giovedì 27 febbraio 2014

Breve Historia del Carnevale Ambrosiano di Franco Fava


Milano è forse stata la prima città d'Italia ad istituire il Carnevale come oggi lo intendiamo, nel secolo XI, e più precisamente intorno agli anni in cui le redini del potere erano saldamente tenute dal famoso arcivescovo Ariberto da Intimiano.

Il Carnevale ambrosiano nel 1950 (Civica Raccolta delle Stampe Bertarelli)

 Nelle epoche viscontea e sforzesca (XIV‑XV sec.) le manifestazioni carnevalesche a Milano erano sfarzose e imponenti. La città si trasformava in una bolgia infernale, nelle strade spadroneggiavano individui senza scrupoli che indossavano maschere per il viso, confezionate con tela incerata, contro l'uso delle quali si scagliavano, con scarso successo, le autorità, nell'intento di colpire coloro che ne abusavano per compiere misfatti e ladrocini. Mentre nelle strade impazzava il Carnevale del popolo, a corte e nei palazzi patrizi si organizzavano feste e spettacoli, "gestiti da veri e propri coreografi e scenografi. Fra questi ricordiamo nientemeno che Leonardo da Vinci, chiamato a Milano dall'ambizioso Ludovico il Moro non tanto per le sue doti artistiche, bensì proprio in qualità di organizzatore di spettacoli.
Nel corso del Carnevale venivano inoltre rappresentati, nelle piazze di Milano, rozzi spettacoli teatrali burleschi,satirici, scollacciati e spesso volgari.
Dopo un periodo abbastanza buio e tribolato, seguito alla caduta di Ludovico il Moro (1499) e alla presa del potere da parte dei francesi prima e in seguito degli spagnoli, nella seconda metà del Cinquecento il Carnevale riprese vigore, soprattutto per merito di un'accademia burlesca, detta "dei Facchini della val di Blenio ", costitui­ta dal pittore e poeta Gian Paolo Lomazzo, e animata da nobili e artisti che assumevano lafoggia dei popolani della val di Blenio, i quali erano soliti "calare" a Milano a cercar lavoro come facchini e brentatori. Gli accademici avevano mutuato dai bleniesi dialetto, abiti e comporta­menti, dando vita a manifestazioni grottesche e spassosis­sime, nettamente in contrasto con quelle delle accademie letterarie tradizionali. Nacque in tal modo la ':facchinata", elemento che da allora divenne insostituibile in ogni manifestazione carnevalesca. In seguito fece la sua comparsa una seconda accademia burlesca, sulla falsariga dell'Ac­cademia della val di Blenio: la Wagnifica Badia dei Facchini del Lago Maggiore".

 
Il balcone del "giurì" della sfilata dei carri in un Carnevale milanese agli inizi del secolo scorso

Nonostante ciò il "corso mascherato" a Milano non riuscì mai ad acquisire l'importanza e la grandiosità che assunse in altre città italiane, quali Roma, Firenze e Venezia. Ricordiamo, a tal proposito, che il "corso" nei primi tempi si svolgeva lungo la stretta contrada che dal Duomo conduceva alla Porta Ticinese. Solo in seguito fu scelta la corsia di Porta Romana, ragion per cui si dovette giocoforza allargare il vicolo che la congiungeva al centro della città, che si chiamò via Velasca, dal nome del governatore spagnolo dell'epoca, Giovanni Velasco.
Contro le intemperanze carnascialesche e il tradizionale “prolungamento"del Carnevale ambrosiano (che, comunque, in realtà, come ricorda Raffaele Bagnoli, "non è un allungamento arbitrario del Carnevale comune, bensì un'inalterata osservanza della durata originale di questo, onde non siamo noi milanesi che abbiamo allungato il Carnevale, bensì gli altri che lo hanno accorciato”) si scagliò con scarsi risultati ma fiero cipiglio il santo arcivescovo cardinale Carlo Borromeo, più e più volte, minacciando addirittura torture e morte.

In periodo spagnolo, nonostante la severità delle gride governative in proposito, le quali arrivavano ad impedire di mascherarsi, di ballare nelle strade, di portare armi e bastoni, nonché di dire parolacce, i "corsi" carnevaleschi erano teatro dei più suggestivi eccessi. Dai carri (i cosiddetti “barconi”) e dai balconi venivano lanciate tra la folla uova marce o ripiene di liquidi maleodoranti, ladri e malfattori mascherati terrorizzavano la popolazione, ovunque infuriavano violente scazzottate, nel corso delle quali non raramente ci scappava il morto.
Nel Settecento venne importato dalla Francia l'uso delle "maschere‑ritratto" che, eseguite da valenti pittori, riproducevano le fattezze di personaggi famosi e non; fino a che non vennero proibite, con ordinanza governativa del 12 marzo 1749, furono strumento di disordini, imprese truffaldine ed efferati delitti.

Intorno alla metà del XVIII secolo il pittore milanese Francesco Londonio fondò, ispirandosi all’Accademia dei Facchini della Val di Blenio", la "Compagnia dei Foghetti" ' congrega di artisti bontemponi che organizzavano il corso mascherato e varie sfilate per le vie cittadine, durante le quali veniva portato a spalle dai “Foghetti" una sorta di teatrino portatile, che attraverso un ingegnoso sistema e una lanterna magica, riusciva a creare vivaci figurazioni e suggestioni, suscitando l'entusiasmo degli spettatori: insomma, Milano nel Settecento aveva già il suo cinematografo.
Tra le altre compagnie e accademie che animarono i Carnevali milanesi del XVIII e XIX secolo, meritano un ricordo, di più non è purtroppo possibile, l' "Accademia degli Spensierati" e la celeberrima “Compagnia della Teppa" (il cui nome deriva dal luogo prescelto per i loro incontri notturni, uno spalto del castello ricoperto di muschio, in lingua milanese "teppa", da cui poi il termine, che ha valicato gli angusti confini cittadini, "teppista').
Tra gli elementi curiosi che caratterizzavano i Carnevali milanesi dell'Ottocento, ricordiamo i famosi "benis de gess", confetti di gesso e i coriandoli, che però in quei tempi erano esattamente ciò che era indicato dal loro nome, autentici semi di coriandolo, tuffati nel gesso e lasciati seccare. Tra gli oggetti che venivano lanciati dai "barconi” tra la folla, una menzione particolare, se non altro per la singolarità, meritano le monete, autentiche, di corso legale, ma... roventi! Si provi un po' ad immaginare la reazione dello sprovveduto che tentava di raccoglierle.

