venerdì 17 maggio 2024

Liberty, Deco, Razionalismo...note sull'architettura milanese del 900 di Roberto Bagnera

La Stazione Centrale raffigurata in copertina

Testo di Roberto Bagnera (estratto da "Milano Deco" Edizioni Selecta)








Liberty - Via Malpighi, scorcio della facciata policroma di Casa Galimberti - Archivio ACAdeMI - Anna Forlin


Liberty - Via Malpighi, Casa Guazzoni Foto di Roberto Tomei


Foto 1 Liberty - Casa Guazzoni in via Malpighi 12, foto di Michele Sacerdoti
Foto 2 Liberty - Casa Guazzoni in via Malpighi 12, foto di Michele Sacerdoti
Foto 3 Deco – Via Bartolozzi, foto di Angelo Leone
Foto 4Deco - Via Caccianino, foto di Ang elo Leone
Foto 5 Deco - Via Caccianino, foto da Tripadvisor
Foto 6 Fra Deco e Razionalismo – Società Cascami e Seta, via Santa Valeria Arc. Portaluppi
Foto 7 Fra Deco e Razionalismo – Via Giuriati 5 Arc. Muzio
Foto 8 Fra Deco e Razionalismo – Via Domenichino Arc. Gio Ponti
Foto 9 Fra Deco e Razionalismo – Via De Togni le Domus Carola Fausta e Julia, Arc. Gio Ponti, foto di Tommaso Giunchi
Foto 10 Razionalismo - Il Palazzo di giustizia, arc. Marcello Piacentini
Foto 11 Razionalismo - Casa Rustici, corso Sempione, Arch. Terragni e Lingeri
Foto 12 Razionalismo – Università Bocconi, Arc. Pagano e Predeval
Foto 13 Novecento – La Torre Velasca, Studio BBPR
Foto 14 Novecento – La Torre Velasca, Studio BBPR
Foto 15 Brutalismo – L’Istituto Marchiondi Spagliardi, via Noale Baggio, arc Vittoriano Viganò
L'architettura Deco a Milano è, nei fatti, un mistero, se da una parte l’estrinsecarsi di questo gusto vuole essere una reazione alle invenzioni ed all’estremo eclettismo del Liberty, dall’altra ne è diretto erede stilizzandone e semplificandone gli elementi tipici, se da una parte cancella le istanze floreali e il predominante afflato neomedievalistico, dall’altro lo sostituisce con un neorinascimentalismo di maniera, con un ritorno alle forme classiche, al disegno pulito ed essenziale del costrutto architettonico che però, mentre si pone in critica contrapposizione con le implicazioni politiche del futurismo, finisce per diventare tout court lo stile rappresentativo del regime fascista che negli anni –Venti del secolo scorso trovava la sua definitiva affermazione nel panorama nazionale.
Un mistero inoltre suffragato da certa critica che fa diventare Deco gli edifici di quella giovane generazione di architetti che comprende Giovanni Muzio, Giovanni Greppi e Gio Ponti, fra gli altri, che furono fondatori di una corrente giustamente detta “Razionalismo”, tacciando di commistione con il regime al contempo quel certo Marcello Piacentini, autore a Milano del Palazzo di Giustizia, e dimenticando che la torre del parco, oggi Torre Branca, nacque pur sempre come Torre littoria.

Deco – Via Bartolozzi, foto di Angelo Leone

Deco - Via Caccianino, foto di Angelo Leone

Deco - Via Caccianino, foto da Tripadvisor

Lungi dal prendere posizioni al di fuori dell’assunto di questo trattato, non possiamo dimenticare che gli anni venti e trenta presentavano in Italia un certo assetto politico di cui le arti, figurative e non, il mondo della cultura e quello della scienza non potevano prescindere, il Fascismo istituì il famigerato Minculpop, Ministero della cultura Popolare, significando con questo la sua attenta partecipazione al dibattito culturale della nazione e la sua intenzione di dettarne le linee guida, da qui un certo monumentalismo espressivo negli edifici ed un chiaro rifacimento agli stili dell’antichità romana riveste realizzazioni e progetti di quegli anni.
Il mistero del Deco a Milano è in realtà un gioco tutto intellettuale perpetrato nel tempo e nei decenni successivi la seconda guerra mondiale, dopo la Vittoria/ Sconfitta del conflitto, rimettendo in discussione e spesso relegando nel limbo ciò che l’aveva preceduta, quasi creando una messa all' Indice Laica.

