domenica 17 agosto 2025

Ricordando L'isola e Santa Maria alla Fontana di Giovanni Tedeschi e Roberto Bagnera

Santuario di Santa Maria alla Fontana, primi del Novecento

Mi fa piacere rievocare due ricordi legati al Santuario della Fontana all'Isola, c'era un tempo la Festa della Fontana, che si teneva la terza domenica di Ottobre.

L'amico Giovanni Tedeschi in una foto del 1944, ripreso con un gruppo di amici dell'Isola alla "discesa dell'esse", in viale Marche a far volare l'aliante che si era costruito

Al termine della guerra, nel 1945, avevano ripreso a comparire, in tale ricorrenza, le giostre. Venivano installate in piazzale Segrino e nel corso degli anni erano diventate più belle ed interessanti.

Alle “barchette” ed alle “gabbie” si era aggiunto anche “l’autoscontro”, sempre con ricco contorno dei “tiri a segno”, dei “tiri alla foto”, dei “tiro di palle ai barattoli”. Zucchero filato, torrone e Crafen a volontà, con il loro profumo che si propagava sino a Piazzale Minniti e che era addirittura afrodisiaco (almeno per me ).

Noi ragazzi ci scatenavamo. In virtù di quanti soldi erano in tasca (ed io me li procuravo "grattandoli" dal cassetto del banco della latteria di mamma e quindi ero sempre ben fornito) andavamo su tutte le giostre, naturalmente la preferita era “l’autoscontro”, ma era anche la più cara. Sulle gabbie ero imbattibile per cui giravo per lo più “a gratis”.


La Latteria di mamma, in via Jacopo dal Verme 2

Le giostre richiamavano, specie la domenica, tutte le ragazze ed i ragazzi non solo dell’isola ma di tutto il circondario. Era per questo un ottimo terreno di caccia per noi ragazzi. Penso in particolare al 1948-49, quando arrivato ai miei 14-15 anni, l’idea delle ragazze, e delle femmine in generale, occupava già la parte predominante del cervello. E li, alla Festa della Fontana, le occasioni di fare delle buone conoscenze non mancavano. Un vivaio di particolare ricchezza era il grande casamento di via Paolo Bassi, credo con il numero 22. Li, probabilmente in occasione della sua costruzione, a metà degli anni 30, le coppie, che avevano avuto la fortuna di avere un appartamento in quella moderna costruzione, erano, per la felicità, state particolarmente prolifiche, per cui, all’epoca cui ora mi riferisco, arrivava una leva di belle ragazze più o meno nostre coetanee.
Guardandoci da un lato all’altro della pista dell’autoscontro, io ed una certa Renzina, ci piacemmo. Lei abitava all’indirizzo che ho citato. La invitai al cinema, con il tram 4 raggiungemmo il cinema Istria, e ben installati in una delle ultime file lasciammo che nascesse un dolce e tenero rapporto che proseguì ben dopo la Festa della Fontana. Cara Renzina, chissà dove la vita ti ha portato.

Il cinema Istria in una foto anni 40 dal sito di Giuseppe Rausa


Solo per inciso ricordo che in quegli anni le giostre vennero installate anche sul Viale Zara nei mesi estivi. Era un tripudio di luci che, dopo gli anni dell’oscuramento totale notturno del tempo di guerra, ti faceva pensare di essere arrivati al fulgore del paradiso.
Eravamo usciti, vivi, dalla guerra, sopravvissuti ai bombardamenti e mitragliamenti da parte degli Inglesi ed Americani.
Questo spiega la gioia di vivere e l’entusiasmo per tutto quanto la vita offriva di piacevole. La Festa della Fontana, con le sue giostre e tutto il corollario, faceva parte delle cose piacevoli, attese ogni anno alla fine di Ottobre.
Nel 1949, ai miei 15 anni, frequentavo al Cattaneo di piazza Vetra, la prima Geometri. Ero passato dai pantaloni “alla zuava” ai pantaloni da uomo, lunghi e mi ero anche alzato parecchio di statura. Suppongo di essere stato di aspetto gradevole e abbastanza spigliato con le ragazze, visto la facilità di impostare dei flirt ( all’acqua di rose, intendiamoci).

Piazza Vetra, l'Istituto Tecnico Carlo Cattaneo appena finito di costruire in una foto del 1935


Quell’anno, 1949, per la Festa della Fontana vennero installate delle giostre molto più moderne rispetto agli anni passati, e tutte appartenevano ad una sola famiglia dall’aspetto zingaresco. Avevo notato tre fratelli, tre omaccioni, che conducevano e controllavano le giostre. Con me, assiduo cliente pagante, erano però stati sempre gentili, per quanto il loro aspetto glielo permettesse. Tutta la loro famiglia, sia i più anziani che i più giovani erano impegnati con le giostre, a controllare, a riparare e ad incassare.
Vivevano in diversi Carrozzoni lussuosi per allora e poi seppi che si chiamavano Hensemberger di cognome.


