mercoledì 12 giugno 2013

Il Bitter D'Hollanda di Roberto Bagnera







         La storia della CAMPARI comincia in un caffè di Novara, il caffè dell'Amicizia, un locale che Gaspare Campari aveva acquistato nel 1860, dopo aver lavorato in due luoghi storici della Torino di quegli anni: la famosa Pasticceria Bass e il Ristorante Cambio.
Il suo mestiere era quello del liquorista; nato nel 1828 a Cassolnovo, in provincia di Pavia, da una famiglia di agricoltori, già quattordicenne si era recato a Torino per imparare l'arte dei liquori. Ed è proprio elaborando una serie straordinaria di elisir e di infusi che Gaspare sarà in grado di trovare la formula magica del suo primo e vero prodotto industriale: il Bitter all'uso d'Hollanda. 


E' un liquore dal brillante colore rosso, un gusto amaro-dolce; gli ingredienti, frutta e radici di erbe aromatiche, insieme ad una media gradazione alcolica, lo trasformano immediatamente in un aperitivo dal gusto nuovo ed originale.

Nel 1862 Gaspare Campari è a Milano dove, cinque anni dopo, nella Galleria Vittorio Emanuele, inaugura il Caffè Campari: è un locale di grande classe, dove artisti come Giacosa, Puccini, Boito, Tallone si danno l'appuntamento per bere il Campari. Alla morte di Gaspare, nel 1882, l'attività è già parzialmente avviata, tanto da far scrivere al Corriere della Sera: "Lascia cinque figli e un bel patrimonio di circa mezzo milione".

Uno dei figli è Davide che, insieme a Guido, darà un impulso deciso allo sviluppo dell'azienda, inizia a viaggiare sia per perfezionare la sua cultura di liquorista, sia per organizzare una prima rete di distribuzione commerciale.


Nel 1892 nasce a Milano il primo stabilimento, subito seguito da un altro più grande. La trasformazione industriale dell'iniziale attività di liquorista convince Davide a concentrarsi su pochissimi prodotti, abbandonando gli elisir e i liquori.

L'immagine Campari comincia ad essere collegata ad alcuni grandi artisti e cartellonisti dell'epoca: Cesare Tallone, Leonetto Cappiello, Marcello Dudovich, Adolfo Hohenstein ed altri ancora.

L'avventura internazionale decolla definitivamente con l'apertura del nuovo stabilimento a Sesto San Giovanni, presso Milano, nel 1904: i primi consumatori di Campari all'estero saranno i nostri connazionali emigrati, in Argentina e Somalia in particolare.
Gli anni Dieci e Venti sono importanti per il futuro dell'azienda: Davide Campari inventa un nuovo modo di bere l'aperitivo. Ecco nascere nel 1932 il Campari Soda, l'inconfondibile forma del flacone, disegnata da Depero, entra nella storia della comunicazione pubblicitaria.

 

Da sempre, al passo coi tempi, Campari ha guardato con particolare attenzione alla pubblicità. Campari, nel corso del tempo, si è giovata di esclusive ed originali campagne pubblicitarie, dalla cartellonistica firmata da artisti dei primi del '900 come Cappiello, Dudovich, Depero, agli attuali filmati televisivi.
Di grande impatto e riconoscibilità lo spot Campari "Il duello", uno spot che, come tanti altri di Campari, non passa certo inosservato: una donna fantastica, due uomini che si sfidano a duello, un terzo incomodo e...tanta passione. Red Passion, ovviamente.
Ma la comunicazione Campari non è solo televisiva; anche l'affissione e la stampa contribuiscono a supportare i prodotti, con immagini sempre intriganti e con modalità differenti a seconda delle esigenze.


 
Il Camparino, lo storico bar inaugurato nel 1867, nasce con la Galleria Vittorio
Emanuele e fu il primo caffè milanese ad essere censito dall’Associazione “Locali Storici Italiani”
Nel Salotto di Milano, la Galleria del Mengoni, ogni istante transitano fiumane di turisti, molti vanno spediti a calpestare gli organi sessuali, ormai inesistenti, del toro incastonato tra i mosaici del pavimento dell’Ottagono, altri s’indirizzano verso piazza della Scala; tutti prima di lasciare alle spalle il primo “passage” italiano, rallentano il passo davanti al Caffè ritratto anche da Boccioni nell’opera “Rissa in Galleria”.


Qui si fermano viaggiatori di tutto il mondo anche solo per ammirare l’eleganza dei suoi interni, il bancone intarsiato da Eugenio Quarti , l’incanto degli specchi, del lampadario di Mazzucotelli e dei mosaici di Angelo d’Andrea in stile Art Nouveau.
   A Davide si deve il progetto realizzato nel 1915 dell’attuale Camparino, locale a due piani “un bar di passo e un bar in piedi”, e così è rimasto.
I preziosi  mosaici rivelano un influsso klimtiano, la decorazione simula un bersò con cascate di fiori, piante rampicanti, pavoni e pappagalli variopinti, sono forme d’ispirazione Liberty ma di sintesi Decò risolte in campiture piatte e dai colori brillanti di grande impatto scenografico, che irradiano una luce dorata particolare.



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