 
Mademoiselle Troupel Louzeaux, una Miss parigina ammiratissima al Carnevalone del 1905

Nel 1870 Milano, che aveva ormai acquistato grande fama per i suoi festosi "corsi" carnevaleschi, si gemellò con Torino. Meneghino fu accolto nel capoluogo pemontese da Gianduja e insieme guidarono un festosissimo corteo fino a palazzo Carignano. Gianduja venne poi a sua volta accolto con entusiasmo a Milano nel corso di un corteo chiamato "Gran Rabadan".
Sono gli anni della "Scapigliatura", che diede, con la follia dei suoi adepti, primo fra tutti Cletto Arrighi, un suo importante contributo per mantenere vive le tradizioni carnevalesche. E anche dei cosiddetti "veglioni", organizzati senza badare a spese dalle varie associazíoní (tra le quali una menzione particolare merita la "Società degli Artisti”) oltre che nelle loro sedi ufficiali anche nei teatri cittadini, Scala, Cannobiana, Carcano, ed in locande e sale popolari.
A Milano, sempre in tema di Carnevale, si deve un altro singolare primato: quello dell'invenzione dei coriandoli di carta, che finirono col sostituire i già citati coriandoli di gesso, i quali nel tempo avevano subìto varie trasformazioni fino a diventare, in taluni casi, pericolosi proiettili, tanto che i passanti, durante i corsi mascherati, erano costretti a munirsi di ombrelli per ripararsi dai lanci indiscriminanti: "i ombrell del Sabet Grass". L'invenzione dei coriandoli di carta viene per la precisione tuttora contesa da due personaggi: Enrico Mangili, che certamente fu il padre delle stelle filanti, ispirategli dai nastri di carta del telegrafo, e l'ing.Ettore Fonderi, mancato alla veneranda età di 104 anni nel 1967.
Verso la fine del secolo il Carnevale spostò il suo centro di attrazione a Porta Genova, dove si teneva una seguitissíma fiera, che divenne, e rimase per molti anni, il punto di arrivo del tradizionale corteo di Meneghíno e Cecca.


Sfilata dei carri durante il Carnevale del 1866 (Civica Raccolta delle Stampe Bertarelli)
La storia volge al termine. Giusto il tempo di ricordare, tra le tradizioni carnevalesche che anche in anni di crisi riuscirono a sopravvivere, il "veglione dei giornalisti, a cui arrise enorme fortuna specie nei primi anni del secolo; in particolare, nel 1909, ebbe uno strepitoso successo quello che fu chiamato profeticamente "veglion menabon".

martedì 25 febbraio 2014

Milano fra le Nuvole di Roberto Bagnera

La “nuvola” è il grazioso termine col quale, in gergo, si indica il  “balloon”, cioè quell’invenzione grafica che per convenzione simboleggia il parlato dei personaggi disegnati: i fumetti.
Ci si potrebbe ricollegare alla cultura dei Pellerossa Americani che comunicavano a grande distanza attraverso gli sbuffi di fumo generati da un piccolo falò, e che venivano pilotati con l’abile e intervallato uso di una coperta, ottenendo così delle… “nuvole parlanti”.

Segnali di fumo indiani in uno splendido quadro dipinto nel 1905 da FrdericRemington

Quante volte da piccoli ci siamo incantati davanti alle tavole disegnate del Tex Willer, creatura prediletta del compianto Gianluigi Bonelli, che in quelle nuvole inseriva interi romanzi, vere e proprie telefonate chilometriche prima che il telefono fosse ancora da pensare... 

Milano, si sa, è , fra le tante sue qualità, la capitale indiscussa della comunicazione e dell’editoria, anche dell’editoria a fumetti quindi, territorio privilegiato della fantasia di giovani e non più giovani che da questa espressione, a torto considerata minore, dell’arte hanno ricevuto in dono momenti indimenticabili di svago ed emozioni palpabili, quando il Naviglio diventava un piccolo Nilo infestato da coccodrilli  e quando pareva cosa normale che un drago comparisse sbuffando fuoco e fiamme di tra le guglie del Duomo…

Una storia del fumetto a Milano potrebbe far pensare a qualcosa di pretenzioso e certo non è il nostro intento, vogliamo solo ripercorrere quelle suggestioni attraverso un breve viaggio fra luoghi, personaggi e storie  che ci hanno saputo far sognare, quindi scusateci se la precisione sarà l’ultimo dei nostri problemi, scusateci se l’attenta filologia del fenomeno sarà l’ultima delle nostre preoccupazioni.

Una passeggiata abbiamo detto e così, come in una passeggiata ci si imbatte in qualche immagine che ci stimola,che qui ci imbatteremo in qualche  “Storia di tutti i giorni”, quasi per caso, ma senza presunzione.
Senza la presunzione appunto di voler sapere e dire tutto, ma anche senza preclusione perché il Fumetto è vera arte, è vero veicolo di comunicazione, tecnica e fantasia che si fondono in un riuscito connubbio espressivo.

