mercoledì 16 gennaio 2013

Il Caso Banderali di Roberto Bagnera

L'Antica Trattoria dell'Oppio in via Corelli, Archivio Pino Bellavita


Pochi sanno, o ricordano, che l'Azienda Tranviaria Municipale, ATM, produce un notiziario interno ricco di notizie utili ai propri dipendenti per quanto riguarda lo svolgimento del proprio lavoro, ma anche ricco di informazioni legate alle attività in generale dell'azienda stessa e al uo rapporto con la città di Milano.
Numerose sono le rubriche tecniche e giuridiche ma altrettanto numerose sono le immagini che, ovviamente scattate a Milano, consentono di avere a portata di mano una documentazione storica del mondo dei trasporti e, contemporaneamente, della città.

La copertina del Notiziario ATM che pubblica l'articolo dedicato al documentario
A volte si possono scoprire delle vere chicche, come in questo caso che riproduciamo nelle immagini seguenti: si tratta di un documentario prodotto da ATM per la Rai nel quale l'intento di rendere il pubblico partecipe alla vita di un tranviere tipo e quindi di comprenderne stati d'animo e motivazioni esistenziali, si fonde mirabilmente con un panorama storico della città meneghina, avendo come ambientazione luoghi che nel tempo si sono trasformati o, peggio, oggi non ci sono più, come ad esempio la Trattoria dell'Oppio in via Corelli al cui interno sono ambientate alcune scene.
Per il documentario fu privilegiata la scelta di utilizzare dei veri tranvieri, tutti in forza al deposito Palmanova, che aggiunge credibilità ai personaggi.
Un'immagine del 1965 dell'interno del deposito Palmanova dal sito dell'ATM
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lunedì 7 gennaio 2013

La Peroni nasce a Vigevano di Rolando di Bari

Nella foto storica di Eric Valmir i carri per la distribuzione al dettaglio della bevanda

La "Birra Peroni" nacque a Vigevano nel 1846, allorché in città giunse Francesco Peroni, il quale fondò, in "contrada di Porta Nuova" (quella che più tardi avrebbe preso la denominazione di corso Umberto e successivamente , nel secondo dopoguerra, l'attuale corso della Repubblica), un piccola distilleria per la fabbricazione della birra, tra le prime in Italia. 

Foto di Famiglia del 1864 (Dal sito Peroni)
 L'iniziativa ebbe un discreto successo. Il prodotto, venduto e consumato in un locale di mescita prospiciente la via (mentre il laboratorio era più all'interno, dopo un giardino annesso al locale), iniziò a essere richiesto e commerciato anche oltre i confini cittadini. Tanto che, nel 1864, il figlio di Francesco, Giovanni, che aveva nel frattempo preso le redini della piccola azienda, decise di trasferire la fabbrica a Roma, ove un nuovo complesso produttivo fu eretto nei pressi Porta Pia. 
Particolare della torre dell'ex stabilimento Peroni di Roma del 1910. Foto dal sito mariomieli org

Inizialmente lo stabilimento fabbricava ghiaccio e birra, ma ben presto il successo e la grande diffusione della bevanda condussero all'abandono della prima produzione. 

Particolare della facciata (dal sito mariomieli org)

 La fabbrica vigevanese fu occupata dalla Peroni fino al 1897, quando i locali furono rilevati dalla Birreria Spargelli Natale.
Nella città d'origine era poi sopravvissuto l'ex locale di mescita, divenuto a tutti gli effetti una comune osteria, che avrebbe però conservato sempre l'antico nome di "Birraria", mentre il locale più interno - quello che effettivamente aveva ospitato la distilleria - fu annesso all'esercizio ed esso pure utilizzato per usi vari (nel secondo dopoguerra ospitò anche la sede della più importante società. corale locale, la "Maestri Cantori"). Il complesso di edifici della "Birraria" scomparve nei primi anni Settanta, allorché tutto fu abbattuto e in sua vece fu costruito un moderno palazzo che avrebbe ospitato un supermercato.
Una vecchia cartolina che raffigura il Corso della Repubblica, già Corso Umberto, riconoscibile sulla destra il palazzo che ha sostituito l'edificio della Peroni. (Cartolina da delcampe net)

giovedì 3 gennaio 2013

Milano alcoolica: el vin di Roberto Bagnera


La copertina del libro da cui è tratto questo stralcio.


