Una
lunga storia di giochi politici e progetti rifiutati stava già alle spalle di
questo servizio pubblico che, nel volgere di breve tempo, avrebbe visto mutarsi
la sua primitiva funzione in qualcosa di diverso e più inatteso significato.
Piazzale del Cimitero Monumentale in una foto risalente al 1890 di Brogi, archivio Alinari |
Considerati insufficienti alle esigenze
della crescita vertiginosa che la città stava vivendo i cimiteri del Gentilino
(P.ta Ticinese), di San Gregorio (P.ta Venezia), di San Giovanni alla Paglia
(P.ta Vercellina), di San Rocco (P:ta Romana), della Molazza (P:ta Garibaldi),
dei Tre Ronchetti, della Barona, di Calvairate, Monluè e Gratosoglio, il Comune
di Milano decide di bandire un concorso per un cimitero “… degno del lustro
della città, dove riunirvi lapidi e monumenti per distinti cittadini e sepolcri
di famiglia, e vasto a raccogliere tutte le spoglie dei trapassati”; si destina
all’opera la somma di L. 1.300.000.
Nel
giugno 1839, su venticinque progetti, vengono dichiarati lodevoli quelli dell’
architetto Alessandro Sidoli e dell’architetto
Giulio Aluisetti; l’Accademia delle Belle Arti preferì quello del
Sidoli, ma il Consiglio Comunale dichiarò decaduto il concorso e anzi, nel
1844, affidò all’ Aluisetti l’incarico di presentare un nuovo progetto.
Abbandonato, o meglioaccantonato il problema, a causa degli avvenimenti
politici del 1848, fino alla definitiva liberazione di Milano del 1859, il
nuovo clima politico spingeva a rivedere le decisioni prese sotto un governo
straniero e il 17 novembre 1861 fu pubblicato il bando di un nuovo
concorso.
Finalmente il 22 dicembre 1863, il Consiglio approvò definitivamente il
progetto dell’Architetto Carlo Maciacchini, in seguito anche incaricato di
dirigere i lavori.
Ancora erano in corso i lavori per la recinzione dell’area e lo spianamento del terreno e la costruzione degli edifici frontali, che si palesava subito la insufficienza del Monumentale per il seppellimento di tutti i morti di Milano. La città andava prendendo un vertiginoso sviluppo e vedeva accrescersi rapidamente la sua popolazione.
Viale principale del Monumentale (Cartolina dalla collezione di Bruno Abagallo) |
Ancora erano in corso i lavori per la recinzione dell’area e lo spianamento del terreno e la costruzione degli edifici frontali, che si palesava subito la insufficienza del Monumentale per il seppellimento di tutti i morti di Milano. La città andava prendendo un vertiginoso sviluppo e vedeva accrescersi rapidamente la sua popolazione.
Furono riaperti nel 1875 i vecchi cimiteri e venne costruito ed aperto
nel 1895 il nuovo grande cimitero a Musocco.
Il
Monumentale fu riservato allora per le sepolture a perpetuità; da tale norma
limitativa derivò anche, gradualmente, un maggiore impegno artistico nei
monumenti funebri.
Scultori come Vincenzo Vela, Giuseppe Grandi, Medardo Rosso, Adolfo
Wildt, Arrigo Minerbi, Giacomo Manzù, per non citarne che alcuni, vi lasciarono
importanti testimonianze della loro arte, tanto da poter definire il cimitero
oltre che il più grande, il più completo museo della scultura lombarda degli
ultimi cento anni, mentre le mille e più edicole o cappelle di famiglia ci
danno un interessante materiale per la storia dell’architettura di un intero
secolo.
Scorcio con gruppo di sepolture (Cartolina dalla collezione di Bruno Abagallo) |
Carlo Maciacchini, nato a Induno nel 1818, progettò e costruì il suo
cimitero in uno stile eclettico-bizantineggiante che fu elogiato dai suoi
contemporanei per l’originalità e l’eleganza della concezione, ma fu assai
spesso criticato per la mancanza di stile.