Il "Corriere dei Piccoli"



E’ il 27 dicembre 1908, quando esce il supplemento del quotidiano "Corriere della sera": si chiama "Corriere dei piccoli" ed è diretto dal giornalista Silvio Spaventa Filippi (1871 1931), nativo di Avigliano, scrittore, autore di «L'umorismo, gli umoristi e altri saggi» (1900). Nell'editoriale del n. 1 spiega che il giornale è nato "per amore di giustizia", perché anche i bambini abbiano un loro giornale da leggere, come i grandi. Poi, profetico: [ ... ] Un giorno, quando sarete grandi anche voi, ripenserete a questo giomale con un dolce rimpianto e, se una copia  ve ne tornerà allora fra mano, non saprete staccarvene […].
Nello storico editoriale, Spaventa Filippi si mantiene al livello del bambino. trattandolo da pari, secondo la lezione di Vamba: invita a collaborare, e correda il pezzo con una fotografia delle rotative che stamperanno il Corrierino: a far funzionare la macchina è un gruppetto di bambini.
Ma c'è qualcosa di più, nel “Corriere dei piccoli": arrivano i personaggi dei fumetti americani, Mimmo Mammolo, in prima pagina, è Buster Brown (creato da Outcault nel 1902 per il "New York Herald') e altri ne seguiranno a decine; per dovere di cronaca ricorderemo che una tavola di Yellow Kid era apparsa l'11 febbraio 1904 nel "Novellino". I contributi italiani non saranno di qualità inferiore, firmati da Mussino, Sto (pseudonimo di Sergio Tofano, attore e illustratore, papà del Signor Bonaventura), Brunelleschi, Rubino, Angoletta, Bisi, Manca, ecc.
Unica nota dolente: le nuvolette sono sparite, sostituite da didascalie in rima. Ma è sfortuna e fortuna assieme: se si è persa per anni una peculiarità del fumetto, a distanza di decenni le generazioni cresciute con il Corrierino ricordano ancora i ritornelli principali della loro infanzia.



Anche in assenza di nuvolette, molti considerano il “Corriere dei piccoli" la prima testata italiana di fumetti, il 27 dicembre 1908 la data di nascita del fumetto italiano, e "Bilbolbul" di Attilio Mussino il primo personaggio. Noi accettiamo questa tesi.
Oltretutto il "Corriere dei Piccoli" è arrivato, con trasformazioni e alterne fortune, fino a oggi. Pur cambiando nome per un anno nel 1945-46, poi rischiando di essere sostituito, dal "Corriere dei Ragazzi” nel 1972, infine accorciato in "Corrierino" e ridimensionato nel contenuto in questi ultimi tempi, resta la testata italiana a fumetti più longeva.
A grandi linee, diremo che fino agli anni Trenta attorno al “Corriere dei Piccoli" c'è quasi il vuoto. Ma negli Usa, dopo la crisi del '29, scoppiano gli anni d’oro del fumetto (e del cinema) e in Italia gli editori Vecchi, Nerbini e successivamente Mondadori propongono testate come "Jumbo" (dai modelli inglesi), “l’Avventuroso", "l'Audace", "Topolino", “il Giornale di Cino e Franco", ecc.
La vita dei giornalini a fumetti non è facile: tutta una cultura ottocentesca, profondamente radicata, è ostile a questi fogli che vengono a malapena tollerati, condannati spesso all’uso della didascalia come forma di ricatto letterario, cordone ombelicale del giornalino con il libro. E sui contenuti viene esrecitato il massimo del controllo censorio. La situazione si va aggravando mentre il paese si avvicina al conflitto mondiale, e il regime vede male il successo di testate come “L’Avventuroso”, trionfo di eroi d’oltreoceano ambasciatori di valori diversi e mal digerisce lo scarso entusiasmo che accompagna testate come “Il Balilla”  o “La Piccola Italiana”.
Qualcuno al governo del paese sa molto bene che il controllo dei mezzi d’informazione, ma anche delle attività sportive e ricreative, del teatro  e del cinema, è il più efficace strumento  per la creazione di consenso al regime: la censura affina strumenti sofisticati e ottiene grandi risultati.

L’ 8 novembre 1938 si tiene a Bologna un convegno sul prodotto editoriale per ragazzi, presieduto da Filippo Tommaso Marinetti, e così  ne relaziona Olga Visentini: “ Nell’ascesa dell’Italia alla sua storia nuova si formano concetti fondamentali a illuminare ogni manifestazione di vita e quindi anche la letteratura dedicata all’infanzia all'infanzia: e cioè: bellezza suprema dell’idea nazionale, potenza sul mare santità della terra e della famiglia, necessità del ritorno alle fonti latine e cristiane, culto della spiritualità sposata alla classica armonia del corpo, dinamismo dell'ardimento.



