito ma…
guardando il centro della prima foto, magari sfocando un poco la vista…non pare anche a voi di scorgere un ghigno satanico?
Duomo di Milano, notturno, foto dal sito impressivemagazine, al centro dell'inquadratura, con un po' di immaginazione è possibile scorgere il ghigno malefico di un teschio



domenica 8 ottobre 2023

Lussuria e tradimenti, la Messalina di Milano di Roberto Bagnera

All'interno della chiesa di San Maurizio in Corso Magenta ci sono numerosi bellissimi affreschi, fra i quali primeggiano quelli eseguiti da Bernardino Luini.

L'interno affrescato di San Maurizio, foto dal sito ilgiornaledellarte 

Uno di questi affreschi è dedicato alla decapitazione di Santa Caterina.
La decapitazione di Santa Caterina

Secondo un'antica leggenda pare che il pittore avesse dato alla santa le sembianze fisiche di Bianca Maria contessa di Challant, che nella vita reale venne pure decapitata con l'accusa di aver commissionato l'omicidio del marito. Per la sua fama di "donna fatale" era stata ribattezzata la "Messalina di Milano" In tutta la città erano infatti note le sue audaci imprese amorose.

Ritratto di Bianca Maria disegnato da Ambrogio Noceto nell’Album della Trivulziana

La sua storia viene narrata da padre Matteo Bandello che la descrive come una donna bellissima ma dai perfidi istinti: "Nel 1525 veniva pure accusata d'aver spinto un suo amante, certo Pietro da Cardona, a sopprimergli il marito per poter poi darsi liberamente ai facili amori".
La contessa venne infatti incolpata durante l'intransigente dominazione spagnola, di aver istigato l'innamorato del momento a uccidere il vecchio marito, il conte Masino, che costituiva il principale intralcio alle sue numerose avventure erotiche.
Secondo la ricostruzione dei fatti, il complice don Pietro tese con i suoi uomini un'imboscata al conte e l'uccise proprio mentre stava tornando verso casa.
Quando venne arrestato e torturato confessò di aver commesso il reato per compiacere alla contessa.
Questa venne imprigionata e a nulla valsero le sue conoscenze e le sue ricchezze: fu condannata a morte, mentre il suo amante-sicario riuscì a scappare e a farla franca.
La nobildonna fu decapitata proprio davanti al Castello Sforzesco e la sua testa rimase esposta per parecchi giorni al pubblico.
Si dice che continuasse a sembrare viva.

Quadro dipinto nel 1865 da Federico Pastoris, "I signori di Challant nel castello di Issogne"

La contessa di Challant, al secolo Bianca Maria Scapardone, (... – Milano, 20 ottobre 1526), è stata una ricca ereditiera casalese, andata in sposa ancora adolescente nel 1514 a Ermes Visconti di Somma, figlio secondogenito dell'aristocratico Battista Visconti.
Morto Ermes nel 1521, si risposò con il conte Renato di Challant; il secondo matrimonio della Scapardone si rivelò fallimentare, la giovane lasciò lo sposo facendo ritorno prima a Casale Monferrato e poi a Milano. Nel 1526 venne accusata di essere mandante dell'omicidio di uno dei suoi amanti e decapitata sul rivellino del castello sforzesco.

Chiesa di San Maurizio, il tramezzo con l'affresco che raffigura la "Messalina di Milano" dal sito arte it

La sua vita scandalosa e la sua tragica fine vennero narrate, come già accennato da Matteo Bandello in una delle sue più celebri novelle che, tra realtà e finzione, crearono questo personaggio. Il suo ritratto, come attestato dallo stesso Bandello ("E chi bramasse di veder il volto suo ritratto dal vivo, vada ne la chiesa del Monistero Maggiore, e là dentro la vedrà dipinta", Novella IV, Parte I), fu dipinto da Bernardino Luini nella chiesa di S. Maurizio a Milano; il ritratto "dal vivo" va identificato con quello della committente nella lunetta di destra del tramezzo.

Particolare del volto, dall'affresco di Bernardino Luini