Il Monumentale, accogliendo solo sepolture a perpetuità, comprende anche
una sezione, il Famedio, edificio centrale, atta a ricordare i cittadini più
illustri e meritevoli della storia e cultura milanese, primo fra tutti il
grande scrittore Alessandro Manzoni.
Questa sorta di Pantheon Meneghino accoglie altresì le spoglie mortali di Carlo Cattaneo, Carlo Forlanini, Achille Mauri, Cesare Correnti, Amilcare Ponghielli, Tommaso Grossi, Giuseppe Rovani, Girolamo Induco, Delio Tessa e un altro sparuto manipolo di grandi personaggi.
Tomba di Alessandro Manzoni nel Famedio, foto di Marco Restano |
Questa sorta di Pantheon Meneghino accoglie altresì le spoglie mortali di Carlo Cattaneo, Carlo Forlanini, Achille Mauri, Cesare Correnti, Amilcare Ponghielli, Tommaso Grossi, Giuseppe Rovani, Girolamo Induco, Delio Tessa e un altro sparuto manipolo di grandi personaggi.
Un museo all’aperto abbiamo detto, della scultura lombarda dei tempi a
noi più vicini, ma anche, e duole dirlo, dei più ignorati e misconosciuti
dell’intera città, tant’è che il Monumentale è più noto ed apprezzato dai
turisti stranieri che non dai Milanesi.
Noi perciò abbiamo deciso di dedicargli un capitolo della nostra
dissertazione, in quanto il Monumentale costituisce un momento fondamentale per
la comprensione dello spirito Art Nouveau che infonde tutta Milano della sua
attuazione sostanziale. L’esposizione iconografica dell’architettura e la
spicciola indagine nel campo delle arti applicate, che abbiamo fin qui svolto,
rimarrebbe come un semplice fatto estetico se non cercassimo adesso di
inquadrare il momento Liberty nel suo logico ambito storico ambientale.
E’ proprio attraverso l’esame attento
delle sculture celebrative del Monumentale, avendo esse meno legami che
non l’architettura con le esigenze del vivere quotidiano, che noi possiamo
cogliere tutti gli indizi e i germi che ci portano alle radici di quello che fu
espressione di un gusto piuttosto che una moda o una scuola precostituita.
Vista di scorcio delle sepolture del Monumentale (Cartolina dalla collezione di Siro Battisti) |
Ciò che nessuno ha ancora
sufficientemente evidenziato è il legame esistente tra il Liberty, la cui
stagione canonica deve essere circoscritta fra il 1885 e il 1906, e quel ben
più vasto movimento che si volle definire Decadentismo.
Esempi come quelli di Palazzo Bagatti Valsecchi o il Vittoriale di
D’Annunzio ci introducono nel clima giusto più di quanto non ci sia dato di
credere.
Il Liberty fu il frutto contemporaneo di tante ribellioni alle
costrizioni, prive di fantasia, del positivismo imperante di fine Ottocento,
così come avvenne per il Romanticismo nei confronti del Classicismo, un voler
affermare la propria identità creatrice nella ricerca di nuove formule, nuove
concezioni estetiche e soprattutto nuove tecniche e nuovi materiali.
Il Simbolismo in letterature e l’Impressionismo in pittura sono i
diretti progenitori del Liberty che prese dal primo il gusto della sinsestesia
per tradurla in un compenetrarsi di categorie estetiche organiche con la più concreta
durezza della praticità e della comodità del vivere, dando vita ad un
linguaggio abitativo plastico e dinamico al tempo stesso; mutuando poi
dall’Impressionismo le luci i colori ed il senso di contemporaneità e storicità
da esso espressi.
