lunedì 7 novembre 2011

UN DIAPASON IN MI...LANO BREVI ED INCOMPLETE OSSERVAZIONI SUL MONDO MUSICALE DELLA CITTA'. Roberto Bagnera


GIOVANNI D'ANZI

Il nostro piccolo viaggio inizia il giorno 11 gennaio del 1906, in una casa al civico n° 48 di via Locati, dove nasce la figura sicuramente più ieratica della musica meneghina: Giovanni D'Anzi, il maestro, bambino prodigio al pianoforte ed eccelso scrittore di quelle indimenticabili melodie fra le quali vogliamo ricordare: "Ma le Gambe", " Bambina Innamorata","Non Dimenticar le mie Parole","Signorina Grandi Firme","Voglio Vivere Così", "Silenzioso Slow ( Abbassa la tua Radio)",tutti grandi successi, scritti con l'amico di sempre Alfredo Bracchi,che accompagnarono la sua carriera fino agli anni '50, poi la svolta milanese:"O mia Bela Madonina","Lassa pur ch'el mond el disa","El Biscella de Porta Cines", "El gagà del Motta", "Mariolina de Porta Romana","El tu mi ami del Lorett", e tante tante altre.

 (2001 Annuario Fondazione Milano Policroma)


Giovanni D'Anzi morì il 15 aprile del 1974, dopo aver speso gli ultimi anni occupandosi anche di edizioni musicalei e scoprendo, tra gli altri Memo Remigi, che fu da molti indicato come suo erede, a noi rimane indelebile il ricordo delle sue melodie e quella statua al museo delle cere, in Stazione Centrale, che lo raffigura seduto al suo amato pianoforte.

LA POVERA ROSETTA

La canzone Milanese, per quanto poco nota al vasto pubblico, vanta un nutrito repertorio di canzoni  tradizionali che interpreti come i "Cantamilano" e il "Duo Padano" cercano di mantenere in auge con svariati concerti, fra le tante citiamo "La Povera Rosetta":una delle prime canzoni della "Mala".

Rosetta era una "Belle de Jour" dei primi del 900, che fu uccisa dal suo gelosissimo amante, un agente di questura,forse nel 1914, la bella Rosetta, riferisce Luigi Inzaghi: "..è rimasta per quasi un secolo come l'esempio drammatico della tragica fine che incombe su ogni donna della malavita,la pietà, ed ancor più la tenerezza che riesce a suscitare ancora oggi è data dal fatto che la Rosetta è morta non ancora ventenne...".

PORTA ROMANA

Tra le tante canzoni popolari milanesi spicca "Porta Romana Bella", una specie di racconto in musica di uno spaccato di vita quotidiana in uno dei quartieri più antichi dela città, la canzone in questione è assurta nel tempo ad una specie di stornello romano con le strofe che cambiano a seconda delle situazioni che si vogliono descrivere e, anche discograficamente, ne esistono  svariate versioni, memorabili quella degli anni '60 proposta da Giorgio Gaber che praticamente la riportò alle luci della ribalta, e quella ironica e dissacrante dei Gufi.

GIORGIO GABER

Figlio di oriundi triestini, Giorgio Gaberscik, era nato il 25 gennaio del 1939 e debuttò nel mondo della musica a soli 17 anni come chitarrista del gruppo  dixieland "Rocky Mountain"; due anni dopo, era il 1958,approdò sulla pedana del prestigioso locale Santa Tecla, dove si riunivano gli amanti del jazz e del nascente Rock'n'Roll e dove debuttarono anche Ricky Gianco,Celentano e Jannacci.

Gaber iniziò la sua carriera saltando sul carrozzone del R'n'R  assieme ad un pugno di amici concorrenti che fiutavano le possibilità immense di questo filone e così ecco "Ciao ti Dirò", che però raccolse maggiori successi nella versione “rubatagli” da Celentano, e "Una Fetta di Limone" eseguita con il gruppo, dalla vita, ahimè, troppo breve, dei "due Corsari" (Gaber stessoed Enzo Jannacci).