« Il presidente, la Ecc. F.T. Marinetti, affermava che se la letteratura infantile vuole essere degna ed efficace educatrice, deve essere sinceramente dettata dalla fede in Dio, dal l'orgoglio italiano costruito sulla guerra, sulla rivoluzione fascista, sull'ascesa all'Impero; sulla verità storica, ma in modo che i nostri infortuni siano trattati con laconismo, e le nostre numerose vittorie con lirismo. [ ... ] Nei libri dei ragazzi deve vibrare un'affettuosa devozione al Re Imperatore e al Duce Fondatore dell'Impero. In tale programma l'educazione militare non è esclusa, ma intesa come denominatore comune.
« [ ... ] Gherardo Casini, direttore generale per la stampa italiana, ha opportunamente osservato che la letteratura per ragazzi è anche e soprattutto un problema politico: dobbiamo pensare al presente e all'avvenire, poiché il giovane di oggi sarà il combattente di domani. La finalità che ci dobbiamo ripromettere è quella di educare i giovanissimi nello spirito ferreo e imperiale della rivoluzione fascista. Dobbiamo puntare sulla fonnazione interna dell'adolescente e in questo bisogna seguire la consegna data dal Duce ai combattenti: - aormire con la testa sullo zaino
Così deve essere per i giovanissimi.
« [ ... ] Ed ecco l'ordine presentato dalla Ecc. Marinetti e dal prof. Mancini:
« - [ ... ] la letteratura italiana infantile e giovanile sia dominata dai seguenti principi:
« esclusione assoluta di ogni importazione straniera sia nel materiale scritto e illustrato, sia nello spirito;
« ispirazione schiettamente italiana come razza e innalzata dal tono imperiale, fascista, mussoliniano che noi viviamo.»
Alle soglie della guerra e durante il conflitto, questi propositi sono realtà e pesano soprattutto sul fumetto: la produzione straniera viene bloccata, hanno spazio solo Salgari e fumetti che cantino gesta eroiche di italiani coraggiosi; gli editori devono ricorrere a mille trucchi (cambiare nome ai personaggi e agli autori, italianizzandoli, e ricalcare le avventure americane per modificare anche il segno). L'ultimo a cadere è Topolino, dopo aver cambiato nome in Tuffolino, ricalcato da De Vita.
Manca anche la carta su cui stampare. Schiacciate tra le carenze materiali e la censura, le testate si fondono assieme, riducono la fogliazione, infine sono anche costrette a chiudere.
Per riaprire non appena possibile, cioè appena liberati, in una lenta ondata che va da Sud a Nord: alcune testate, come 'l’Intrepido", escono contemporaneamente da una parte e dall'altra, un'edizione Romana e una Milanese.



Nella ventata di libertà del primissimo dopoguerra ritroviamo sia i classici statunitensi, sia i nuovi personaggi nati nel frattempo, compresi quelli confezionati su misura per combattere il pericolo nazifascista, e i supereroi, sviluppati dal senso di pericolo e di insicurezza degli anni tra il ’37 e il ’45.
Nasce anche il fumetto erotico, appena appena sexy, con donne forti e protagoniste: Sheena negli USA, Pantera Bionda da noi. Ma lo stop arriva immediatamente. Nel nuovo ordine restaurato, la censura colpisce duramente di qua e di là dell’oceano. Il Maccartismo negli USA e gli organismi di controllo ripristinati in Italia (per lo più con le stesse persone del regime precedente) colpiscono il cinema e il fumetto; la produzione statunitense si fa più morbida, nasce la soap opera, in Italia si vietano perfino le rivoltelle nelle striscie Western.
Per problemi economici si inventa il nuovo formato-crisi della “striscia”: durerà per tutti gli anni ’50, fino a metà dei ’60. La potente struttura organizzativa degli oratori fa da motore alle testate cattoliche, di ottima qualità.
Per resistere alle censure si conducono trattative tra gli editori ed il governo, finchè si adotta, come accade spesso in questi casi, la soluzione dell’autoregolamentazione: gli editori, in Italia come negli altri paesi, si creano un codice tollerabile per prevenire una censura ancor più dura.
Nei primi anni Sessanta nasce però il fumetto nero con Diabolik, e più tardi il fumetto erotico e pornografico, con “Isabella” come prototipo.

Si pubblicano saggi sul fumetto: il primo in assoluto è: “I Fumetti” di Carlo della Corte per l’Enciclopedia Popolare Mondadori” (1961); l’anno dopo Garzanti pubblica “I Primi Eroi”, una straordinaria antologia del fumetto mondiale rimasta ineguagliata.
Nel 1965 nasce “Linus” e inventa il “magazine”, la rivista contenitore con fumetti di vario genere e argomenti contigui al fumetto, funziona e la nuova formula verrà anche esportata.
Sempre nel 1965 si tiene il primo Salone del Fumetto a Bordighera, che dalla seconda edizione si trasferirà a Lucca.
Ormai il fumetto è in pieno boom, esce dal ghetto in cui era stato tenuto, raggiunge la pari dignità con le altre espressioni artistiche.

Adesso non ci resta che incontrare alcuni di questi protagonisti, naturalmente lo faremo in chiave tutta milanese.

DIABOLIK
Di Angela e Luciana Giussani e Luigi Marchesi , 1962 


Angela e Luciana Giussani nel loro studio, anni 70

Indiscusso capostipite del fumetto nero, cioè di quel filone nel quale i cattivi hanno sempre la meglio.
Diabolik, fin dal suo primo apparire, ha sempre allarmato insegnanti e genitori che hanno voluto vedere nei suoi albi solo l'esaltazione del delitto e di ogni possibile crimine contro i valori che regolano la società.
In realtà, se solo se ne parla con conoscenza di causa, non si può proprio affermare che Diabolik istighi alla violenza e all'immoralità, o che possa davvero spingere i giovani al crimine: i suoi  stessi "colpi", anche se tecnicamente verosimili, sono in effetti materialmente inattuabili visto che sono realizzati con un realismo del tutto particolare. Per portare al successo questa serie gli autori non sono mai ricorsi nè al sesso nè alla violenza gratuita, è vero che Diabolik uccide, ma non lo fa mai se non è strettamente necessario, e spesso elimina degli altri criminali.

KRIMINAL
Di Max Bunker (Luciano Secchi), sceneggiatore e Magnus (Roberto Raviola), disegnatore, 1964
Nato sulla scia del successo ottenuto da Diabolik,  questo personaggio indossa una calzamaglia gialla con impresso uno scheletro stilizzato e una maschera che rappresenta un teschio.Presentato con lo slogan:"Il suo nome significa morte! l'apparire del suo volto scheletrico vuol dire paura!".