Il Cubismo , analitico o sintetico, il
Divisionismo, la Pittura Metafisica, il Déco, il Bauhaus e non ultima la
cultura dell’oggetto e del design vi sono intrecciate in modo spesso
inscindibile e traggono dall’assunzione o dal rifiuto degli stilemi Art Nouveau
la loro stessa ragione di vita.
Il Liberty imprime una svolta di gusto alla statuaria del Monumentale,si
denota come l’espressione artistica più idonea all’affermazione di quei valori,
derivati dalla ricerca del trionfalismo borghese di lasciare imperitura memoria
di sé, di cui le tombe intendono dare testimonianza. Fino a quel momento la
preparazione veristica degli scultori li induceva a rappresentare personaggi in
atteggiamenti e costumi realistici. La figura più ricorrente in queste
rappresentazioni è la donna o la fanciulletta che giunge a spargere fiori sulla
tomba: ma non la figura angelica che il Simbolismo spirituale e cattolico
adotterà come emblema di vita ultraterrena o di sopravvivenza dell’anima, o di
persistenza dei valori ideali oltre il disfacimento dei corpi.
La grande statua giacente, che nel 1891 Enrico Butti prepara per la
tomba Casati-Brioschi, costituisce una prima modifica dell’iconografia
funeraria.
La sepoltura Casati Brioschi, foto dal sito www.anima-morte-eternità.com |
La rappresentazione è ancora legata ai canoni della verosimiglianza
traducendo nel bronzo l’immagine di una giovane donna sul letto di morte; ma
vengono declinate insieme le convenzioni del ritratto e quelle
dell’immediatezza illusionistica: intorno al capo della giovinetta appena spirata
un rilievo aureolato ci introduce nel regno della simbologia ultraterrena.
Anche lo stile del monumento ha una leggerezza che lascia presagire le prossime
profonde trasformazioni del gusto.
La formula più diffusa nella scultura simbolistica cimiteriale è quella
volta alla rappresentazione del distacco dell’anima dalle spoglie mortali, del
trasfigurarsi della persona nel momento del trapasso.
In questa direzione il raggiungimento di più inquietante spiritualismo è
quello ottenuto da Leonardo Bistolfi nella statua intitolata “Il Sogno” per la
tomba Cairati-Vogt: la figura femminile colta in uno stato di semincoscienza
estatica, con gli occhi appena socchiusi, levitante in un turbine di veli
dentro i quali si raccoglie come in una conchiglia, sembra sottolineare
l’ambigua soglia che divide realtà e parvenza..
Tomba Erminia Cairati Vogt, foto di Erminio Bottura |
In armonia con questa concezione, alla quale è estraneo ogni riferimento
veristico, Bistolfi elimina l’uso della rappresentazione dell’abbigliamento
alla moda e adotta per “Il Sogno” una tipologia già diffusa da noi nella
pittura di Segantini e Previati: quella delle figure femminili ricoperte da
ampie e fluttuanti tuniche, sotto le quali i corpi perdono consistenza
materiale. Questa tipologia trova veicolo stilistico appropriato nel gusto
floreale-Liberty, che sottolinea gli andamenti ritmici delle figure,
annodandoli in sequenze continue, imprime loro la levitàdi esseri incorporei e
consente di spezzare qualsiasi rapporto residuo col verismo.
E’ ben vero tuttavia che la sensibilità Liberty, con il suo formalismo
edonistico, recupera carnali voluttà attraverso il compiacimento sensuale dele
membra emergenti dai veli: se il sogno di Bistolfi trasfigura al massimo gli
aspetti materiali delle immagini, nella norma delle rappresentazioni d’impronta
Liberty giocano sull’ambiguo fascino di personaggi femminili dalla struttura
sinuosa, dove il vitalismo modernista si incontra e mescola con le tematiche
della morte.
Si veda l’uso che di questo repertorio iconografico e stilistico fa
Michele Vedani, il cui capolavoro è proprio il gruppo scultoreo “Ultimo Bacio”
della tomba Riboni-Bonelli: impostato sulla vibrante tensione delle ali
angeliche che chiudono le figure in un disegno morbido e sfocato.
