venerdì 7 marzo 2025

Considerazioni spicciole sul Carnevale Ambrosiano, ricordi e immagini di Roberto Bagnera

 

Simbolo gioioso del Carnevale Ambrosiano, coriandoli e stelle filanti vantano una nascita milanese

Costumi, giochi e scherzi erano di casa presso Torriani, la Bottega del Carnevale di via Ponte Vetero

Frizzi, lazzi e cotillons, sfrenata allegria e smodata voglia di festeggiare, questo il Carnevale vuole rappresentare e se tutti siamo un po' pazzi ci andremo a divertir prima che la vita ci strapazzi.

 Questa tradizione pagana ci accompagna nei secoli con tripudio di carri allegorici, sfilate policrome e vesti che nascondo e trascendono il vero sembiante con dovizia di lanci festosi di piccoli proiettili gioiosi: coriandoli e stelle filanti.

Si chiamano coriandoli perchè era uso un tempo usare i semi del coriandolo, una spezia molto usata, abitualmente ricoperti di zucchero tanto da diventare veri e propri confetti, benis in lingua meneghina, ma anche veri e propri proiettili pronti a castigare il malcapitato del cui lancio fosse stato vittima.


Semi di coriandolo

Si deve all'ingegner Cesare Mangili, l'invenzione dei moderni dischetti di carta, imprenditore tessile di Crescenzago, dove aveva la sua filanda, ospitata nella storica villa Lecchi Pallavicini a bordo Martesana, a ridosso del ponte di via Adriano, i cui macchinari erano alimentati da una ruota idraulica che nell'edificio, ancor oggi presente lascia traccia del suo punto di ingaggio.


La Martesana a Crescenzago, il ponte tra via Adriano e via Padova a sinistra Villa Lecchi


Scorcio del Naviglio Martesana, via Padova, Crescenzago, dal ponte di via Adriano, nella recentissima foto di Filomena Schiattone abbiamo evidenziato le tracce del punto di ingaggio della ruota idraulica della Filanda dell'Ingegner Mangili

A onor del vero questa invenzione viene contesa da un altro personaggio, sempre italiano, che non citeremo qui, ma da subito i coriandoli del Mangili, un 'intuizione avuta nel 1875 che consisteva nel riutilizzo di quei dischetti che sono lo scarto ricavato dai fogli colorati che una volta traforati servivano come lettiere per i molti allevamenti milanesi dei bachi da seta, il Mangili, geniale imprenditore, ma anche filantropo, sovvenzionò abbondantemente l'asilo di via Padova fatto erigere per i figli delle operaie della sua filanda, intravvide un fulgido futuro per quei frammenti cartacei, inizialmente li distribuì gratuitamente ai bimbi e successivamente li brevettò e commercializzò, a inizio Novecento li si poteva trovare dai caldarrostai ambulanti del centro città, che li vendevano in ragione di 5 centesimi per ogni misurino dosa caldarroste. Non bastassero i coriandoli, al Cavalier Mangili viene attribuita anche l'invenzione delle Stelle Filanti, per la creazione delle quali il nostro si sarebbe ispirato alle striscette di carta che negli apparecchi telegrafici riportavano messaggi in segnali Morse. 


Il busto del Cavalier Enrico Mangili conservato nel cortile
della scuola materna di via Padova 296, foto di Piero Cocconi


Tutti sappiamo che Milano ha il privilegio di allungare di quattro giorni il Carnevale, donde il nome di Carnevalone, un tempo famoso per pubblici bagordi e feste danzanti spettacolari. Ovunque esse fossero, in centro o nella più lontana periferia, piccole sale di convegno, osterie, nei cortili, nelle case popolari, in ogni quartiere la notte del Sabato Grasso, cioè dell'ultimo giorno carnevalesco, si ballava senza sosta, come la famosa febbre di cinematografica memoria, al suono di un'orchestra, spesso modesta, costituita dagli organi, dagli organetti, dalle fisarmoniche, dai piani ambulanti a manubrio, strumenti e lor suonatori che la legge urbana, ai primi del secolo scorso, relegava al di là dei Bastioni spagnoli. Ma nella mattina del sabato grasso la legge stessa perdeva il suo vincolo e i proprietari dei terribili strumenti montati su carretti trainati dagli asinelli, si raccoglievano tutti nel largo marciapiede del Duomo verso la piazza del Palazzo Reale. come ci ricorda un disegno di Achille Beltrame per una copertina della Domenica del Corriere del 1904.