Magnus e Bunker alle prese con la sceneggiatura di Kriminal, anni 70


Kriminal è in realtà Anthony Logan, divenuto spietato criminale per vendicarsi degli ex soci del padre, colpevoli della sua morte.
"Muovendosi con la lucidità di un pazzo"-come ha scritto Luciano Secchi introducendo una ristampa delle sue avventure- Kriminal commette delitti su delitti pur di arrivare al suo scopo che, dopo aver vendicato la morte del padre, è di arricchire col delitto, anche se sovente non con troppa fortuna.
L'innesto della violenza dichiarata, abbinata al sesso che per la prima volta faceva capolino nei fumetti ,per tradizione diretti agli adolescenti, nel nostro paese, fa scandalo.
Lo scandalo produce un immediato intervento della magistratura, sequestri e processi che, anche se non frenano l'ascesa della diffusione del personaggio, ne condizionano però i contenuti.Dopo una quindicina di numeri le storie di questo personaggio diventano quindi meno violente e si trasformano in veri e propri gialli. Da donnaiolo cinico e insensibile, ha anche avuto una lunga storia con una donna poliziotto, Gloria Farr, fidanzata dell'eterno rivale, l'Ispettore Milton, Kriminal mette la testa a posto e si innamora di una collegiale: Lola Hudson, che sposa nel numero 100.
Dalla loro unione nascerà un figlio, che verrà rapito e ucciso dalla terribile organizzazione di Mister Ypsilon, un delinquente che lo sta ricattando per servirsi di lui.
Kriminal uccide Mister Ypsilon, sgomina la sua banda e poi si getta a capofitto contro organizzazioni criminali di ogni genere, in una personale guerra senza quartiere, trasformandosi in una specie di giustiziere.
Due parole su Max Bunker che è lo pesudonimo di Luciano Secchi, direttore editoriale di quella “Editoriale Corno” che ebbe il merito negli anni Settanta di riportare i Supereroi Americani sul mercato italico e che seppe regalare un decisivo impulso all’industria fumettistica nel nostro paese e nella nostra città. Come sceneggiatore ha lavorato a lungo in coppia con l’indimenticabile disegnatore Roberto Ravaiola, in arte Magnus, recentemente scomparso, dando vita, oltre al già citato Kriminal, a personaggi di notevole successo come Satanik, Gesebel, Maxmagnus e Alan Ford che ancora oggi continua a essere presente nelle edicole, anche con la serie spin off del “Gruppo TNT”.
Attualmente Secchi opera con una propria casa editrice , la Max Bunker Press, e pubblica, fra le altre testate, anche alcuni personaggi di sua creazione: “Kerry Kross”, “Beverly Kerr” e “Padre Kimberly”.

TEX
Di Gianluigi Bonelli, sceneggatore, e Aurelio Galleppini, disegnatore, 1948
Anche per chi non è particolarmente appassionato di Fumetti il nome di Gianluigi Bonelli evoca tutta una serie di emozioni legate al senso pieno del fantastico e dell’avventuroso: Tex la creatura più amata e longeva ha accompagnato per mano più di una generazione di Milanesi, dando definitivamente la palma  della supremazia fumettistica alla casa editrice di Via Buonarroti.

Aurelio Galeppini, in arte Galep, lo storico disegnatore di Tex Willer


Gianluigi Bonelli si è spento il 12 gennaio del 2001, un giorno nel quale tutti quanti noi siamo rimasti un po’ orfani.
Con la sua morte si chiude ideologicamente un’era pioneristica, fatta di personaggi tutti di un pezzo e dal profondo senso morale e di giustizia.

Gianluigi Bonelli nasce a Milano il 22 dicembre del 1908, inizia poi l’attività letteraria componendo poesie per il “Corriere dei Piccoli” e  scrivendo romanzi d’avventura.
Negli anni Trenta iniziò ad occuparsi di fumetti, assumendo la direzione di varie testate della milanese Editrice Vecchi.
Nel 1939 divenne poi editore in prima persona, rilevando da Mondadori la testata “Audace”, alla quale collaborava.
Durante il periodo bellico si vide costretto a riparare in Svizzera e nel dopoguerra al rientro a Milano fu inizialmente coeditore, con De Leo, del settimanale “Il Cowboy”.
Ma un po’ la propria irrequietezza personale, un po’ la fantasia inesauribile che lo portò a creare numerosi personaggi, un po’ infine le proprie vicende famigliari (la separazione dallla moglie), lo portarono a mettersi in proprio anche come editore.
Con i suoi testi fu la colonna portantedella casa editrice Audace. Pur nella sua versatilità, Bonelli amava moltissimo il West, per il quale scrisse sia raconti singoli che serie come “La Piuma Verde”, “Yuma Kid”, “I Tre Bill”, “El Kid”, “Davy Crockett”, “Hondo”, “Kociss” e decine di altri.
Fra queste creature partorì nel 1948 l’ennesimo western, e fu quel TEX, creato con l’apporto grafico di Aurelio Galleppini, che riscosse un successo dapprima tiepido ma poi sempre più travolgente.

Tex Willer fu un successo che si trasformò in qualche modo in un’arma a doppio taglio, perché, come succede spesso quando un autore azzecca un personaggio, esso finisce per farlo prigioniero, assorbendone tutte le energie, non concedendogli più il tempo di dedicarsi ad altro.
Questo successe anche a Bonelli con le fortune editoriali di Tex, ma fu una prigionia dalla quale egli si sentiva gratificato, perché in fondo Tex incarnava in pieno la sua personalità, perché Tex era , è, proprio come Bonelli: impulsivo, sincero, autentico e in fondo coerente perfino nelle apparenti contraddizioni.
Bonelli si occupò in prima persona delle sceneggiature del proprio figlio prediletti fino ai primissimi ‘90, per cedere poi la mano a dei collaboratori che avevano nel frattempo maturato una concreta professionalità all’ombra del maestro.

