Milano,
si sa, è una città rivolta al futuro, il tempio della modernità e della
proverbiale efficienza,
tutto
vero, tutto vero anche quando si afferma che è un luogo pieno di sorprese dove
le tradizioni ed un certo numero di resistenze del suo passato coesistono con
facciate strutturali e grattacieli impervi.
Passeggiando
per alcune strade periferiche l’epifania di trovarsi in altri tempi può colpirvi
molto più spesso di quanto non crediate. Crescenzago per esempio, antico borgo
lambito dal Naviglio Martesana conserva
fra le sue strade più d’una perla storica e paesaggistica.
Percorrendo
la via San Mamete e aguzzando gli occhi potremo leggere, all’altezza del civico
n° 50, dove la via si produce in una repentina piega, proprio sull’angolo la
scritta :
X VIA
GIA’
LAZZARETTO
In
realtà davanti alla X manca una E, come evidenziato dalla foto storica, quindi
una via che conduceva al Lazzaretto.
Ma qui
non siamo a Porta Orientale dunque?
Il Lazzaretto , da cui prendeva nome in precedenza l'attuale via San
Mamete , è testimonianza delle pestilenze del XV e XVI secolo.
Mappa catastale di fine Ottocento della zona del Lazzaretto |
Verso la metà del 400 scoppia in Europa una grande epidemia. A Milano gli appestati venivano portati fuori città a mezzo di barche ma era una soluzione piuttosto scomoda. Vennero presentati al duca Galeazzo Maria Sforza progetti di ricoveri collegati con l'Ospedale Maggiore.
Lazzaro
Cairati, notaio dell'Ospedale, nel 1460
propose un lazzaretto da costruirsi in
"loco crescenzago" da raggiungere con barche lungo il Naviglio
Martesana. Il progetto venne realizzato negli anni 1484-90.
Il borgo
di Crescenzago venne perciò eletto a luogo di ricovero per malati di peste a
causa dei ricorrenti contagi che affliggevano Milano, come quelli del 1524 e nel 1576-77, in
quest'ultima occasione se ne prese cura
il cardinale Carlo Borromeo, il quale fece erigere un oratorio conosciuto oggi come
San Mamete al Lazzaretto.
Successivamente, nel corso del XVIII secolo le strutture del lazzaretto vennero inglobate in una struttura rurale che prese
il nome di cascina Lazzaretto, nome che richiamava il toponimo storico pioi convertito in via San Mamete, ed è residua testimonianza testimonianza delle pestilenze del
XV e XVI secolo.
Resti del Lazzaretto e dell'omonima cascina |
Facciata e particolari dell'Oratorio di San Mamete |
Il complesso dedicato a San Mamete, Lazzaretto
ai tempi della peste di San Carlo ed inserito ora in un gruppo di cascine, conserva un oratorio coevo che deve aver subito radicali trasformazioni nel corso del Diciassettesimo
secolo come ci fa pensare la campana datata 1683. La facciata è lineare, spartita da due
ordini di lesene tra le quali si inseriscono il portale che ripete nel timpano
il motivo del coronamento, e il finestrone ad arco a sesto ribassato.
Interni della chiesetta |
L’interno
è ad aula rettangolare con volta a botte divisa in tre campate; in corrispondenza
di quella centrale, sulle pareti laterali si aprono sue arconi. Nella chiesa trovano spazio due pregevoli dipinti un cristo Deposto ed una sacra Famiglia con Gesù Bambino che benedice
la mensa.
Nel presbiterio notevole è l’altare a stucchi policromi a imitazione
di intarsi marmorei.
L'altare policromo e dettagli |
Nella
sagrestia è conservato un affresco cinquecentesco raffigurante una deposizione
tra i SS. Rocco e Sebastiano.
Parte centrale dell'affresco riproducente una finestra trompe l'oeil dove si riconoscerebbero le strutture del Lazzaretto |
in attesa che venisse ultimata l'attuale Chiesa di quartiere Adriano "Gesù a Nazareth", all'interno del lazzaretto venne predisposta una chiesa provvisoria che venne utilizzata per battesimi e comunioni, dato che l' Oratorio di San Mamete era troppo piccolo per le esigenze della comunità, fu così che la stalla della cascina al civico 75 di via San Mamete fu trasformata e adattata ad uno spazio accogliente dove poter celebrare la Santa Messa, si organizzò persino un bar ed altri spazi del caseggiato rurale furono utilizzati per diverse attività parrocchiali. Questa particolare condizione meritò dagli abitanti il nome di Cattedrale Stalla.
Converrà poi che si passeggi ancora un poco lungo la via San Mamete dove, al civico 98, ci imbatteremo nella storica Cascina Bosco il cui nome ci ricorda l'esistenza dello storico Bosco di Crescenzago che si estendeva fino ai confini della vicina Sesto San Giovanni.
Particolari della Cascina Bosco |
Concludiamo la nostra narrazione ricordando che nel 1900, all'epoca della visita pastorale dell'Arcivescovo Andrea Carlo Ferrari presso la Pieve di Bruzzano, cui era annesso in amministrazione ecclesiastica il territorio in questione, L'oratorio di San Mamete era parte del beneficio parrocchiale di Santa Maria In Crescenzago, e registrato come proprietà di tali Beretta.
Santa Maria Rossa in Crescenzago era in tale data una parrocchia costituita da 2500 anime compresi gli abitanti delle frazioni di Cimiano, Corte Regina, Molino del Dosso e Tre Case.
Stralcio di mappa IGM del 1850 raffigurante la zona in questione. |
Nel territorio parrocchiale, oltre a San Mamete si registravano l'Oratorio di Snta Maria Assunta in Cimiano e l'Ospedale di Milano, quest'ultimo fu fatto edificare nel 1250 a seguito della visita del frate Domenicano Stefano Spagnolo, penitenziere del Papa e visitatore apostolico in Lombardia, che ordinò ai convenutali agostiniani di Santa Maria Rossa di edificare un ospedale per i poveri infermi secondo il volere di Papa Innocenzo IV, ancora oggi le strutture della storica Basilica di Crescenzago, situata in prossimità di quella che era nel XII secolo la Strada Veneta come ci attesta il dizionario Corografico d'Italia del 1854, sono composte da: chiesa, canonica. chiostro e ospedale.
Scorcio di via San Mamete, sulla destra l'omonima chiesetta, foto del 1984 di Virgilio Carnisio |
Per la realizzazione di questo articolo ringraziamo alcuni abitanti di Crescenzago, che non amano essere nominati, che ci sono stati preziosissimi per i loro racconti e testimonianze sul vecchio borgo e le sue emergenze culturali.
Si ringrazia l'amico Matteo Grieco per aver dissipato il velo sulla lettera mancante nella vecchia cartella viaria di via San Mamete 50 ed aver fornito l'immagine storica.
Grazie all'Ingegner Gabriele dell'Oglio per le mappe storiche e al maestro Virgilio Carnisio per la splendida fotografia del 1984 di via San Mamete
Fantastico articolo, grazie di cuore
RispondiEliminaGrazie a te
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