Copertina della “ La Domenica Del Corriere ” del 1904


Ivi convenuti i proprietari degli strumenti venivano ben presto raggiunti dagli organizzatori dei balletti pronti a contrattare l’organetto migliore per la notte. I prezzi variano da 5 a 25 lire.Nell'intento di sedurre il pubblico, organi e fisarmoniche suonano variamente all'unisono dando vita ad un chiasso indiavolato. Una fiera, un mercato, come nessun altro, a memoria di milanese, una consuetudine andata persa nel corso dei decenni, che ricordiamo ormai solamente attraverso qualche rara fotografia d'epoca.


Suonatori d'organetto presso il Duomo, primi del 900


Mescoliamo ora il sacro al profano, ma infine siamo a Carnevale....perchè proprio non possiamo non citare il famigerato "Gir di Sett Ges".
Un tempo quando "il Giorno dei Sepolcri" cadeva di giovedì, (oggi quel rito si celebra il venerdì santo) per chiedere perdono dei peccati e fare penitenza era in uso la preghiera recitata davanti al sepolcro ("scuroeu", scurolo) di sette diverse chiese. In Milano le sette chiese con i capolavori sulla Passione da visitare erano: Santa Maria delle Grazie, Santa Maria della Passione, San Maurizio al Monastero Maggiore, Sant'Eustorgio, San Marco, Santa Maria presso San Satiro e San Fedele.
Questa antica tradizione religiosa ha dato poi luogo al detto : "Fà el gir di sètt ges " riferito scherzosamente agli ubriaconi che per motivi meno spirituali, usavano visitare, in una specie di processione, i luoghi consacrati al dio Bacco.
Ricordiamo a tal proposito un articolo dello scomparso enologo Luigi Veronelli che raccontava un suo tour ambrosiano ed il commento meneghino che vi fece seguito: Dopo avè faa el gir di sètt ges, intorna a vial Monza, Precott e al Martesana, el Veronelli el nòmina di osterii che de vegg purtropp gh'hann oramai domà el nomm: Trattoria della Colonna, Bocciofila Martesana, el Tranin...poeu vers el Ticines: trattoria del Praticello..per minga parlà del Ronchett e de la Nôs.


El Tranin de Precott, Via Erodoto angolo via Licurgo, foto di Nino Lumbau

L'osteria del Praticello, piazza Belfanti, via La Spezia, foto di Virgilio Carnisio


Al civico 19 di via Tofane sorgeva un tempo la Bocciofila Martesana, nella foto di Giulia Pirelli divertimenti nella sala dell'annessa osteria.

Via Pescara, Osteria del Ronchetto, foto del 1965 di Virgilio Carnisio


L'albergo ristorante Noce in piazza XXIV Maggio




Ora convien lasciare la parola ad un repertorio fotografico che ci si augura sappia restituire la vena allegra ed istrionica che i milanesi hanno riversato nel corso dei decenni nella celebrazione del rito liberatorio del Carnevalone Ambrosiano, cortei, sfilate, costumi, geniali trovate, rappresentazioni teatrali e quant'altro, con un'affettuosa rievocazione degli amati personaggi milanesi che hanno via via prestato il volto e le fattezze per impersonare le maschere cittadine Meneghino e Cecca ed infine con un piccolo spazio dedicato a quei fastidiosi quanto importuni scherzetti che compravamo dai cartolai...

Il gioioso corteo dei carri di Carnevale sfila in corso Venezia, fine 800, Archivio ACAdeMI


Il carro delle 5 giornate sfila in una edizione del Carnevale Ambrosiano di fine 800


La sfilata dei carri di Carnevale presso i Caselli Daziari di Porta Venezia, fine 800


Un Carro di Carnevale ritratto tra via Senato e corso Venezia, primi del Novecento


Ponte delle Sirenette al Naviglio di via San Damiano, durante un Carnevale negli anni 20


Corteo dei Goliardi del 1923, allestimento che riproduce il Carroccio


Cartellone pubblicitario illustrato da Cisari per il Cinquantenario della Fiera di Carnevale di Porta Genova, anno 1930


Orfanotrofio Stelline, Spettacolo di carnevale, rappresentazione dell'opera Pane Nostro di F. Galloni, foto del 1930 dall'archivio Museo Martinitt e Stelline, per gentile concessione di Renato Marelli


Una bimba in posa con il suo costume in Piazza XXIV Maggio, 1952


Anni 50 carnevale in allegria.....mamma e papà i primi a sinistra. Per gentile concessione di Oscar Cattaneo


Gioiose mascherine del Carnevale di Affori, anni 50, foto dall'archivio OESSE di Sandrino Ostoni, per gentile concessione di Luigi Ripamonti


Anno 1954. Carnevale a Milano con vestito da damina in cartapesta,
In tessuto costava troppo, per gentile concessione di Ornella Valentini