Entrando in contatto con la scuola dei cantautori genovesi, Gaber inizia ad ammorbidire il suo stile, producendosi in delicate ballate come "Geneviève",”Mai Mai Valentina”,“Non Arrossire”, o “Parlami d’Amore Mariù”, per poi approdare ad un repertorio più correlato alla città di Milano.

La milanesità di Gaber è un'inevitabile celebrazione del lavoro, delle sue glorie e delle sue miserie,, ma è anche una contemplazione mesta e retro di un tessuto sociale che, già negli anni '60, non esiste più, ecco allora quegli apparentemente  bonari quadretti di vita milanese, che nascondono però una partecipe attenzione alla realtà degli emarginati, dei piccoli balordi da osteria:"La ballata del Cerutti", "Il Riccardo", "Nel Trani a go go", "Barbera e Champagne",”E Allora Dai”,”Come è Bella la Città”, “Torpedo Blu”.

Gli anni che seguono vedono maturare il percorso artistico di Gaber in una direzione ancor più impegnata, memorabili i suoi recital dedicati al "Signor G.", interprete di brani come “Ipotesi per una Maria”,”Quello che Perde i Pezzi”, “I Borghesi”, “I Soli”, “Lo Shampoo”,che ne decretano il definitivo successo e la consacrazione a star nazionale.

OMBRETTA COLLI

Nata a Genova nel 1945, nota più per essere la moglie di Giorgio Gaber che per le sue qualità artistiche, si tratta invece di un'interprete poliedrica e vitale, la sua carriera, esordì nel cinema e nel teatro, si è sempre risolta nell'ambiente della canzone satirica ed impegnata,collaborando  co i vari Svampa, Gufi, Jannacci e Dario Fo, impegno nella vita sociale che l'ha anche recentemente portata alla ribalta della politica lombarda.


CASA RICORDI
Il 1958, come abbiamo detto poc'anzi, vede l'esordio di Gaber , ma è anche una data storica per una famiglia "musicalmente" fondamentale per Milano: i Ricordi.

La "Dischi Ricordi", comparto discografico della casa di edizioni musicali che tanto contribuì, soprattutto con l'instancabile attività di Giulio Ricordi, a far conoscere la grande musica del nostro paese in giro per il mondo fra l'Ottocento e il Novecento, nasce appunto nel 1958: l'occasione è il centocinquantesimo anniversario della fondazione di "Casa Ricordi".

Ma è solo all'inizio degli anni '60 che si afferma come una delle realtà discografiche più influenti in Italia,soprattutto per la sua meritoria promozione della canzone d'autore.

Nanni Ricordi, uno dei giovani rampolli della celebre famiglia, ha un ruolo di assoluta rilevanza in questa attività: grazie al suo formidabile intuito si materializzano come dal nulla alcuni dei personaggi che faranno grande la nostra canzone: da Gino Paoli ad Umberto Bindi, da Ornella Vanoni a Giorgio Gaber, da Sergio Endrigo a Luigi Tenco ed Enzo Jannacci.

IL CABARET

Altra fondamentale istituzione della musica, e dello spettacolo, milanese, è il "CABARET": termine francese che significa Taverna".

Nelle taverne francesi era possibile consumare varie qualità di vino ed erano frequentate spesso da cospiratori, intellettuali e pittori che vi concertavano i loro moti.

Fu nel 1881, che uno squattrinato pittore, Rodolfo Salis, aprì un locale in boulevard Rochechouart, il "CHAT NOIR" (il gatto nero), dotato di una pedana dove amici del Salis si esibivano declamando poesie o storielle ed improvvisando canzoni, il successo arrise immediatamente e originò una nuova moda che si propagò per tutta Europa.

In Italia gli esordi di questa specie di Pastiche furono a Genova per poi approdare in breve tempo a Milano.

Nel 1962, un musicista, Enrico Intra, in societa' con il proprietario dell'albergo- ristorante Derby, rileva il "Whisky a go go" di via Monterosa, locale ricavato da uno scantinato, crea l'"INTRA's DERBY CLUB" dove confluiranno ben presto leesibizioni dei maggiori jazzisti d'epoca.

Tra un esibizione e l'altra avvengono degli strampalati siparietti dove personaggi come Franco Cerri, Enzo Jannacci, Pupo de Luca e Maria Monti, fra gli altri pianpiano creano un modo diverso di fare musica e teatro.