Fra Deco e Razionalismo – Società Cascami e Seta, via Santa Valeria Arc. Portaluppi


Fra Deco e Razionalismo – Via Giuriati 5 Arc. Muzio


Fra Deco e Razionalismo – Via Domenichino Arc. Gio Ponti


Fra Deco e Razionalismo – Via De Togni le Domus Carola Fausta e Julia, Arc. Gio Ponti, foto di Tommaso Giunchi


Nei primi decenni del secolo le trasformazioni sociali e culturali si presentavano come figlie di un magma inarrestabile che colava in innumeri rivoli, dando vita a fenomeni che avrebbero nutrito di sè tutto il secolo XX; Art Nouveau, Modernismo, Wiener Sezession, Futurismo, Art Déco, ma anche Simbolismo, Decadentismo e Cubismo, Razionalismo e International Style.
La velocità del progresso e la velocità in assoluto, tanto propugnata dai proclami di Martinetti e dei suoi discepoli, spingeva anche l’industria e la tecnologia a concretizzare nuove sfide a esporsi in prima persona nella creazione di manufatti ed oggetti non più solo per il piacere e l’utilità di pochi ma anche per il quotidiano senso del bello di una massa di fruitori sempre maggiore ed è qui , in questo scorcio del secolo XX, che si inizia l’avventura del Design, che si affermano lezioni ed esperienze di arte applicata, prima nell’esperienza Liberty e poi, ancora più marcate, nel gusto Déco, laddove un personaggio su tutti diventa emblema dell’ esperienza milanese : Gio Ponti, si, quello del Pirellone, prima direttore artistico e creativo della Richard Ginori, poi Profeta e Solone dell’architettura cittadina, armato fino all’ultimo di un genio indiscutibile, e di un gusto spesso discutibile, attirando su di sé strali e fulmini di una critica inizialmente ostile per poi cavalcare la tigre di un successo personale che a ben pochi altri avrebbe potuto arridere.

Razionalismo - Il Palazzo di giustizia, arc. Marcello Piacentini

Razionalismo - Casa Rustici, corso Sempione, Arch. Terragni e Lingeri

Razionalismo – Università Bocconi, Arc. Pagano e Predeval

Il mistero del Déco si estrinseca anche nel fatto che il termine stesso rimanda a ghirigori ed elzeviri, a decorazioni insomma, all’arte figurativa dell’ornato e del bello scrivere, quando invece il Déco più ricordato da tutti è rappresentato dalla Ca’ Brutta di Muzio, in via Moscova, o dello stesso autore, il palazzo della Triennale, opere che ad un primo sguardo rimandano ai banchi di scuola dove volenterosi alunni delle elementari tracciano i loro compiti con squadra righello, cerchigrafo e curvilineo… cercando di rimediare la sufficienza, mentre un certo Gio Ponti con quelle stesse dinamiche guadagna soldi e onori…
Altro mistero del Déco è quello del bello… ci si aspetta di vedere edifici gradevoli e “decorati”, ecco invece la contrapposizione massima: linee essenziali, niente fronzoli e nessun compromesso estetico; il Déco, nasce come rifiuto degli orpelli che nel Liberty appesantiscono l’essenzialità del costrutto ed ecco che ci presenta una serie di edifici che all’occhio sono di una pesantezza indefinibile…
Movimento Moderno e Razionalismo
Con il termine Movimento Moderno si fa riferimento a quegli architetti che si dedicarono più alla funzionalità che all'estetica delle case che essi andavano costruendo tra le due guerre mondiali, tese al rinnovamento dei caratteri, della progettazione e dei principi dell'architettura.
Si identificherà poi, nel momento della sua massima espressione, negli anni venti e trenta del XX secolo con l'International Style, che si sarebbe poi concretizzato nel CIAM (Congrès Internationaux d'Architecture moderne), mentre in Italia si parla più spesso di Razionalismo fino alla Seconda guerra mondiale, anni che corrispondevano al ventennio fascista.
In Italia dopo la prima guerra mondiale domina l'accademia, anche se nasce un movimento razionalista questo sarà in parte ostaggio del nuovo regime Fascista che in diversi modi ne condizionerà lo sviluppo. Nonostante questo si avranno diversi architetti razionalisti anche di valore, ma avverrà un inevitabile compromissione con lo "stile Novecento" o con il neoclassicismo semplificato di Piacentini più consono alle tesi di un regime autoritario.