Tiro a segno: lo zio che ha fatto centro, mio padre, miei parenti ed io con il pugno sotto il mento, tutti reduci dalla cena di festa che mia mamma aveva preparato nel retro della sua latteria.


Dopo due settimane le giostre vennero smontate, con nostro sommo dispiacere ed eravamo giunti ai primi di Novembre quando una sera mentre ero nel retro della latteria di Via Dal Verme 2, a fare i miei compiti di scuola, viene il mio amico Emilio, a dirmi che in Piazzale Archinto era venuta una ragazza delle giostre che lo aveva mandato a chiamarmi perchè voleva salutarmi prima di partire con le loro carovane. Io l’avevo notata come bella ragazzina che, a volte, incassava i soldi per le “Gabbie”, ma non più di tanto. Evidentemente l’avevo interessata al punto di venirmi a cercare per salutarmi prima di togliere con tutta la famiglia le tende.


Un giovine Giovanni Tedeschi (a destra)in posa con un amico in piazzale Archinto, foto del 1951


Così in quel piazzale, ormai nebbioso, ci conoscemmo meglio. Mi disse di chiamarsi Juna, di fare parte della famiglia Herzemberger, proprietaria delle giostre e che tutta la troupe si sarebbe trasferita da via Veglia nel giro di due settimane.
Le sarebbe piaciuto rivedermi. Mi diede una sua foto, di quelle scattate nei tirassegni dove figurava assieme ad una sua sorellina più piccola.
Venne poi ad aspettarmi alla fermata del tram 8, davanti al cinema Vox, in via Farini, dove io scendevo di ritorno dal Cattaneo che frequentavo al pomeriggio, per tutte le sere in cui la carovana stazionò in via Veglia.

Scorcio anni 50 di via Farini, sulla destra il cinema Vox, si chiamò anche Farini, Risorgimento e Salone Margherita, dal sito di Giuseppe Rausa


Poi a piedi, tenendoci per mano, io la accompagnavo sino alla sua carovana facendo bene attenzione a non incappare in uno di quegli omacci suoi fratelli. Baci deliziosi, lungo quelle strade buie, che sto rivivendo ora mentre scrivo. Tanti discorsi teneri, con le nostre storie ed anche con i nostri ingenui programmi per il futuro. Persi di vista Juna quando la carovana lasciò la via Veglia e non ebbi più sue notizie.

Anni 50, le giostre, foto di Mario Cattaneo


L’anno seguente, mentre ero al piano superiore a fare i miei soliti compiti di scuola, mi sento chiamare da mia mamma dalla latteria, scendo e sorpresa, vedo davanti al banco Juna con un’altra ragazza. Mia mamma mi chiede “Conosci questa ragazza? “. Ed io, “ciao Juna”. ” Tu hai una sua fotografia?” “Si” ( l’avevo gelosamente conservata nel mio portafoglio) E Juna: ” Gianni, in quella foto c’è anche una mia sorellina che è morta e volevo recuperare la sua unica foto”. Risalii a prendere la foto e gliela diedi. Ci salutammo e uscì dalla latteria con l’amica che l’aveva accompagnata. A quel punto mia mamma esplose: “con una zingara te la sei fatta !! Non sai che quelle ti buttano il malocchio ? ” .
Povera cara Juna. Sono certo che non mi hai buttato alcun malocchio ma che qualche volta mi avrai invece pensato come io ho pensato a te.



Scorcio del portico di Santa Maria alla Fontana, primi del Novecento


Ancora un ricordo: eccoci nell'immediato dopo guerra alla chiesa della Fontana, Siamo nel Settembre 1947, si celebra il matrimonio di mia sorella Celsia. Nella foto sotto io ho 13 anni e sono al fianco di mia sorella che ne ha 23. Nel gruppo anche il padre dello sposo, da quel giorno mio cognato, che era un notabile dell'epoca in quanto Assessore al Comune di Milano e braccio destro del primo Sindaco di Milano del dopoguerra Antonio Greppi. Mio cognato, reduce, giovane geometra rampante in quegli anni in cui la casa ed il mattone erano preziosi quanto il pane, aveva già cominciato la sua scalata nell'edilizia, con la sua impresa di costruzioni. Sue le realizzazioni dei palazzi di piazza XXV Aprile 5 e Viale Pasubio 1 e quello di Viale Crispi angolo corso Garibaldi. Il "rinfresco", dopo la cerimonia, si era tenuto nel nostro appartamento sopra la latteria di via dal Verme 2. Se ne parlò per anni all'Isola; sotto le finestre folti gruppi di persone, di tutte le età, che gridavano il "Viva gli Sposi" e ricevevano ad ogni salva manciate di confetti. (oggi non si può comprendere il valore dato al "dolce in bocca " prezioso per allora). Avevamo preparato anche duecento panini bianchi ben imbottiti (allora c'era ancora la tessera ed il pane era ancora quello nero di guerra) che in parte vennero, dopo i confetti, lanciati dalla finestra nelle mani dei festanti. Io ero l'addetto ai lanci.



Foto di gruppo all'uscita dalla chiesa dopo la cerimonia



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