I siparietti piacciono talmente tanto che finiscono pian piano per prendere il sopravvento sulla musica Jazz e assurgere a forma di spettacolo radicatamente milanese: il Cabaret appunto.

Al Derby e poi al Nebbia Club, aperto da Franco Nebbia,in piazza Pio XI, nel 64 dopo una scissione dal Derby, passano praticamente tutti i personaggi che oggi ricordiamo: Jannacci, Gatti di vicolo Miracoli, Walter Valdi,Cochi e Renato, Felice Andreasi, Paolo Poli, Arnoldo Foà, i Gufi.

Ancora oggi la grande tradizione del Cabaret milanese è vivace e vitale, in tanti nuovi locali come il Ciak o lo Zelig e con personaggi come Paolo Rossi, Angela Finocchiaro e Claudio Bisio fra i tanti.

I GUFI
   
Gruppo storico del cabaret milanese, nasce nel 1964,dall'incontro di Gianni Magni, Nanni Svampa, Roberto Brivio e Lino Patruno, debutta al Derby di via Monterosa,ma solo in un secondo tempo, nell'ottobre del medesimo anno, nel locale "Il Lanternin" adotta il nome "I Guf" e si presenta con il celebre look che la ha resi immediatamente riconoscibili: abito nero e bombetta in testa, e che li ha accompagnati fino al 1968, anno del loro scioglimento.

Già i titoli delle loro canzoni la dicono tutta: "Giù col Morale", "Il Cimitero è Meraviglioso", "Io Vado in Banca",”La Ballata del Metronotte”, “Il Gattone Deluso”, “La Badoglieide”, la dice tutta sulla poetica "antigraziosa affrontata dai quattro, che all'interno del gruppo assumevano anche delle ben precise funzioni: Nanni Svampa era il " Cantastorie", Lino Patruno il "Cantamusico", Roberto Brivio il "Cantamacabro" e il compianto Gianni Magni il "Cantamimo".

Furono anticipatori convinti di una tendenza al mescolamento di quei linguaggi musicali disparati che le quattro diverse anime del gruppo rappresentavano ( dal Jazz alla canzone popolare, dalla macchietta d'avanspettacolo all Chanson d'ispirazione francese).

I Gufi  hanno saputo esprimere una sorta di sana congiura dell'intelligenza in un'Italia della canzone dominata dai piccoli miti sanremesi e dalla retorica dei buoni sentimenti.


ENZO JANNACCI E
COCHI E RENATO

Dal Conservatorio all'Università, dal pentagramma al Bisturi, negli anni 50 si delinea la personalità di quel vero Giano Bifronte che è il dottor,cardiochirurgo esimio, Enzo Jannacci.

Nato  il 3 giugno 1935, a Milano, dalle parti del Forlanini, fu musicista Jazz e poi cabarettista al Derby, creando in poco tempo un repertorio di brani indimenticabili: " El Portava i Scarp del Tennis","Giovanni Telegrafista", "Aveva un Taxi Nero", "Ohè Sunt Chi", “Faceva il Palo”, “L’Armando”, “Vengo Anch’io, No Tu No”,”Ragazzo Padre”,fra le tante, dove la sua voce a tratti sguaiata ripercorreva versi  e frasi musicali che hanno regalato un'inedita profondità e maliconia alla canzone d'autore Italiana.
Una lunga carriera la sua, ma sempre ricavata negli spazi di una mai rinnegata profesione medica, che lo hanno portato a collaborare con i maggiori musicisti e cabarettisti di Milano, da Gaber a Dario Fo, da Roberto Vecchioni a Ricky Gianco , dai Gufi su su fino ai suoi prediletti figliocci: Cochi e Renato.

Cochi Ponzoni e Renato Pozzetto, amici d’infanzia, costituirono una coppia dalla comicita' surreale che, dai palchi dell'immancabile Derby li accompagnò, successo dopo successo fino agli anni settanta.