Carnevale 1957, io sono la contadinella, per gentile concessione di Luciana Furiosi


Danze in maschera presso l'orfanotrofio delle Stelline, corso Magenta, foto dei primi anni 60 dall'Archivio Museo Martinitt e Stelline, per gentile concessione di Renato Marelli


La gioia dei bimbi, costumi e giostre, foto Farabola del 1961


1966 carnevale in Barona, via Modica, per gentile concessione di Attilia Domeneghetti


La sfilata dei Goliardi del 1967, foto Farabola


LA sfilata dei Goliardi in largo Gemelli nel 1967, foto Farabola


Una foto scattata nel febbraio di 1968, avere la nonna che faceva la sarta offriva dei vantaggi. Per gentile concessione di Giorgio Brancaglion



Mascherine presso il Cavalcavia della Stazione Garibaldi, foto del 1969 di Valentino Bassanini


Carnevale 1969. In collegio non c'erano grandi possibilità, pochi potevano permettersi un costume o una maschera. Le Teste in cartapesta sono state realizzate da un istitutore con l'aiuto dei suoi ragazzi.
Archivio fotografico Museo Martinitt e Stelline, per gentile concessione di Renato Marelli

Istantanea dal Carnevale del 1982 di Ferdinando Scianna


Istantanea dal Carnevale del 1982 di Ferdinando Scianna

Istantanea dal Carnevale del 1982 foto di Ferdinando Scianna


Carnevale nel quartiere Quarto Oggiaro, foto del 1983 di Pierluigi Navoni


Carnevale nel quartiere Quarto Oggiaro. Adolescenti mascherati, foto del 1983 di Pierluigi Navoni


Io sono stata....papavera....e voi? Per gentile concessione di Monica Pontoni


Sandra Mondaini nelle vesti di Sbirulino, durante il carnevale del 1983, foto di Vito Scifo

Sfilano i personaggi della Boheme, Archivio ACAdeMI, 1984


Una maschera tutta meneghina, Archivio ACAdeMI, 1984


Un robot in piazza Duomo, Archivio ACAdeMI 1984


Renzo Tramaglino e Lucia Mondella sfilano durante il Carnevale del 1992, foto di Rocco Di Ciommo

Maschera da ritagliare del Carnevale dell'Eccesso, 1995, dalla collezione di Oscar Cattaneo


Le giostre in piazzetta Reale, foto del 1997, Archivio L'Unità


Istantanea dal Carnevale Ambrosiano 2023, foto di Maura Bussi

Meneghino e Cecca all'inaugurazione della Fiera di Porta Genova nel Carnevale del 1930.
Meneghino era impersonato dall'attore Paolo Bonecchi, l'attrice Eugenia Tavoni vestiva i panni di Cecca. Archivio ACAdeMI


L' arrivo in piazza General Cantore del corteo di Meneghino e Cecca, Carnevalone Ambrosiano del 1933, Archivio ACAdeMI



Il maestro Giovanni D'Anzi nei panni di Meneghino



Piero Mazzarella e Rosanna Grissini impersonano Meneghino e Cecca nel 1968, Archivio Il Giorno


Wilma De Angelis e Gianni Magni nei panni di Meneghino e Cecca presso l'arco di Porta Romana, Archivio ACAdeMI, Progetto Milano Policroma


Carnevale Ambrosiano 1980 Wilma de Angelis e Gianni Magni impersonano Menghino e Cecca


Istantanee dal Carnevale del 1982 di Ferdinando Scianna: Wilma De Angelis e Nino Rossi nei panni di Meneghino e Cecca alla Stazione Centrale

Wilma de Angelis con Nino Rossi ritratti sotto il gonfalone della Città di Milano, in compagnia dell'ex sindaco Carlo Tognoli, recentemente venuto a mancare


Meneghino e Cecca impersonati da Wilma de Angelis e Roberto Marelli


Roberto Brivio e Maria Grazia Raimondi nei panni di Meneghino e Cecca in corso Venezia in occasione della sfilata del Carnevale 1992, foto di Rocco Di Ciommo



Un bel primo piano per Roberto Brivio e Mariagrazia Raimondi perfetti nei panni tradizionali delle maschere ambrosiane Meneghino e Cecca


Gianni Ferri e Pierangela Meregalli, Meneghino e Cecca del 2014, ritratti in piazza della Scala con la prima Vedovella di Milano e, alle spalle "un liter in quater", foto di Gianluigi Frisi



Le Fialette Puzzolenti 


La Polvere Pruriginosa


La stretta di mano con la scossa


L'anello spruzza acqua



Le Miccette



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