Edicola Riboni-Bonelli, il gruppo scultoreo "Ultimo Bacio" di Michele Vedani, foto ACAdeMI Abramson |
In realtà lo stile Liberty contribuisce a togliere al tema del distacco
l’acerbità dello strazio e all’immagine del dolore lacerante sostituisce di
norma quella di una soffusa malinconia, che sfuma in qualche caso nel respiro
della speranza. E tuttavia, proprio per essere stato largamente impiegato nella
statuaria cimiteriale in un momento in cui essa, come si è detto, conosceva un
enorme sviluppo, il Liberty ha finito con l’essere identificato come lo stile
adatto a rappresentare i concetti della morte e del pianto. A ben vedere non
soltanto il Liberty come tal, ma il simbolismo in senso lato, dentro il quale
il Liberty si pone come momento di maggiore caratterizzazione stilistica, danno
interpretazioni del rapporto morte-vita spesso edificanti e consolatrici.
Monumenti appartenenti all’assunto Art Nouveau del nostro discorrere
sono parecchi negli spazi del cimitero, con una certa concentrazione numerica
nei campi a ridosso dell’ingresso, come logica vuole i primi a essere
utilizzati per le sepolture, che accolgono le tombe realizzate negli anni di
massima espansione del Liberty, lo stile viene coniugato nei più disparati modi
e concetti del gusto imperante e nell’abilità trasfiguratrice degli artisti
coinvolti nei vari progetti tanto che riesce difficile evidenziare dei soggetti
che abbiano maggiore dignità rappresentativa rispetto ad altri, ciononostante
ne forniamo un succinto elenco in modo da invogliare una visita consapevole.
Riparto I
Monumento Bocconi n° 173 Architettura
realizzata da Giuseppe Boni con sculture di Orazio Grassoni nel 1913 , una
realizzazione grandiosa che non ha specifici caratteristiche del Liberty ma
testimonia l’attitudine di molti architetti del periodo al recupero del
linguaggio classico.
Monumento Bocconi, foto dal sito Lombardia Beni Culturali |
Sopra una base quadrata di 7 metri di lato 4 colonne
si elevano fino ad un’altezza di 20 metri e reggono un quadrilatero che reca
scolpite le allegorie della speranza,
del dolore, della maternità, della rassegnazione e della religione.
Riparto II
Tomba Mayer n° 155 del 1910 di Giannino
Castiglioni.
Edicola Tavella n° 176 sculture di Enrico
Cassi.
Edicola Reyna n° 190 Ideata dallo scultore Roberto Greter e realizzata tra il
1907 e il 1909 con sculture in bronzo che ricalcano la linea del
Bistolfi:Intrecci di fiori e spine incorniciano una fanciulla portata in cielo
da un angelo e una donna dolente, figure dal forte simbolismo, pregevole poi il
design stilizzato del cancello in ferro battuto. La parte architettonica si
caratterizza con una forma tronco piramidale che si ripete spesso in altre
tombe coeve.
Edicola Rejna, la composizione detta "Vangelo della Morte" di Roberto Greter, foto di Frank Derville |
Edicola Baj
n°
192 realizzata tra il 1905 e il 1909 dall’ingegner Cesare Nava e dallo scultore
Antonio Carminati. La grande arca, memore di storici accenti monumentali , reca
sculture dalla forte plasticità che infondono vigoria all’insieme
architettonico. Si noti come i diversi materiali utilizzati quasi concorrano a
formare un campionario di pietre: il granito utilizzato nello zoccolo, la
pietra simona nel basamento, i marmi multicolori delle colonnette ed il
sarcofago in marmo bianco di Carrara.