Sergio Bonelli


Anche la casa editrice, con sede in via Buonarroti era già da anni saldamente nelle mani del figlio Sergio Bonelli , scomparso il 26 settembre 2011,, autore di fumetti a sua volta, con lo pseudonimo “Guido Nolitta”: ZAGOR, su tutti.

ZAGOR
Ideato nel 1961 e conosciuto dai pellirosse e dai Cowboy della foresta di Darkwood, un nome che non a caso rimanda a Robin Hood e alla allegra combriccola di Sherwood, come “lo spirito con la scure” e “Zagor Te Nay”.




Zagor raddrizza i torti sempre accompagnato dal fido pancione messicano Cico ogni volta che gli si presenta l’occasione senza restrizione alcuna di spazio e di tempo, ripercorrendo tutti i temi e gli spazi della fantasia più sbrigliata del suo autore, dalle savane africane ai territori nevosi del Canada, dal Western più tradizionale al più magico dei Fantasy.

MISTER NO




Altro longevo personaggio del Bonelli\Nolitta è poi Mister No, un aviatore Americano, squattrinato, un po’ beone ma sempre ricercato dalle compagnie femminili che  vive a Manaus, ai confini dell’Amazzonia, e che con il suo fido Piper ci porta  a spasso in ambientazioni esotiche e seducenti fin dal giuno 1975, data della sua prima comparsa in edicola.


Ma Sergio Bonelli Editore è anche sinonimo di altri successi editoriali, vediamone un breve defilè.

Martin Mystère
Ideato nel 1982 da Alfredo Castelli e progettato graficamente da Giancarlo Alessandrini.



Continuamente alle prese con gli incredibili enigmi del nostro passato, si è occupato un po’ di tutto, dalla fine di Atlantide al mostro di Loch Ness, dall'Uomo delle nevi alle gigantesche statue dell'isola di Pasqua, Martin Mystère, noto anche come il detective dell'impossibile, è sempre in giro per il mondo insieme al suo fedele assistente Java, un uomo di Neanderthal giunto misteriosamente sino a noi.La maggior parte delle storie di questo personaggio, forse fin troppo dotte, piene come sono di citazioni e di riferimenti culturali, sono state scritte da Alfredo Castelli.

NICK RAIDER
Ideato nel 1988 da Claudio Nizzi e Gustavo Trigo
Protagonista di storie piene di azione e di colpi di scena, Nick Raider è un grintoso agente della Squadra Omicidi di New York ed è spesso affianca to da Marvin Brown, un negro che ricorda un po’ l’attore Eddie Murphy e che porta una nota scanzonata nelle  trame,in gran parte incentrate sulla procedura di solito adottata dalla polizia, una tecnica ben nota ai lettori dei romanzi polizieschi dello scrittore statunitense ED Mc Bain, quelli dedicati all'87° distretto.



Spesso le indagini sono infatti condotte contemporaneamente da un gruppo di agenti che utilizzano varie tecniche, dalla deduzione stile Sherlock Holmes all'analisi scientifica dei dati.
Naturalmente senza dimenticare una notevole dose di azione e suspense  che ben si accompagna alle tematiche
Narrate in questa fortunata testata.

NATHAN NEVER
1991 Michele Medda, Antonio Serra, Bepi Vigna per la ideazione del character e, per la realizzazione grafica:  Claudio Castellini



Protagonista di storie ambientate in un futuro dominato dalla tecnologia ma ancora alle prese con problemi che già conosciamo, come l'inquinamento e lo strapotere dei mass media, dove l'immaginario futuribile si mescola a trame poliziesche classiche in uno scenario alla "Blade Runner".
Nathan Never non é un eroe nel senso tradizionale del termine ma come dicono gli autori, " forse è solo un essere umano in un mondo sempre meno umano".

DYLAN DOG
Di Tiziano Sclavi e Angelo  Stano, 1986
Creato graficamente da Claudio Villa, che ha inoltre realizzato le prime 40 copertine della serie, anche se la prima storia pubblicata è stata disegnata da Angelo Stano, Dylan Dog è un detective molto particolare. Noto anche come indagatore dell'incubo, ha il volto dell'attore Ruperet Everett e vive e lavora a Londra. Non sappiamo praticamente nulla  del suo passato nè dei motivi che l'hanno spinto a lasciare la polizia per dedicarsi a questa insolita professione.

Tiziano Sclavi, il padre di Dylan Dog

 Vive con il suo assistente Groucho, che assomiglia come una goccia d'acqua all'attore Groucho Marx e passa la maggior parte del tempo a dire incredibili freddure, e lavora spesso in stretto contatto con l'ispettore Bloch, che era il suo capo quando lui era ancora un poliziotto.
Non ama viaggiare in aereo, ma neanche in nave, suona il clarinetto e lavora da tempo immemorabile al modellino di un galeone spagnolo.
Ha quasi sempre a che fare con splendide fanciulle, tutte giovani e disponibili, e con mostri e mostriciattoli di ogni tipo che ne combinano davvero di tutti i colori.
Tra gli avversari ricorrenti: il professor Xabaras, incarnazione del male allo stato puro, e il professor Hicks, un chirurgo esperto in genetica.
Ricchissime di riferimenti a film e romanzi dell'orrore- tanto che per i lettori cercare discoprirli è diventata ormai una sfida abituale- le storie di Dylan Dog sono state il maggior successo editoriale degli anni 80.