La collaborazione con Enzo Jannacci ci ha regalato momenti di vera evasione con "La Canzone Intelligente", "E la Vita, la Vita",”A me mi Piace il Mare”, “La Gallina”,”Come Porti i Capelli Bella Bionda”, fino alla recentissima " Nebbia in Val Padana".

ORNELLA VANONI

L’indiscussa signora della canzone milanese, Ornella Vanoni, nasce a Milano il 22 settembre 1934, figlia di un industriale farmaceutico  , sin dall'adolescenza concilia la nativa estrazione alto-borghese con un certo gusto della ribellione e con una fragilità di fondo che, dicono, ne motivi, l'atteggiamento spesso scostante.

Nel 1953 si iscrive alla scuola del   Piccolo, dove intrecccciò una storia d'amore con Strehler, e dove debuttò nel '56 in "Sei Personaggi in cerca d'Autore” di Pirandello.

Poi eccola protagonista  di recitals di canzoni  della "Mala", dall' “Opera da Tre Soldi” di Brecht fino alle più note, e più sue "Hanno ammazzato il Mario","La Zolfara","Ma Mi".

Negli anni la Vanoni trova la sua migliore espressione nella canzone d'autore, dove si rivela raffinata ed ineguagliabile interprete di "L'appuntamento","La Musica è Finita" ,"Senza Fine", scritta per lei da Gino Paoli,”Io ti Darò di Più”, “Dettagli”, “Il Tempo di Impazzire”, “L’Appuntamento e poi anche intrigante e suadente autrice di brani come “Ricetta di Donna” e "Vai, Valentina".

ADRIANO CELENTANO

Che dire del molleggiato nazionale, che non sia stato scritto o detto già più volte?

Forse che "...questa è la storia di uno di noi...", nato per caso il 6 gennaio del 1938, al n° 14 della via Gluck.

Nasce artisticamente negli anni 50, cavalcando la tigre del R'n'R, e scimmiottando gli atteggiamenti sornionamente sensuali di Elvis, the Pelvis, Presley, portandoli all'estremo limite delle giunture dei suoi arti  e guadagnandosi il soprannome di molleggiato.

Il successo lo premiò in modo rapido e folgorante, illudendolo a volte di essere onnipotente e portandolo a clamorosi fiaschi finanziari, la fine della "casa musicale-famiglia-gruppo di amici": il famoso"Clan", fra beghe finanziarie e atti legali, oppure i flop di alcuni film da lui prodotti.

Personaggio estroverso e poliedrico ha però sempre saputo risollevarsi e ricostruirsi un posto di primo piano nel panorama della canzone e dello spettacolo italiani.

Una carriera lunga e densa di successi che ancora oggi ne decretano i trionfi, una carriera costellata di canzoni capolavoro: "Il Tuo Bacio è Come un Rock", "Con 24.000 Baci", "Il Ragazzo della via Gluck", godibilissima a tal proposito la "Risposta al Ragazzo della Via Gluck" scitta da Giorgio Gaber e dedicata all'amico\nemico Adriano, forse una piccola vendetta per il furto, da parte di Celentano di "Ciao ti Dirò".

E poi ancora "Il Tangaccio", "Azzurro","La Coppia più Bella del Mondo" fino agli ultimi e recentissimi successi, scritti con l'ausilio di Mogol e Gianni Bella.

GLI ANNI '60 ,
IL BEAT E I COMPLESSI

I favolosi anni 60, figli del Rock'n' Roll, vengono folgorati da due gruppi inglesi: "Beatles" e "Rolling Stones" e il panorama della musica nazionale non sara' più lo stesso, nascono  anche a Milano tutta una serie di complessi dalla vita breve ed effimera, dai capelli lunghi e dalle chitarre roboanti e, spesso dai nomi impossibili, ci piace ricordare, fra gli altri "I Balordi" e la loro canzone "Fateli Tacere".

A Milano si formarono i Dik Dik, anche se in realtà sono romagnoli, milanesi d'adozione furono anche "L'Equipe 84" e i "Rokes".

Autenticamente milanesi furono "I Profeti",autori di brani come :”Bambina Sola” e “Gli Occhi Verdi dell’Amore”,il loro leader Renato Brioschi intraprese anche una fortunata carriera solista raggiungendo il successo con la canzone “Lady Barbara”.