Novecento – La Torre Velasca, Studio BBPR

Novecento – La Torre Velasca, Studio BBPR

Con il termine Razionalismo italiano si intendono tutte quelle correnti architettoniche che partendo dal futurismo si sono sviluppate in Italia negli anni venti e anni trenta del XX secolo in collegamento con Il Movimento Moderno internazionale, proseguendo in vario modo in frange sino agli anni settanta.
Il Gruppo 7e il M.I.A.R.
Negli anni venti il futurismo, scomparso Antonio Sant'Elia, perde di slancio ed in architettura non avrà più sostanziali sviluppi con pochissime realizzazioni. L’atmosfera che si respira in Italia è quella dell’accademia, non solo in architettura ma anche in pittura con il ritorno ad un nuovo classicismo seppure rielaborato definito stile “novecento”.
In questo clima nel 1926 si forma il “Gruppo sette” di cui fanno parte G. Figini, G Frette, S. Larco, G. Pollini, C. E. Rava, Giuseppe Terragni e U. Castagnola, sostituito l’anno dopo da Adalberto Libera i cui fini sono, viceversa di uno sviluppo del Movimento Moderno in Italia. L’esordio avviene prima con una serie di articoli su Rassegna Italiana e poi con l’esposizione del 1928 architettura razionale di Roma, che peraltro non suscita particolari reazioni. Il gruppo si presenta non come una rivoluzione e cerca in ogni modo di ridisegnare il nuovo stile come il più adatto al regime fascista, di cui dal'altro canto molti giovani architetti (come Terragni e Giuseppe Pagano) sono sostenitori convinti. Si costituisce, così il M.I.A.R, movimento italiano per l'architettura razionale, cui aderiscono quasi 50 architetti che rappresentano tutte le varie regioni italiane. All’esposizione del 1931 a Roma l’impatto è molto più forte ed appare chiaro che le opere razionaliste sono in realtà troppo rivoluzionarie e mal si adattano ad un regime autoritario. Le polemiche che ne nascono con i sostenitori della vecchia accademia, che poi sono la maggioranza, generano molte defezioni nel MIAR, tanto che il suo segretario Libera è costretto a sciogliere il movimento.

Brutalismo – L’Istituto Marchiondi Spagliardi, via Noale Baggio, arc Vittoriano Viganò


Successivamente le istanze razionaliste confluirono nel più vasto gusto Novecento che diede anche vita al cosiddetto Brutalismo, così definito a causa della scelta di lasciare cemento e strutture portanti a vista.


domenica 5 maggio 2024

Antica Trattoria Bagutto di Roberto Bagnera

Antica Trattoria Bagutto, già Quattro Marie, a Ponte Lambro, via Vittorini 4

Testo di Roberto Bagnera tratto da "Milano storie di vino e di osterie" Ed. Selecta 

Foto anni 60 e 2015 dall' Archivio ACAdeMI





Nel borgo di Ponte Lambro sorgono numerosi edifici storici; uno di questi, posto di fianco alla cascina Zerbone, assume però una particolare importanza internazionale.
L’Antica Trattoria Bagutto, sita nell’omonima cascina, è infatti uno dei due più antichi ristoranti del mondo tuttora esistenti di cui si abbia notizia. Il toponimo indicante la località dove sorge il Bagutto compare infatti in un atto notarile su pergamena del 1284, conservato presso l’Archivio di Stato di Milano, nella quale Corrado Menclozio, membro di un’autorevole stirpe milanese di ascendenze longobarde, scambia con i Frati Umiliati dell’Abbazia di Santa Maria di Brera dei beni immobili nel territorio di Morsenchio “detti al berlochum o sia alla Spazzòla”, la roggia dentro le cui acque si specchiava l’osteria.

