sabato 23 maggio 2020

La Cassina di Pomm, una delle più antiche Osterie Milanesi di Roberto Bagnera e Filomena Schiattone



Servizio Fotografico di Filomena Schiattone



Al termine di via Melchiorre Gioia, quando la strada prende il nome di Emilio De Marchi, e il Naviglio della Martesana torna a vedere la luce al termine del suo scorrere sotterraneo dovuto al ricoprimento del 1960, sorge ancora un edificio dove è passata la storia: la Cascina dei Pomi, o più familiarmente, la Cassina di Pomm che dà il nome anche al borgo circostante, un tempo territorio dell’antico comune di Greco, annesso nel 1923 alla municipalità di Milano.







Caratteristica di questa cascina è sempre stata la presenza di un locale pubblico, prima Osteria di buon nome, in seguito ristorante di nota fama, ma anche con la presenza di un più umile Cibi Cotti, negli anni 80 e del Caffè Martesana in tempi recenti, cosa che nel succedersi delle epoche ha permesso di redigere una sorta di cronistoria dei personaggi illustri che di lì transitarono.




Apre questa schiera Giacomo Casanova che ivi si recò nel 1763 quando, ospite di amici a Milano, venne invitato a fare da compare di nozze da Zenobia, fidanzata del suo sarto nonché lavandaia, della quale egli aveva già saputo apprezzare le grazie.
Il pranzo, cui parteciparono circa 20 invitati, costò ben ventiquattro zecchini, pagati dal Casanova stesso, la cronaca del tempo riporta di una abbondanza di cibi squisiti e vini prelibati.



Non molti anni più tardi, precisamente nel 1809, alcuni notabili milanesi si radunarono presso la Cassina per un pranzo, tra di loro si riferisce la presenza di tal Carlo Porta il quale, per l’occasione, avrebbe scritto il famoso “Brindes per on disnà alla Cassina di Pomm el dì 14 magg 1809”.



Eccone l’incipit:
Car amis, car camarada,
Femm bordell, che gh’emm reson;
I pattan se l’hin sfibbiada,
Hin andaa quij barbison.

Che spaghett n’aveven miss!
Tapasciand a pu nò pess
Quij tarlucch, sangua d’on biss!
N’eren squasi borlaa adoss.




Il condizionale è d’obbligo perché molti critici sono concordi nell’attribuire il sonetto in questione a Giuseppe Bernardone, anch’egli ottimo poeta ed amico personale del Porta.


Il Porta comunque alla Cassina mise realmente piede leggendo ivi il “Brindisi” scritto nel 1810 per le nozze di Napoleone con l’Arciduchessa d’Austria Maria Luisa, futura duchessa di Parma: tale brindisi, elogio del vino e, in particolare, di quello bevuto al tempo a Milano, è noto come il “Brindisi di Meneghino”.




Della Cascina delle Mele lo Stendhal afferma che è il “Bois de Boulogne” di Milano, mentre durante il suo secondo soggiorno nella città, il 19 Novembre 1816, annota nel suo diario un aneddoto che si riferisce al carnevale 1814. Lo scrittore racconta di un duello tra un amante infedele e, sotto mentite spoglie, la sua stessa amante, svoltosi appunto alla Cassina di Pomm, commentandolo con stupore per la determinazione del carattere delle donne italiane.




La parata dei personaggi illustri si arricchisce grazie all’Arciduca Ranieri, vicerè del Lombardo-Veneto, che sempre intorno a quegli anni era solito recarsi ai “Pomi” col suo “tiro a 6”, unico esemplare di siffatta carrozza ammesso a circolare all’epoca.

Ma non sono solo i personaggi famosi a scrivere la storia della Cassina di Pomm, ad esempio dobbiamo ricordare tale Clemente Mariani, fornaio di Meda, che ivi, durante le Cinque Giornate del 1848, distribuì il pane appena sfornato ai combattenti, fu in seguito ricompensato per la magnanimità del marchese giacomo Brivio che gli corrispose un totale di 295 lire e 16 centesimi.



Venendo al nostro secolo, la Cassina è stata usata come modello per la scenografia di rappresentazioni del vegg Milan fin dal 1925 quando il commediografo Arnaldo Fraccaroli vi ambientò “Baldoria”, una sua commedia in tre atti facendola ricostruire in scena e affidando la parte della protagonista a Dina Galli.




La Cassina fu anche quinta scenografica nel film la Rimpatriata di Damiano Damiani con Walter Chiari, successivamente la ritroviamo anche in Benvenuti al Nord, Volere volare, e Anna e i cinque.




No possiamo non citare poi il noto cabarettista e musicista Gigi Negri che, in una ex cantina che si apriva nel cortile della cascina negli anni 60 faceva esibizioni comiche aiutato dall’oste Raffaele Marzorati che si esibiva come prestigiatore.




Ancora oggi in questo edificio settecentesco, (ricordiamo che una parte risalente al Quattrocento fu annessa nel 1955 circa alla costruenda chiesa di Santa Maria Goretti e, per inciso,  per alcuni vecchi Milanesi è il vero cuore storico della Cassina) troviamo la luce di un locale aperto al pubblico, ideale successore dell’osteria originaria: anima e dispensatrice di sapori e odori della Milano Fuori Porta che tanto ci seppe, e ci sa affascinare.






2 commenti:

  1. Uao, bellissima la storia .. Fantastiche le foto ❤️😘💪 non poteva essere che così, vista la collaborazione di Roberto e Filomena, spero sia l'inizio di una buona abitudine, comunque grazie mille, e un abbraccio a entrambi

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    1. Assolutamente un'abitudine da consolidare, baci abbracci ed una vagonata di affetto tutto per te

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