Ma la panoramica dedicata a questa casa editrice non può non ricordare un altro grande protagonista del fumetto: Giancarlo Berardi, nato a Genova nel 1949, esordisce come sceneggiatore negli anni ‘70 su “Horror” e “Sorry”, dopo aver scritto alcune avventure di Tarzan e di Diabolik crea con il disegnatore Ivo Milazzo, nel 1977 il personaggio di Ken Parker.
Questi è un vero uomo, ben diverso dai soliti eroi tutti di un pezzo della maggior parte dei fumetti western, e forse l’unico personaggio di quel genere a poter rivaleggiare co il Tex Willer di Bonelli che, comunque fu alungo editore delle avventure di Ken Parker, o “Lungo Fucile”, come lo ricordano gli appassionati.
Va detto che attualmente Berardi scrive per la casa di via Buonarroti la testata “Julia”, avventure di una criminologa, nella quale ,attraverso storie di quotidiani crimini, indaga a fondo nelle pieghe della natura umana e delle sue deviazioni.



Sergio Bonelli Editore è oggi la casa editrice che da sola rappresenta la fetta più importante di lettori di fumetti in Italia , i vari Tex, Zagor, Martin Mistère e Dylan Dog vengono continuamente ristampati e l’interesse intorno alle loro avventure non cessa di crescere.

Anche se la crisi del fumetto, in Italia ma anche nel resto del mondo, unica isola felice il Giappone dei Manga, ha fatto scomparire diverse realtà editoriali, affondate dalle scarse vendite e da costi di gestione che sono sempre più proibitivi, la Sergio Bonelli Editore ha scelto la strada di continuare a investire sulla creazione di nuovi fumetti e di nuovi personaggi, abbiamo già ricordato “Julia”,ma non dobbiamo dimenticare: “Legs Weaver”, “Magico Vento”, “Jonathan Steele”, “Brendon”, “Napoleone”, “Dampyr”, e l’ultimo nato “Gregory Hunter”.

Termina qui la nostra passeggiata fra le nuvole, ed ora a noi conviene spiccare un balzo, ispirandoci a Nembo Kid, nome col quale la Mondadori pubblicò le avventure di Superman negli anni ‘50\’60, e volgerci ad altre mete: “Più veloci della luce….”!


Per dare una maggiore informazione ai nostri lettori, e per amore di completezza aggiungiamo in queste colonne una panoramica delle case editrici che hanno operato, o tutt’ora operano a Milano nel campo del Fumetto.
Abbiamo indicato alcune delle testate pubblicate negli anni da queste aziende, segnalando dove possibile la data di uscita dei vari fumetti.


ACME - Via Chiaravalle 11

Cattivik ‘89

Lupo Alberto ‘91

Zio Tibia ‘91



Alpe Edizioni - Via Poma 10

Cucciolo 4-9-41
Gaie Fantasie ‘49
Pepito ‘55\’56
Picchiarello ‘56


Alpe Edizioni - Via Piolti de Bianchi 4

Tiramolla ‘55


API (Anonima Periodici Italiani) - Corso Vittorio Emanuele II 39

Braccio di Ferro 10-3-39
Kit Carson ‘44



Astorina - Via Leopardi 25

Diabolik 1-11-62



Bianconi Edizioni - Via Gozzano 3


4 Commandos ‘67\’69

Abelarda- Le Avventure di una Nonna Terribile ‘71\’74


Aquila D’Oro agosto ‘62


Astor ‘79\’80


Davy Crockett ‘/71’73


Geppo '61


Jessica ‘68\’69


Olac il Gladiatore ‘65\’66


Provolino ‘79


Sfitty ‘87


Soldino '60


Trottolino '60


Uranella ‘66’\68


U.S.Army ‘68\’72


U.S.Navy ‘69\’73


Volpetto '60


Zippo Panino ‘87




BONELLI (Daim Press-Cepim- Sergio Bonelli) - Via Buonarroti 38


Akim


Bella e Bronco ‘84\’85


Big Davy 


Brendon


Cherry Brandy Racconta 


Comandante Mark settembre ‘66


Dampyr 


Dylan Dog ‘86


Frisco Bill 

 