"I Camaleonti", di cui ricordiamo: “Applausi”,”Io per Lei”, “L’Ora dell’Amore”, “Perché ti Amo” , “Il Diario di Anna Frank” e “Viso d’Angelo”.

Gli allegri e scanzonati "Nuovi Angeli" ci hanno divertito con:”Donna Felicità”, “Singapore”, “Uakadi, Uakadu”, “Anna da Dimenticare” e “Un Viaggio in Inghilterra”. 

Forse situati su di un piano più in alto furono "I Giganti", quattro ragazzotti di Greco, alla periferia milanese,in possesso di una capacità vocale che si stemperava in cori armonicamente ben disegnati , erano già proiettati verso le tendenze americane di fine anni sessanta, rappresentate dal mondo Hippie e dai Figli dei Fiori; ricordiamo qualcuna delle loro canzoni: “Il Lavoro”, “In Paese è Festa”,”La Bomba Atomica”, “Proposta (Mettete dei Fiori nei Vostri Cannoni)”, “Tema”,”Una Ragazza in Due”, “Summertime”.

 GLI ANNI SETTANTA
E IL PROG ROCK

Già sul finire degli anni '60 si cominciava a  creare una specie di bivio fra  chi poneva più attenzione alla musica e chi privilegiava i contenuti  del testo, ciò diede origine da una parte al cosiddetto “Cantautorato” e dall’altra al filone del rock progressivo.

In questa ottica due gruppi milanesi, cambiando nome e formazione diedero il via alla  strada italiana del cosiddetto Progressive-Rock , che all'estero stava spopolando grazie a gruppi come "Genesis", "Yes" e, soprattutto "King Crimson" ed Emerson Lake & Palmer".

I "quelli", incoraggiati anche dalla loro casa discografica, la Numero Uno, di Battisti e Mogol, affiliata a casa Ricordi, divennero la "Premiata Forneria Marconi" e esordirono con "La Carrozza di Hans" e la celeberrima "impressioni di Settembre", scritta per loro dal duo Mogol-Battisti.

Anche i "Ribelli, arcinoti per la canzone "Pugni Chiusi", capitanati da un cantante, mai troppo compianto, dalla voce possente e dall'impressionante capacità interpretativa, Demetrio Stratos, cambiarono pelle e nome in "Area" esordendo con un disco epocale "Arbeit macht frei", ricco di suoni intriganti e con diverse influenze dal jazz.
Sempre in campo Jazz, rock-jazz per l'esattezza non dobbiamo poi dimenticare il "Perigeo", autore di raffinate melodie e forse troppo sottovalutato.

Anche altri generi si affacciavano nel panorama musicale di quegli anni la musica techno e Dance, lanciava i suoi primi vagiti e un altro protagonista dei 60, Maurizio Arcieri ne fu uno dei più ascoltati profeti.

Milanese di Porta Romana, Maurizio Arcieri esordì nei ‘60 come membro dei New Dada, un gruppo che puntava su di un look estremamente raffinato, tutti vestiti da dandy, e visi puliti, e che si proponeva con delle cover di gruppi stranieri, fra le loro canzoni ricordiamo: “Lady Jane”, “I Go Crazy”, “Rubacuori”.

Sciolto il gruppo, il nostro iniziò poi una carriera solista da interprete blues-melodico  con brani come “24 Ore Spese Bene con Amore”, “Blu, L’Amore è Blu”, “Cinque Minuti”,per poi formare con la moglie Cristina il duo Krisma che con la canzone “Many Kisses” avrebbe inaugurato la stagione della techno-dance.

Gli anni 70 vedono poi anche il fiorire del filone dei cantautori e Milano  si fa rappresentare da personaggi come Roberto Vecchioni,  sua la splendida "Luci a San Siro", ma da Gaber a Jannacci, dai Gufi a Ombretta Coll, la parola cantautore non era certo una novità per Milano e così, passando   da Tony Renis, a Memo Remigi, sua l’indimenticabile “Innamorati a Milano”, Alberto Camerini, Eugenio Finardi,Ivan Cataneo, fino a Fabio Concato e Biagio Antonacci anche questo genere trova la sua nutrita rappresentanza.