Nella prima meta' dell' 800 il termine ristorante era pressoche' sconosciuto a Milano, usati invece quelli di osteria e trattoria. Quest' ultima dava anche da mangiare ed era un gradino piu' in su della prima la quale aveva una concorrente nella bottega del vino o bettola che dir si voglia. Piu' tardi con l' arrivo dei robusti vini meridionali di Trani e Barletta si ebbero i trani.
Da trani deriva a sua volta l' aggettivo tranatt, cioe' frequentatore abituale di osterie.
Ai tempi del Porta si usava invece il termine boeucc, cioe' buca, tuttora nome di un antico ristorante. 


Molte osterie erano nelle vie del centro: Il Falcone, i Tre Re, il Rebecchino, il Bissone...
ma la maggior parte sorgevano in quella che allora era periferia: il Ronchetto, la Melgasciada, la Cazzoeula, la Magna, che aveva come assiduo cliente lo scultore Magni.
Una delle piu' famose era il Monte Tabor (citato dal Porta nel Misere) nei pressi di P.ta Romana.Assidua frequentatrice era Carolina di Brunswick, ricordata dal Porta in tre sonetti alquanto licenziosi come amante del proprio cocchiere, Bartolomeo Pergami, da lei elevato a rango di cavaliere. 

Carolina di Brunswick foto da libero.it

 
La piu' pittoresca delle osterie milanesi era pero' quella della Cazzoeula contornata da alberi secolari, con l' aspetto di un cascinale lombardo e la stalla ricca di mucche che offrivano alle popole il latte appena munto. Si trovava a P.ta Tosa e faceva concorrenza all' osteria del Pellegrino la quale annunciava pesce fresco trascurando di dire che veniva pescato negli stagni che circondavano il Senavra, il famoso manicomio dove Napoleone fece rinchiudere Giuseppe Lattanzi direttore del Corriere delle Dame per punirlo di una indiscrezione politica apparsa su quel foglio ad opera della moglie del Lattanzi, Carolina.
Celebri anche il Ronchetto fuori P.ta Ticinese che vantava come specialita' le cotolette di rane, e la Melgasciada nota per gli squisiti asparagi. Quest' ultima sorgeva dove un tempo c'era il bosco della Merlata, luogo malfamato ove agiva la banda dello Sgorlino e del Logorino. I due "galantuomini" furono finalmente catturati nel 1768, strusati a coda di cavallo e messi a morte.

La Cascina Merlata oggi ripresa da Luigi Petrazzoli
Converrà ora  che si smetta di andar per Trani, che, come detto poc'anzi, è ormai sinonimo milanese di osteria  ricordando le mescite di vino Pugliese che furono le prime oasi di ristoro in citta’, e che si chiuda il discorso onde evitare di andare “in gajna”, come il vernacolo milanese descrive l’atto di ubriacarsi, non prima però di  concederci un’ultima  digressione, figlia tutta del fine umorismo popolare, dedicata a due monumenti cittadini. 
Il monumento di via Tiraboschi (Foto da chieracostui)
 
In via Tiraboschi un romantico gruppo bronzeo, opera dell’ex Martinitt  Enrico Saroldi, 1923,  che celebra l'eroe della Grande Guerra Giordano Ottolini e commemora le 18 vittime e i 40 feriti del bombardamento aereo, il primo mai avvenuto in città , del 14 febbraio 1916: due soldati, uno dell’eta’ romana e uno di quella comunale sorreggono un fante morente della grande guerra.

Foto d'epoca del Bersagliere Giordano Ottolini (Milano, 1893 – Monte Spil, 30 giugno 1916), eroe della prima guerra mondiale decorato alla memoria con medaglia d'oro al valor militare il 31/12/1916.