Gea


Gil ‘82\’83 


Gregory Hunter


Jonathan Steele 


Judas ‘79\’80 


Julia


Kalar Collana Jungla ‘641’66



Ken Parker giugno’77


La Pattuglia dei Bufali


La Pattuglia dei Senza Paura


Legs Weaver


Magico Vento


Martin Mistère ‘82
Mister No giugno 75
Napoleone


Nathan Never giugno ‘91
Nick Raider giugno ‘88
Piccolo Ranger 15-6-58


Plutos ‘49\’50


Rip Kirby 


Rocky Star 


TEX 30-9-48

 
Uomo Ombra ‘50\’51

Yuma Kid


Za La Mort



Zagor 1961




Castelli Editoriale

Collana Cosmo ‘64



Cea Edizioni Via Mascheroni 1

Naufraghi ‘68

Teddy Bob 66’\’74

Zakimort '65



Cervinia Edizioni Via Gluck 59

Astrella ‘67

 Johnny Beat ‘67\68



Corno Editoriale (Max Bunker Press) Viale Romagna 14


Adamo Pop ‘81\’82

Alan Ford 1-5-69

Angel Dark ‘90\’91

Atomik '62 

Beverly Kerr 2000


 Bhang aprile ‘90 

Capitan America ’73

Capitan Audax '63

Cliff ‘79\’80

Conan e Kazar ‘75


Daniel maggio’75

Dennis Cobb Agente SS018 ‘65

Devil ’70

El Gringo '65 
 
Eureka novembre ‘67

Fouché '73

Fantastici 4 ’71

Gesebel ‘66\’67

Guerra d’Eroi ‘65\’85

Guerra di Spie ‘65

Hulk ‘75 

Kamandi ‘77\’78

Kerry Kross  ‘94

Kim della Jungla '64

Kriminal ’64

Lurid Scorpion '70

Marines ‘66

Maschera Nera ‘62\’63

Maxmagnus ‘79\80

Milord ‘68

Padre Kimberly 2001

Pepper Russel 2008

Primula Verde '64

Rio River '68 

Satanik ’64\’74

Soldato Fantasma ‘77

Sturmtruppen ‘78

Thor ‘71

Uomo Ragno ’70

Valorosi ‘66\’67

Virus Psik '68

Zorak '65


Dardo Edizioni Via Montenevoso 17


Alan Mistero '65

Andrax ‘74

Ardito ’52

Banzai ‘79\’80

Bertoldino ‘53

Billy Rock ‘59\’60

Buck Jones ‘55\’66

Cagliostro ‘53\’54

Capitan Miki 1-7-51

Chicchirichì ‘52\’58

Collana Eroica ‘62

Condor Gek ‘55

Cri Cri ‘54

Dardo Pocket ‘74

Gim Toro ‘46

Gordon Link ‘91

Grande Blek 3-10-54

Jean Lafitte ‘52

Jonny Logan ‘72\’77

Kirby Flint ‘71\’72

Medium ‘74

Ray Fox ‘53\’54

Robin Hood ‘61\’67

Sandor ‘66\’67

Super Boy '66 

Tarzanetto ‘59

Tomahawk '52 

Tre Desperados ‘51\’52 

Lysis Edizioni Via Savona 94

Flipper- Il Fumetto Beat ( 4 numeri)15-3-67\21-4-67


Mediolanum Edizioni Via Chiossetto 18

Kinowa ‘50

Mascotte ‘50



Milano Libri Via Rizzoli 1


Alterlinus 1-1-74

Alter Alter 1-1-74

Corto Maltese ottobre ’83

Linus aprile 65

Vampirella  ’77



Mondadori Arnoldo Editore Via Bianca di Savoia 20


Antenati ‘68

Batman ‘66

Braccobaldo ‘64


Classici Audacia ‘63

Mago ‘72

Nembo Kid (Superman, 528 numeri) 16-5-54


Pecos Bill 3-12-49

Topolino (rilevato dalla Nerbini) settembre ‘36



Pini Segna Via Taormina 30

Dix ‘56

Indian Kid ‘56
Marines ‘61



Renzo Barbieri, direttore di diverse società editoriali che pubblicavano per lo più testate erotiche:
 Erregi-Edifumetto-Segi-Geis-Squalo- Editrice del Vascello
Via Redi 22


Al Capone ‘67\’68

Al di Là ‘79\’80

Attualità Nera '78

Batty & Gay ‘81\’82

Belfagor ‘67\’69

Belzeba ‘77\’79

Biancaneve ‘72\’74

Bionika ‘84\’85

Bonnie ‘68\’73


Camionista ‘81\’87

Candida ‘72\’77

Cap '66

Casinella '84


Cenerentola ‘74\’76

Cimiteria '82

Cosmine l’Atomica del Sesso ‘73\’74

De Sade ‘71\’80

Dominò ‘67

Dottoressa ‘83\’87

Fata Turchina ‘75


Gigetto '74

Goldrake ‘82\’85

Hessa ‘70\’72

Hostess ‘83\’85

Isabella ‘66\’70

Jacula ‘69\’82

Jolanda ‘70\’74

Jungla ‘68\71

La Compagnia della Forca '77


 Lady Domina ‘88

Lando ‘73\’90

Lardoso ‘77\’78

Lucifera ‘71\’80

Lucrezia ‘69\’74

Maghella '74

Messalina ‘66\’71

 Moschettiera '83

Naga ‘75\’78

Oltretomba ‘71

Paninaro ‘86\’89


Pinocchio ‘74\’75

Playcolt '73

Poliziotta '80

Pompea ‘72\’73

Pornostar ‘85\’88

Preppy '86

Scopona ‘85

Stravolta '79

Sukia ‘77\’84

Tromba ‘75\’88

Ulula ‘81\84

Vipera Bionda ‘77\’80

Walalla ‘69\’72

Wallenstein ‘72\’82

Yra  '80

Zora ‘72\’81



SAEV (Società Anonima Editrice Vecchi) Via Stelvio 64


Audace “Vecchi” ‘34\’38


Bombolo ‘34\’35

Cine Comico ‘35\’36

Jumbo ‘32\’38

Pinocchio (32 numeri) 1937

Primarosa- Il Giornalino delle Bambine ‘33\‘37

Rintintin ‘33\’37

Tarzan ‘35

Tigre Tino ‘33\’35



SEA  Società Editoriale Attualità Via Modena 25

ABC dei Ragazzi (29 numeri) 1963


Subalpina Editoriale Via Poma 10

Gey Carioca ‘48\’49

Jimmy and Johnny ‘48\’49

Il Piccolo Caporale del 7° Cavalleria ‘55\’56



Tigre Edizioni Via General Govone 35
Kit Tigre ‘47


Tomasina Tipografia Via Porro Lambertenghi 21


Akim 10-2-50

Piccolo Clown ‘55

Kocis ‘67



Toro Casa Editrice Via Madre Cabrini 5

Collana Albi Carnera (27 numeri) 15-4-47 \ 8-5-48


Universo Casa Editrice Via Stresa 22

Atlas ‘63

Billy Bis ‘72\73

Forza John ‘49 - 51

Ghibli ‘72\75

Iber ‘73\76

Jimmy Jet ‘64

Rocky Rider ‘51

Universo Editoriale Via Abbadesse 38

Il Monello (prima serie) 11-5-33\37
Intrepido 23-2-35

Vittoria Casa Editrice Corso Magenta 44

Dick Fulmine ‘38