Sul finire del decennio assistiamo anche al formarsi di una scena iconoclasta, che opera al Centro Sociale Santa Marta dove si esibiscono gruppi dai nomi inequivocabili, fra i tanti: i “Kaos Rock” e un gruppetto di ragazzine quattordicenni dal nome “Kandeggina Gang”, la cui leader, Jo Squillo, prosegue ancora oggi la sua carriera solista.

Pubblicazione ufficiale di questa scena, e anche dei fermenti giovanili di sinistra di quegli anni fu la famigerata rivista “Re Nudo”che per alcuni anni organizzò al Parco Lambro, degli happening social-politi-musicali sulla scorta del famoso rafuno di Woodstock, raduni oceanici  sul finire del decennio che  videro la partecipazione di gruppi storici come PFM; AREA, Stormy Six e cantautori impegnati come Ivan della Mea,Claudio Pascoli e Claudio Rocchi.

PER FINIRE

Difficile tracciare una linea esaustiva dei vari percorsi musicali di Milano senza intrecciarsi alla storia delle radio e TV private che portarono un disc jockey, tale Claudio Cecchetto a fondare una sua scuderia discografica che per anni ha sfornato personaggi di successo, legati professionalmente alla nostra città: "Sandy Marton", "Dan Arrow","I Righeira", gli "883", "Jovanotti" e le milanesissime sorelle Iezzi: "Paola e Chiara".

E poi non possiamo dimenticare Alberto Fortis, autore di un disco d'esordio roboante, chi non ricorda "Milano e Vincenzo","A Voi Romani", "La sedia di Lillà", in collaborazione con una pimpante Premiata Forneria Marconi, trascinante e trascinata da quell'autentico animale da palcoscenico che è il batterista-cantante Franz di Cioccio.

Proprio il batterista della PFM anima le serate in vari locali, e con diverse trasmissioni radiofoniche, della Milano anni 80, e oltre, aiutato da altri due personaggi che non è proprio  possibile non citare: Fabio Treves, musicista Blues  che con il suo gruppo, la "Treves Blues Band", ha creato la via italiana e milanese a questo genere musicale, tenendo a battesimo tutta una serie di epigoni, Toffoletti, Ciotti, Backer,e iniziando le fortune di locali ormai diventati storia, il Tangram ad esempio; Treves è anche stato per anni assessore al comune per le politiche giovanili; poi, ultimo , ma non ultimo il rauco e sempreverde Pino Scotto cantante dalla voce possente di quello che è stato il primo gruppo Hard Rock in assoluto  in Italia: i "Vanadium", gruppo che aprì letteralmente la strada per quei suoni rozzi e grezzi che spesso caratterizzano le nuove leve,"Lacuna Coil" e "Fasten Belt" per citarne alcuni..

Un cenno finale lo riserviamo al nostro amico Enrico Ruggeri, oggi cantautore affermato, ma quanti ricordano i suoi esordi da rock scolastico con un gruppo che si chiamava Champagne Molotov e scimmiottava i suoni dei Roxy Music e di David Bowie?.

Nei primi 80 cambiarono nome in decibel e suonavano musica Punk, canzoni come "LSD","Figli di...", "Paparock" e poi andarono a Sanremo, tutti belli pulitini con la canzone "Contessa".

Enrico poi di Festival ne vinse due uno con "Si puo' Dare di Più", insieme a Tozzi e Morandi, e uno con "Mistero".

Autore raffinato e ispirato dalla scuola degli chansonnier francesi ci ha regalato alcune delle più belle canzoni degli ultimi anni:”Rien ne Va Plus”, "Il Mare D'inverno", "Il Portiere d'Albergo", "Non Finira'",”Polvere”, “Nuovo Swing”,”Giorni Randagi”, “Confusi in un Playback”, “Con la Memoria”, "Vivo da Re", "Canta ancora per me", "Quello che le donne non dicono", "I dubbi dell'amore" ecc.



Giunto è ora lo sfumar dei suoni, molto abbiam dimenticato e molto riassunto troppo in fretta, ma ora a noi convien che tosto finiamo, si riponga orsù, quel diapason che suona in MI...LANO.



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