Edicola Baj, foto di Erminio Bottura |
Edicola Passoni n° 203 realizzata dagli
architetti Francesco Carminati ed Enrico Guassalli nel 1907
Edicola Verga n° 204 sempre del 1907, architetto Guido Pirovano
che presenta sculture di Emilio Busetti e e ferri battuti di Alessandro
Mazzucotelli.
Reparto IV (è il campo che contiene in percentuale
il maggior numero di monumenti in stile)
Tomba Baj-Macario n° 78/79 e Tomba
Giuseppina Macario n° 80 di Eugenio Pellini, 1893, nella prima
sepoltura un angelo dolente dispiega a corna le sue ali fra una cascata di
fiori realizzati in bronzo, il gesso di quest’opera fu poi presentato dal
Pellini stesso alla seconda biennale di Brera, nella tomba della giovane donna ritroviamo il tema dei
fiori, questa volta in marmo di Carrara.
Tomba Baj Macario, foto di Frank Derville |
Tomba Riboni n° 82 di Michele Vedani
,L’ultimo bacio, del 1907.
Edicola Dell’Ovo n°83 arc. Francesco Secchi
e sculture di Luigi Secchi, 1912. Tre statue che raffigurano la Meditazione
sul mistero della Morte, quella posta al centro, a sinistra il dolore
muto, a destra il pianto.
Edicola Dall'Ovo, foto dal sito Lombardia Beni Culturali |
Tomba Crespi n° 84 di Ernesto Bazzaro il
cui gruppo scultoreo si intitola Eredità d’affetti e rappresenta in chiara
chiave simbolista il ciclo emozionale della natura umana.
Tomba Crepi, foto di Frank Derville |
Monumento Izar n° 86 realizzato da Felice
Bialetti nel 1904 , la composizione in bronzo inititolata Fede è sospesa tra il
realismo della figura femminile e la drammaticità dei corpi racchiusi nel
sudario.
Monumento Izar (Cartolina dalla collezione di Roberto Bagnera) |
Edicola Beaux n° 89 del 1901 di Ulisse
Stacchini con decorazioni in ferro battuto di Alessandro Mazzucotelli.
Interessanti motivi di finestre a bifora in forma di croce e la decorazione in
bronzo raffigurante serti d’alloro che nascono dalla pietra e si rinserrano poi
negli incavi del portale.
Edicola Carcano n° 92
Tomba Castiglioni n° 142 di Ernesto Bazzaro
che con inventiva ed originalità dispiega i consueti temi del suo aggraziato
verismo.
Tomba Castiglioni (Cartolina dalla collezione di Roberto Bagnera) |
Reparto V
Edicola Branca n° 82 del 1900 dell’architetto Giuseppe Boni, il gruppo scultoreo La Pietà di Michele Vedani, fu posto nel 1912 in sostituzione di una precedente scultura di Ernesto Bazzaro con figura femminile, rimossa perchè giudicata sconveniente.
Edicola Branca, foto dal sito Lombardia Beni Culturali |
Monumento Squadrelli n° 84 realizzato nel 1911 da Ernesto Bazzaro, il
complesso scultoreo dal titolo “La resurrezione di Lazzaro” rivela un titanismo post Scapigliatura che
traduce l’ansia di far grande del tardo
Liberty.
Monumento Squadrelli, foto dal sito Lombardia Beni culturali |
Tomba Casati-Brioschi n° 86 di Enrico Butti,
1890, che ben esemplifica il passaggio dal Verismo al Simbolismo del Floreale.
La tomba Casati Brioschi in una cartolina dalla collezione di siro Battisti |
Reparto VI
Monumento Besenzanica n° 127 detto “Allegoria del
Lavoro” realizzato nel 1912 da Enrico Butti, che coniuga le spinte del Verismo , rappresentate
dalla scelta sociale della rappresentazione del lavoro con gli assunti del
verbo simbolista attraverso il contatto degli aratori con la natura,
rappresentando così il concetto che dalla morte si può rigenerare la vita.