Il termine “berlochum”, di origine longobarda, significa “luogo dove si mangia” e conferma l’esistenza di una taverna dove oggi sorge il Bagutto, situata esattamente nell’allora Comune di Morsenchio e sulle rive della Spazzòla, altrimenti nominata roggia Molinara, perché azionava le ruote di molti mulini, compreso quello che stava a poche decine di metri a sud dell’osteria, mulino tuttora esistente. Il nome del locale deriva dall’antico termine lombardo “begutto”, ossia bagordo o ingordo.

In Europa risulta che il Bagutto è preceduto solamente dal ristorante Stiftskeller di Salisburgo, situato nel monastero di St. Peter e risalente all’803. Va osservato che fino al 2002 veniva segnalato come uno dei più antichi del mondo il ristorante cinese “Ma Yu Ching’s Bucket Chicken House” di Kaifeng, nella provincia di Henan, aperto nel 1153, ma recentemente non si sono trovate conferme sul fatto che sia tuttora operante.




Le origini dell’Antica Trattoria sarebbero però ancora più remote. Il Bagutto, ubicato in via Vittorini 4 (già Bonfadini 210, come ancora indicato dalla targa del vecchio civico), è situato in corrispondenza del quarto miliare della Mediolanum-Cremona (ossia l’antica Paullese), arteria costruita dai Romani due millenni or sono, e pare che in origine fosse una “taberna” romana. Sul sito dei miliari, che erano pilastrelli di marmo o granito con inciso il numero progressivo indicante la distanza in miglia dal capoluogo, era infatti consuetudine che sorgessero dei punti di sosta e ristoro per i viandanti: il Bagutto era importante “stazione” presso il guado del Lambro, “casa” temporanea anche di un drappello di soldati a guardia dello strategico passaggio di fiume. Questa almeno la ricostruzione di un illustre storico, direttore per anni dell’Archivio Diocesano di Milano.
In epoca medioevale l’hosteria del Bagutto risultava proprietà del Luogo Pio delle Quattro Marie, ente caritatevole che aveva sede al centro di Milano, nella Contrada dei Pattari. Dai proventi che gli assicuravano le possessioni in campagna, nonchè dall’affitto di case ed esercizi pubblici, l’Istituto traeva adeguata linfa per distribuire ai poveri generi alimentari, vesti ed elemosine, e doti alle ragazze da marito indigenti.
Tutti i documenti del Luogo Pio delle Quattro Marie, dal 1400 circa, sono tuttora conservati in ottime condizioni nell’archivio storico dell’Azienda di Servizi alla Persona Golgi-Redaelli di Milano, dove ha avuto inizio la succitata ricerca.

Molte le notizie ricavate dagli atti del passato, da cui emerge che, nel 1400, era “Hostaria dei gamberi”, pescati nella vicina roggia Spazzòla; nel 1580 era “Hostaria de Quattro Marie alla Canova”, gestita da Messer Bello de Panzan, osto, e Madonna Maria sua moglie; Canova era il nome del podere vicino al Bagutto, sempre di proprietà dell’Ente benefico delle Quattro Marie; demolita la cascina omonima nei primi anni Sessanta del secolo scorso, qui fu eretta una clinica, chiamata appunto delle Quattro Marie, l’attuale Centro Cardiologico Monzino.
Sempre i documenti ufficiali attestano che il Luogo Pio delle Quattro Marie tenne l’osteria del Bagutto fino agli inizi del Settecento, dopodiché la cedette alla famiglia aristocratica dei Conti Durini; da loro passò alla metà del secolo alla famiglia Raineri, e nel 1780 ad Alessandro Merlini e suoi discendenti; dal 1871 nuovi padroni furono i Conti sino al 1894, allorché l’edificio venne acquistato da Mosé Mandelli, capostipite di una dinastia giunta ai giorni nostri.
All’esterno, ancor oggi il locale rivela le sue origini lontane nella struttura articolata, specie nelle fattezze del portico; all’interno, è conservata la saletta d’ingresso, nucleo dell’antica osteria, con un grande camino cinquecentesco.