A causa delle pose non propriamente plastiche il popolo battezzò immediatamente il monumento di via Tiraboschi: “I Tri Ciocch” - i tre ubriachi.
Chissa’ poi se le posizioni assunte dai personaggi non rinvenivano alla memoria i tre stadi Milanesi della sbronza? Non li conoscete?

Eccoli: la “Cirla”, un’ ubriacatura allegra e ridanciana; la “Virla”, secondo grado, quando comincia a girare la testa e ci si rende conto che è meglio restare seduti; la “Patarlaca”, l’ultimo stadio, quando si barcolla ed e’ necessario trovare un appoggio per non cadere.
 Miglior sorte non è toccata infine, alla statua del sommo Leonardo, imponente opera di Pietro Magni del 1859, in Piazza della Scala, attorniato dai suoi mesti discepoli: Marco d’Oggiono, Andrea Salario, Cesare da Sesto e il Boltraffio.
Il monumento a Leonardo nella foto di tango7174

Fu il primo monumento di Milano ad essere ricostruito dopo i danneggiamenti subiti durante i bombardamenti del 1943.  
Giuseppe Rovani, al quale il monumento proprio non piaceva, con sagace arguzia e feroce umorismo  lo definì : “on litter in quater”, un litro in quattro, e da quel 1872 la locuzione rimase popolare anche se, ovviamente. non gradita allo scultore.

mercoledì 2 gennaio 2013

Aperitivo Alla Milanese di Roberto Bagnera

Inizia il nuovo anno e così, per brindare con tutti voi, iniziamo il nuovo corso con un post di carattere leggero.

La copertina del libro da cui è tratto questo stralcio
L’uovo di Colombo


Felice Colombo, oste del Tri Fioeu, zona Ponte Lambro, fine Settecento, aveva galline molto prolifiche, troppe uova che non si faceva in tempo a consumare e allora ecco l’idea, le cuoce sode e le mette sul bancone a disposizione dei clienti che vengono a bere da lui…ecco come nasce l’Aperitivo Milanese.

Leggenda a parte, inventata da noi, lo si confessa, fino a pochi decenni fa , nei bar della periferia era ancora possibile trovare sul banco le uova sode da accompagnare al proprio bicchiere e questa commistione cibo veloce- vino è proprio la madre di quel rito noto in tutto il mondo che va sotto il nome di aperitivo alla Milanese.




L'Antica Trattoria Bagutto, sita nell'omonima cascina,  a Ponte Lambro. E uno dei due più antichi ristoranti del mondo tuttora esistenti di cui si abbia notizia.


Negli anni Venti del XX secolo, quando era consuetudine riunirsi prima di pranzo e prima di cena per bere un aperitivo o un bicchiere di vino. I locali del centro città erano i più frequentati, lì infatti venivano serviti insieme ai cocktail a base di Campari , Zucca e altro, anche stuzzichini e cibi freddi di accompagnamento alle bevande, dando così definitiva consacrazione ad un rito tutto meneghino che ben presto conquisterà anche altre città d’Italia.
Oggi un nuovo mito si affaccia: l’Happy Hour, cioè un periodo di una o due ore in cui i vari locali che lo praticano fanno pagare agli avventori la metà del prezzo in listino delle consumazioni.

Ancora oggi, alle propaggini periferiche della città, può capitare di entrare in qualche bar dall'aspetto vetusto e trovare sul bancone delle uova sode già sgusciate che fanno bella mostra di sè in un cestino, o ciotola, con un salino a portata di mano, pronte per accompagnare il nostro aperitivo.

E’ un sistema importato dagli Stati Uniti negli anni 90, che ha subito preso piede in città, ma considerato che l’Happy Hour scatta sempre all’ora dell’aperitivo non è altro che una nuova versione  del nostro amatissimo sport preferito: l’aperitivo è e resta alla milanese, con buona pace degli Americani, che sembra che inventino tutto e invece riciclano le nostre idee, anche l’Americano, bevanda a base di Vermouth e Bitter che ebbe grande successo nei primi del secolo scorso è cosa nostra, si sa…nuovi miti, vecchi riti.

Lo stuzzicante bancone del Bar Ricci in Piazza della Repubblica, pronto per il rito dell'aperitivo.