Al termine di via
Melchiorre Gioia, quando la strada prende il nome di Emilio De Marchi, e il
Naviglio della Martesana torna a vedere la luce al termine del suo scorrere
sotterraneo dovuto al ricoprimento del 1960, sorge ancora un edificio dove è
passata la storia: la Cascina dei Pomi, o più familiarmente, la Cassina di Pomm
che dà il nome anche al borgo circostante, un tempo territorio dell’antico
comune di Greco, annesso nel 1923 alla municipalità di Milano.
Caratteristica di questa
cascina è sempre stata la presenza di un locale pubblico, prima Osteria di buon
nome, in seguito ristorante di nota fama, ma anche con la presenza di un più
umile Cibi Cotti, negli anni 80 e del Caffè Martesana in tempi recenti, cosa
che nel succedersi delle epoche ha permesso di redigere una sorta di
cronistoria dei personaggi illustri che di lì transitarono.
Apre questa schiera Giacomo
Casanova che ivi si recò nel 1763 quando, ospite di amici a Milano, venne
invitato a fare da compare di nozze da Zenobia, fidanzata del suo sarto nonché lavandaia,
della quale egli aveva già saputo apprezzare le grazie.
Il pranzo, cui
parteciparono circa 20 invitati, costò ben ventiquattro zecchini, pagati dal
Casanova stesso, la cronaca del tempo riporta di una abbondanza di cibi
squisiti e vini prelibati.
Non molti anni più tardi,
precisamente nel 1809, alcuni notabili milanesi si radunarono presso la Cassina
per un pranzo, tra di loro si riferisce la presenza di tal Carlo Porta il
quale, per l’occasione, avrebbe scritto il famoso “Brindes per on disnà alla
Cassina di Pomm el dì 14 magg 1809”.
Eccone l’incipit:
Car amis, car camarada,
Femm bordell, che gh’emm
reson;
I pattan se l’hin
sfibbiada,
Hin andaa quij barbison.
Che spaghett n’aveven
miss!
Tapasciand a pu nò pess
Quij tarlucch, sangua d’on
biss!
N’eren squasi borlaa
adoss.
Il condizionale è d’obbligo
perché molti critici sono concordi nell’attribuire il sonetto in questione a
Giuseppe Bernardone, anch’egli ottimo poeta ed amico personale del Porta.
Il Porta comunque alla
Cassina mise realmente piede leggendo ivi il “Brindisi” scritto nel 1810 per le
nozze di Napoleone con l’Arciduchessa d’Austria Maria Luisa, futura duchessa di
Parma: tale brindisi, elogio del vino e, in particolare, di quello bevuto al
tempo a Milano, è noto come il “Brindisi di Meneghino”.
Della Cascina delle Mele
lo Stendhal afferma che è il “Bois de Boulogne” di Milano, mentre durante il
suo secondo soggiorno nella città, il 19 Novembre 1816, annota nel suo diario
un aneddoto che si riferisce al carnevale 1814. Lo scrittore racconta di un
duello tra un amante infedele e, sotto mentite spoglie, la sua stessa amante,
svoltosi appunto alla Cassina di Pomm, commentandolo con stupore per la
determinazione del carattere delle donne italiane.
La parata dei personaggi
illustri si arricchisce grazie all’Arciduca Ranieri, vicerè del
Lombardo-Veneto, che sempre intorno a quegli anni era solito recarsi ai “Pomi”
col suo “tiro a 6”, unico esemplare di siffatta carrozza ammesso a circolare
all’epoca.
Ma non sono solo i
personaggi famosi a scrivere la storia della Cassina di Pomm, ad esempio
dobbiamo ricordare tale Clemente Mariani, fornaio di Meda, che ivi, durante le
Cinque Giornate del 1848, distribuì il pane appena sfornato ai combattenti, fu
in seguito ricompensato per la magnanimità del marchese giacomo Brivio che gli
corrispose un totale di 295 lire e 16 centesimi.
Venendo al nostro secolo,
la Cassina è stata usata come modello per la scenografia di rappresentazioni
del vegg Milan fin dal 1925 quando il commediografo Arnaldo Fraccaroli vi
ambientò “Baldoria”, una sua commedia in tre atti facendola ricostruire in
scena e affidando la parte della protagonista a Dina Galli.
La Cassina fu anche
quinta scenografica nel film la Rimpatriata di Damiano Damiani con Walter Chiari,
successivamente la ritroviamo anche in Benvenuti al Nord, Volere volare, e Anna
e i cinque.
No possiamo non citare poi
il noto cabarettista e musicista Gigi Negri che, in una ex cantina che si
apriva nel cortile della cascina negli anni 60 faceva esibizioni comiche
aiutato dall’oste Raffaele Marzorati che si esibiva come prestigiatore.
Ancora oggi in questo
edificio settecentesco, (ricordiamo che una parte risalente al Quattrocento fu
annessa nel 1955 circa alla costruenda chiesa di Santa Maria Goretti e, per
inciso, per alcuni vecchi Milanesi è il
vero cuore storico della Cassina) troviamo la luce di un locale aperto al
pubblico, ideale successore dell’osteria originaria: anima e dispensatrice di
sapori e odori della Milano Fuori Porta che tanto ci seppe, e ci sa
affascinare.
Uao, bellissima la storia .. Fantastiche le foto ❤️😘💪 non poteva essere che così, vista la collaborazione di Roberto e Filomena, spero sia l'inizio di una buona abitudine, comunque grazie mille, e un abbraccio a entrambi
RispondiEliminaAssolutamente un'abitudine da consolidare, baci abbracci ed una vagonata di affetto tutto per te
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