sabato 9 marzo 2019

El Tredesin de Marz di Roberto Bagnera


Ogni anno, nel popoloso quartiere di Porta Romana, fra le vie prospicienti la chiesa di Sant'Andrea si rinnova l'antica fiera del Tredesin de Marz che rinnova negli anni il gioioso annuncio dell'arrivo della primavera, ma la storia di questa è molto antica e legata alle tradizioni religiose della nostra città e al culto dei suoi primi abitanti: i Celti.

La fiera dei fiori e la chiesa di Sant'Andrea in via Crema, foto dal sito mitomorrow

Scorcio di via Giulio Romano, foto Repubblica
Scorcio di via Giulio Romano, foto dal sito cucinavitali

Scorcio di via Crema, Il Giorno

Fra le varie tradizioni e racconti la festa vuole ricordare l'arrivo a Milano di San Barnaba e l'avvento del Cristianesimo in città, leggenda vuole che il santo entrando in città da Porta Orientale, nei dintorni dell'attuale via Marina incontrasse un gruppo di Celti che adoravano una pietra. Barnaba piantò la croce in quella pietra a dispregio degli dei pagani e la croce fiorì, era il 13 di marzo del 52 dC e da allora in questa data si festeggia la Primavera.
Una suggestiva narrazione tramanda che i Celti fossero lì radunati in onore di Marco Giunio Bruto e della ricorrenza dell'assassinio di Giulio Cesare uomo che con le sue legioni aveva contribuito nel tempo a sterminare quell'orgoglioso popolo, ma non essendovi certezza storica neppure sul passaggio di San Barnaba a Milano,riportiamo questa narrazione come puro oggetto d'inventario.

Via Crema, gruppo di figuranti in costume della Confraternita del Leone

Via Crema, l'arrivo di San Barnaba, gruppo di figuranti in costume della Confraternita del Leone
La pietra fu ospitata nella basilica di San Dionigi, eretta da Sant'Ambrogio, e, quando la chiesa fu demolita per la realizzazione dei Giardini Pubblici, fu traslata presso Santa Maria al Paradiso in corso di Porta Vigentina dov'è ancora oggi al centro della navata nel pavimento.

La chiesa di Santa Maria al Paradiso negli anni 30
Ancora oggi il 13 marzo di ogni anno una croce viene issata al centro della pietra e si tiene la festa dei fiori, prima nei dintorni della chiesa ed in seguito spostata nella zona di Porta Romana nelle vie Crema, Piacenza e Giulio Romano.


La croce che ogni anno il 13 marzo viene incastonata nella pietra di San Barnaba

Un' istantanea del 1931 quando la sagra del Tredesin si svolgeva presso i Bastioni Spagnoli e nei dintorni della chiesa di S. Maria al Paradiso 

Per molti anni la pietra ha fatto parte delle piccole leggende misteriose che conoscevano solo gli abitanti della zona, è stato così fino a quando alcuni storici non sono capitati quasi per caso nella Chiesa in corso di Porta Vigentina ed hanno osservato delle linee incise sulla pietra. 

La pietra conservata nella navata della chiesa

Alcuni di questi storici hanno interessato degli archeologi che a loro volta hanno interessato gli astronomi dell’osservatorio di Brera. Combinando diverse scienze e diverse discipline si è arrivati alla conclusione che la pietra di San Barnaba non era altro che un datario, cioè uno strumento scientifico con cui gli antichi abitatori di Milano osservando il cielo stabilivano i momenti giusti per seminare , raccogliere e compiere altre operazioni agricole. L’utilizzo di una pietra con un buco in mezzo era l’ideale per mantenere l'angolo inclinato che rappresentava l’inclinazione dell’asse terreste e le linee indicavano le posizioni delle stelle che utilizzavano come riferimento. 



La corrispondenza fra le linee della pietra e la mappa celeste al tempo dei Celti, dal sito Antikitera.net
Questa teoria è diventata molto più concreta quando si è cominciato ad osservare le linee in rapporto al cielo e alle stelle presenti circa 3000 anni fa. Anche se gli studi sulla pietra non sono ancora finiti, si pensa di poter arrivare a datare perfettamente il periodo in cui era usata.

Ci piace chiudere con le parole di Emilio De Marchi tratte dall'opera Milanin milanon, nel quale in un'immaginaria lettera a Carlo Porta scrive:


E quî giornad del tredesin de Marz? Gh'era la fera, longa longhera, giò fina al dazi, coi banchitt de vioeur, de girani, coi primm roeus, e tra el guardà, l'usmà, el toccà, se vegneva via col coeur come on giardin, pensand al bell faccin de Carolina che sotto al cappellin a la Pamela e col rosin sul sen la pareva anca lee la primavera.


(E quelle giornate del tredicin di Marzo? C'era la fiera, lunga lunga, giù fino al dazio, coi banchetti di viole, di gerani, con le prime rose, e tra il guardare, l'odorare, il toccare, si tornava col cuore come un giardino, pensando al bel faccino di Carolina che sotto il cappellino alla Pamela e con la rosellina sul seno sembrava anche lei la primavera.)

Il Dazio di Porta Vigentina
 




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