Particolare della sepoltura Besenzanica, foto di Frank Derville |
Edicola Pierd’Houy n° 128, realizzata tra il
1900 e il 1901, opera dello scultore Primo Giudici che recupera anche parte di
una precedente sepoltura di famiglia, inglobandola in una struttura
stilisticamente non connotabile ma sicuramente eclettica come altri esempi
coevi e di sicuro impatto per il senso di forte misticismo del disegno
generale.
Edicola Pierre d'Houy, foto dal sito Lombardia Beni culturali |
Riparto VII
Edicola Viganò n° 169 Di Carminati e
Gussalli, 1905, con bronzi di Cesare Ravasco. La tipica struttura tronco piramidale che più volte si ripete nelle
sepolture del Monumentale
Edicola Toscanini n° 184 realizzata nel 1911
da Leonardo Bistolfi si ispira ad una chiara matrice di area tedesca, Klimt e
Gysis fra gli altri, ed incastona in una forma solenne e monumentale, con un andamento a nastro continuo, tipico
degli stilemi Liberty, delle sculture incise su temi allegorici relativi alla
vita di Giorgio, morto all’età di 4 anni, figlio del grande maestro Arturo.
Particolare dell'Edicola Toscanini, foto di Raymond DeJong |
Edicola Giudici n° 190 del 1906 di Paolo
Mezzanotte. La scelta degli impianti stilistici del Liberty floreale è
rigorosa,notevole la lunetta in mosaico a fondo dorato, opera della ditta
Salviati di Venezia.
L’intreccio di rose in fiore e di rami appassiti vuole alludere al vincolo che unisce spiritualmente i memori ed i defunti.
Edicola Giudici, foto di Erminio Bottura |
L’intreccio di rose in fiore e di rami appassiti vuole alludere al vincolo che unisce spiritualmente i memori ed i defunti.
Riparto IX
Edicola Croci n° 545 realizzata negli anni 1913-1915
dall’ingegner Attilio Volpi, noto per essere detentore di un brevetto per
l’applicazione del cemento armato,con sculture in bronzo di Alfonso
Mazzucchelli.: la figura femminile che si abbandona esanime fra le braccia di
una donna soccorritrice rappresenta la moglie del Croci, avvelenata da un pazzo,
raffigurato in ginocchio a
simboleggiare il genio del male. Sul portale un gruppo di soldati in un bosco di
rovi che simboleggia i dolori e le tragedie del vivere.
Edicola Croci, foto ACAdeMI Abramson |
Riparto XI
Edicola Origgi n° 227 di Giuseppe Boni del
1905, è l’edificio che dal punto di vista architettonico meglio rappresenta lo
stile modernista, gli archi interrotti da linee parallele, la semicupola tagliata
a chiglia, i fiori collocati a far parte integrante della struttura, sono tutti
elementi secessionisti-Liberty
Reparto XIV
Tomba Casalbore n° 390 del 1912
Cinerario di Levante
Monumento Cairati-Vogt n° 176 “Il Sogno” del 1900 del maestro casalese
Leonardo Bistolfi.
Rialzato B di Levante
Tomba Suffert n° 33-34 del 1910 di
Alfredo Sassi, esempio coerente ed elegante caratteristico di un Liberty in
accezione floreale milanese di cui il Sassi, unitamente al Boninsegna è l’esponente
più indicativo. La struttura in granito di Biella è dominata dal coro di angeli
musicanti , in bronzo, che volteggiano su un tappeto di lussureggianti ireos.
Sicuramente questo nostro percorso non ha voluto, e potuto, essere esaustivo, tali e tante sono le tracce dello stile Liberty nelle sepolture del Monumentale, ma se solo ha incuriosito e spinto anche solo uno di voi lettori ad una visita di questo insostituibile museo a cielo aperto, il nostro obiettivo può dirsi a buona ragione raggiunto.
(Estratto da "Milano Liberty" ed. Selecta)
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