giovedì 3 gennaio 2013

Milano alcoolica: el vin di Roberto Bagnera


La copertina del libro da cui è tratto questo stralcio.


Nella prima meta' dell' 800 il termine ristorante era pressoche' sconosciuto a Milano, usati invece quelli di osteria e trattoria. Quest' ultima dava anche da mangiare ed era un gradino piu' in su della prima la quale aveva una concorrente nella bottega del vino o bettola che dir si voglia. Piu' tardi con l' arrivo dei robusti vini meridionali di Trani e Barletta si ebbero i trani.
Da trani deriva a sua volta l' aggettivo tranatt, cioe' frequentatore abituale di osterie.
Ai tempi del Porta si usava invece il termine boeucc, cioe' buca, tuttora nome di un antico ristorante. 


Molte osterie erano nelle vie del centro: Il Falcone, i Tre Re, il Rebecchino, il Bissone...
ma la maggior parte sorgevano in quella che allora era periferia: il Ronchetto, la Melgasciada, la Cazzoeula, la Magna, che aveva come assiduo cliente lo scultore Magni.
Una delle piu' famose era il Monte Tabor (citato dal Porta nel Misere) nei pressi di P.ta Romana.Assidua frequentatrice era Carolina di Brunswick, ricordata dal Porta in tre sonetti alquanto licenziosi come amante del proprio cocchiere, Bartolomeo Pergami, da lei elevato a rango di cavaliere. 

Carolina di Brunswick foto da libero.it

 
La piu' pittoresca delle osterie milanesi era pero' quella della Cazzoeula contornata da alberi secolari, con l' aspetto di un cascinale lombardo e la stalla ricca di mucche che offrivano alle popole il latte appena munto. Si trovava a P.ta Tosa e faceva concorrenza all' osteria del Pellegrino la quale annunciava pesce fresco trascurando di dire che veniva pescato negli stagni che circondavano il Senavra, il famoso manicomio dove Napoleone fece rinchiudere Giuseppe Lattanzi direttore del Corriere delle Dame per punirlo di una indiscrezione politica apparsa su quel foglio ad opera della moglie del Lattanzi, Carolina.
Celebri anche il Ronchetto fuori P.ta Ticinese che vantava come specialita' le cotolette di rane, e la Melgasciada nota per gli squisiti asparagi. Quest' ultima sorgeva dove un tempo c'era il bosco della Merlata, luogo malfamato ove agiva la banda dello Sgorlino e del Logorino. I due "galantuomini" furono finalmente catturati nel 1768, strusati a coda di cavallo e messi a morte.

La Cascina Merlata oggi ripresa da Luigi Petrazzoli
Converrà ora  che si smetta di andar per Trani, che, come detto poc'anzi, è ormai sinonimo milanese di osteria  ricordando le mescite di vino Pugliese che furono le prime oasi di ristoro in citta’, e che si chiuda il discorso onde evitare di andare “in gajna”, come il vernacolo milanese descrive l’atto di ubriacarsi, non prima però di  concederci un’ultima  digressione, figlia tutta del fine umorismo popolare, dedicata a due monumenti cittadini. 
Il monumento di via Tiraboschi (Foto da chieracostui)
 
In via Tiraboschi un romantico gruppo bronzeo, opera dell’ex Martinitt  Enrico Saroldi, 1923,  che celebra l'eroe della Grande Guerra Giordano Ottolini e commemora le 18 vittime e i 40 feriti del bombardamento aereo, il primo mai avvenuto in città , del 14 febbraio 1916: due soldati, uno dell’eta’ romana e uno di quella comunale sorreggono un fante morente della grande guerra.

Foto d'epoca del Bersagliere Giordano Ottolini (Milano, 1893 – Monte Spil, 30 giugno 1916), eroe della prima guerra mondiale decorato alla memoria con medaglia d'oro al valor militare il 31/12/1916.

A causa delle pose non propriamente plastiche il popolo battezzò immediatamente il monumento di via Tiraboschi: “I Tri Ciocch” - i tre ubriachi.
Chissa’ poi se le posizioni assunte dai personaggi non rinvenivano alla memoria i tre stadi Milanesi della sbronza? Non li conoscete?

Eccoli: la “Cirla”, un’ ubriacatura allegra e ridanciana; la “Virla”, secondo grado, quando comincia a girare la testa e ci si rende conto che è meglio restare seduti; la “Patarlaca”, l’ultimo stadio, quando si barcolla ed e’ necessario trovare un appoggio per non cadere.
 Miglior sorte non è toccata infine, alla statua del sommo Leonardo, imponente opera di Pietro Magni del 1859, in Piazza della Scala, attorniato dai suoi mesti discepoli: Marco d’Oggiono, Andrea Salario, Cesare da Sesto e il Boltraffio.
Il monumento a Leonardo nella foto di tango7174

Fu il primo monumento di Milano ad essere ricostruito dopo i danneggiamenti subiti durante i bombardamenti del 1943.  
Giuseppe Rovani, al quale il monumento proprio non piaceva, con sagace arguzia e feroce umorismo  lo definì : “on litter in quater”, un litro in quattro, e da quel 1872 la locuzione rimase popolare anche se, ovviamente. non gradita allo scultore.

2 commenti:

  1. Anedoti di MILANO su www.radiopolis, nella rubrica Cicciaremm on ciccinin. Co la partecipazione di Sergio Codazzi tutti i mercoledì dell'anno in corso, verso le ore 11,15. Distinti saluti

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