giovedì 14 marzo 2019

El Me Milan, ricordi di gioventù di Guido Andreoni


Quando l'amico Roberto Bagnera mi ha chiesto di scrivere qualcosa sulla nostra Milano, mi sono sentito onorato ed anche un po’ lusingato che abbia chiesto proprio a me di parlare di questa splendida città che, come molti altri, mi ha accolto quando avevo tre anni e mi ha fatto crescere da meneghino.

Così da via Stradella, a via Gian Battista Vico, all’età di nove anni sono approdato in via Ripamonti al civico 36, ero in zona “Porta Romana”, che a quell’età non era poi così importante. 
Scorcio di via Ripamonti fra il civico 36 ed il civico 38, foto Archivio ACAdeMI - Roberto Bagnera


Il cortile di via Ripamonti 36
Cosa vuol dire essere di Porta Romana lo capisci dopo, crescendo. 

La Porta Romana da corso Lodi
Una cosa che può far sorridere è quando, magari in vacanza al mare, ai conoscenti cerchi di spiegare dove abiti in Milano e loro appena sentono Milano, subito ti chiedono: “Conosci Luigi, mio cugino…” come se Milano fosse un paesino di 100 anime, comunque dicevo che tentando di far capire la zona di Milano in cui abiti, andando per tentativi dicevi: “Vicino alla circonvallazione della 90-91… Piazza Medaglie d’Oro… Il parco Ravizza! 
“Ah si!” rispondevano loro e tu restavi abbastanza male nel capire che la tua zona, per chi non conosceva Milano, era famosa “all’estero” per il Parco Ravizza, tristemente noto per la sua attività notturna di prostituzione non eterosessuale.

Scorcio del Parco Ravizza, 1950, Publifoto, Archivio TCI

 Porta Romana, quando eravamo bambini era il nostro mondo…
La nostra “palestra di vita”, che andava come ho detto dal Parco Ravizza (di giorno) allo scalo ferroviario di Porta Romana “dopo il ponte”, da via Brembo a piazzale Lodi, da viale Monte Nero alla Crocetta, dal Campo Cappelli all’ Abbazia di Chiaravalle, da Via Bellezza all’ Oratorio Sant’Andrea, da via Piacenza a Via Crema.

Cortile dell'Oratorio di Sant'Andrea, via Trebbia, foto ACAdeMI - Roberto Bagnera

Poi le passeggiate a Chiaravalle, lì si andava in bicicletta oppure si arrivava a piedi in piazzale Corvetto e si saliva sulla 207 che ci portava all'abbazia, ma quanto era bello girovagare in bici luno la Vaiano Valle
La Trattoria Le Fontane in via Vaiano Valle 49, primi anni 90, Archivio ACAdeMI

Ricordi d’altri tempi… quando arrivava un’ acquazzone che allagava le strade noi bambini, alcuni perlomeno, andavamo vicino al muro che separava lo scalo ferroviario da via Brembo perché nelle pozzanghere trovavamo, “udite,udite” i girini che poi messi in una latta di salsa di pomodoro, pulita e riempita d’acqua tenevamo in balcone a casa aspettando la metamorfosi, sentendoci un po’… Darwin alla scoperta.

Scorcio di via Brembo in una foto del 1968 di M. Resentini
Un bel giorno, all’Oratorio, cercavano dei bambini per una “recita” (termine che non ho mai potuto digerire, non so neanche io il perché) e fra gli altri “el sior Crenna” scelse me.

Locandina della commedia El Barchett di Boffalora rappresentata il 2 marzo del 1974 presso il Teatro dell'Oratorio di S. Andrea (proprietà dell'Autore)
Aggiungete il fatto che mio fratello Davide a quel tempo frequentava una filodrammatica di professionisti e mi insegnava tutto quello che apprendeva (forse per capire se aveva capito) e capirete come successe che volli diventare un attore...

Guido Andreoni


2 commenti:

  1. Un bel racconto ..ho sempre pensato che Porta Romana non era bella ma rimane nel cuore..perchè era piena di osterie e di fabbriche e la gente si voleva bene ..e cantavano ..io abitavo un po' più in giù a S. Luigi..ora vivo a Clusone ma penso sempre alla mia Milano

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