giovedì 6 giugno 2024

Il Fantasma della bella Antonietta di Roberto Bagnera

 

Scorcio di corso Venezia, quando ancora si ergeva il palazzo Lucini Arese

Nell'Ottocento molte testimonianze citano che in questo palazzo di Corso Venezia facesse la sua apparizione, affacciandosi al balcone, la splendida Antonietta Fagnani Arese.

Il palazzo venne demolito in periodo post bellico e di questa apparizione si perse memoria.


Ritratto ottocentesco di Antonietta Fagnani Arese, Collezione Privata

Manca ogni possibile testimonianza in merito alla veridicità presunta di questo caso che potrebbe costituire solamente una delle tante romantiche leggende di fantasmi.

Antonia Barbara Giulia Faustina Angiola Lucia fu l'ultima nata di Giacomo Fagnani (1740-1785) e di Costanza Brusati Settala (1747-1805). Sposò il 20 febbraio 1798 in Santa Maria alla Porta il conte Marco Arese Lucini(1770-1852), sesto conte di Barlassina, figlio del conte Benedetto Arese Lucini e di Margherita Lucini dei marchesi di Besate.


Palazzo Lucini Arese in un'incisione di Marcantonio Dal Re

Contagiata da una grave malattia venerea, nell'ottobre 1847 si trasferì a Genova, dove di lì a poco si spense. La salma fu riportata a Milano e sepolta nella chiesa di San Babila.

Antonietta è considerata una delle figure di spicco della società milanese in epoca napoleonica. Amica della regina d’Olanda, Ortensia Beauharnais, il cui figlio passò alla Storia col nome di Napoleone III, frequentò la corte del fratello di lei viceré Eugenio.

Portale interno del palazzo Arese di Corso Venezia, foto di Osvaldo Lissoni

Esperta di francese, inglese e tedesco, aiutò Ugo Foscolo nella revisione delle Ultime lettere di Jacopo Ortis (1802), e nella traduzione de I dolori del giovane Werther e intrecciò con lui una relazione che sembra aver avuto inizio nel luglio 1801. A lei il poeta dedicò All'amica risanata: «E com'eri tu bella questa sera! Quante volte ho ritirati i miei occhi pieni di spavento! Sì, la mia fantasia e il mio cuore cominciano a crearsi di te una divinità».. Il 4 marzo 1803 l'avventura amorosa era già conclusa; Foscolo scrisse al Pecchio che Antonietta «aveva il cuore fatto di cervello».


lunedì 3 giugno 2024

I Martinitt e il Mandarinetto di Renato Marelli


La sede della Isolabella in via Villoresi, archivio Pictures Archives

Fine anni 50 inizio anni 60. Era ancora il periodo dei tavoli lunghi. Prima di sederci a mangiare dovevamo ascoltare l'ordine del giorno, solo dopo la sua lettura ci davano l'ordine di sederci.

La foto è riferita ad un Natale ma serve per dare l'idea di noi allineati davanti ai tavoli in attesa dell'ordine di poterci sedere per mangiare, Archivio Museo Martinitt e Stelline, per gentile concessione di Renato Marelli.

In quegli anni, nel periodo invernale avveniva un fatto curioso. In refettorio sui tavoli trovavamo 4 o 5 mandarini ciascuno. Prima di sederci ci ordinavano di sbucciare i mandarini e tenere le bucce in mano, poi alcuni incaricati passavano con dei sacchi dove noi dovevamo buttare le bucce. Dopo questa operazione ci si poteva sedere a mangiare quei mandarini come frutta.

La storica bottiglia del Mandarinetto Isolabella, liquore creato da Egidio Isolabella nel 1870


Perché tutto questo?
Una nota fabbrica di Milano produceva il liquore Mandarinetto. A lei servivano solo le bucce per estrarre le essenze che avrebbero aromatizzato il liquore.

Una storica pubblicità opera di Marcello Dudovich



Del frutto sbucciato non se ne facevano nulla e lo avrebbero buttato al macero. Da qui l'idea di una collaborazione con i Martinitt. Loro ci donavano i mandarini in cambio dovevamo sbucciarli e rendere a loro le bucce.