domenica 18 maggio 2014

Milano e la Magia dell'Acqua, Santa Maria alla Fontana di Carlo Arrigo Pedretti e Roberto Bagnera


Facciata del Santiario Mariano, foto di Geobia

La genesi del  nome  Milano rimane un enigma, ma tra le tante etimologie più o meno probabili una può avvicinarsi alla verità: la "terra di mezzo" o la "città che sta in mezzo, viene così immediatamente da pensare ad uno dei vari "ombelichi" dei mondo, che sono disseminati qua e là non solo in Europa.
Per quanto sia assodato che Milano non è una città in cui l'occulto abbia mai avuto molta fortuna, vale la pena di ricordarne significative tracce lungo linee di energia abbastanza precise che, pur senza enfatizzarne entità e realtà, rivelano la propria esistenza sin da tempi primordiali.
Semplificando di molto le cose si potrebbe dire che la manifestazione di tali linee era data da sorgenti e corsi d'acqua, vuoi In superficie vuoi sotterranei, che privilegiavano non a caso certi luoghi. Non si tratta della scontata constatazione che, per lo meno fino agli Inizi dei novecento, Milano era una città d'acqua, con i suoi navìgli, le sue rogge, fontanili e canali appena fuori porta, piazzata al centro d'una piana irrigua e naturalisticamente rigogliosa oltre che produttiva: si vuole qui dire qualcosa di più profondo ed inquietante: alcuni siti erano dotati di particolare forza cosmica, soprattutto la linea Santa Maria alla Fontana ‑ Castello ‑ Battistero di San Giovanni (Sagrato del Duomo).
 Non sfugga che la prima ed Il terzo sono in evidente rapporto con l'elemento acquatico; a tacere di altri, come Darsena ed Abbazia di Chiaravalle.
Mentre le vicende della storia, l'urbanizzazione selvaggia e l'isterismo tecnologico hanno in pratica cancellato Il cancellabile, nella toponomastica almeno è rìmasto Il ricordo della su citata Santa Maria che, posta in una zona boscosa e ricca d'acqua fino ai tempi di Leonardo, è stata risucchiata dall'avanzata cementizia e dall'agnosticismo scientista degli ultimi due secoli; eppure in quell'area col suo centro posto nell'antica fonte ‑ ora nascosta da un tempietto ‑ si troverebbe una delle più interessanti e vigorose piramidi energetiche europee, che concentra la vis cosmica e la distribuisce ad un'acqua le cui proprietà chimico‑fisiche sono curiosamente simili a quelle di Lourdes e Medjugorie. Incidentalmente si precisa che la forma piramidale configurabile In astratto come insieme di punti o individuata da un vero e proprio oggetto è paragonabile ad una sorta di trasformatore di forza stellare che, captata dal suo vertice, viene miscelata con quella emergente dal sottosuolo e così restituita alla superficie ed al cielo. La piramide è orientata a Nord, ha simbolicamente l'Arìa ad Est, l'Acqua a Sud e la Terra ad Ovest: una spirale ascensionale muoverebbe dalla statua di Cristo posta davanti alla Sacrestia, corroborata dalle preghiere dei fedeli, che contribuiscono a caricare fl luogo d'una ulteriore forza benefica, in sintonia col cosmo e con le sue leggi.


Foto di Geobia

 Ma se qui è il massimo della concentrazione, si deve credere che la città nel suo complesso si trovi al di sotto di consimili irradiazioni energetiche, il cui asse passa significativamente per il Sagrato del Duomo, con una spiccata tendenza salvo punte avanzate ‑ a ritagliare un'area grosso modo coincidente con la cinta spagnola; del resto, a chi ne osservi le antiche planimetrie, Milano si mostra d' aspetto circolare e, se vogliamo, cuoriforme, col suo omphalos rintracciabile a colpo d'occhio tra le antiche chiese di Santa Tecla
 e di Santa Maria Nascente, in corrispondenza cioè col Battistero di San Giovanni.
Così come ogni corpo è fornito di centri di attìvazione, grazie ai quali il micro entra in relazione e risonanza col macro universo, anche Milano sarebbe dotata di un tale centro, e, rispetto alla zona cardiaca, Santa Maria alla Fontana assumerebbe il ruolo di plesso solare della città, la cui ottimalità è in grado di assicurare benessere fisico e spirituale, giacché i due stati, lungi dall'essere in rigida contrapposizione, si devono integrare ed armonizzare come insegnano le filosofie orientali e la tradizione ermetica.
E proprio l'auroralità maternale ed equorea della Vergine doveva fissare in immagine cristiana la essenza sacra d'un luogo rigeneratore dei dinamismo somatico e psichico fin daì primordiali insediamenti umani nella Padania.


Il Chiostro del Santuario, foto ACAdeMI - Franco Mauri del 1989


              La chiesa cosi come la vediamo oggi fu eretta su disegno di Giambattista Gudabombarda, nel XVII secolo, su commissione dell'allora governatore di Milano, don Ferrante Gonzaga che volle destinare il complesso ai frati Minimi di San Francesco da Paola.
Il lungo porticato e i due chiostrin i vengono comunemente attribuiti all’arte rinascimentale di quel grande architetto che ,fu Giovanni Antonio Amadeo, direttore dei lavori della Veneranda Fabbrica del  Duomo.
In questi luoghi anticamente t­ra boschi e prati, un avvallamento to del terreno dava origine alla roggia di San Momaso, il quale santo, narra la leggenda locale fu assassinato e gettato nelle acque della risorgiva che per incanto divennero miracolose.
Da allora pellegrinaggi e guarigioni costellarono la storia del luogo sacro.In breve tempo ai lati della fonte sorsero due eleganti chiostrini con le vasche per le abluzioni degli ammalati e una peschiera; il complesso ospitava anche una specie di ospedale per benestanti.


 
Le bocche delle fonti benefiche, foto di Geobia

Dalle undici bocche dei fonte sacro sgorgano acque benefiche che recenti studi individuano come provenienti da ben undici sorgenti diverse ed ognuna producente un suono, nello zampillare, che fa riferimento ad undici diversi toni della scala musicale, riproducendo così una singolare armonia cosmica. Il complesso religioso di Santa Maria alla Fontana fu ampliato e allungato dagli architetti Cesa‑Bianchi, Griffini e Mezzanotte negli anni Venti, la canonica sostituisce il convento crollato nel 1943.
All'interno è decorosamente ragguardevole l'altar maggiore, ligneo, cosi come i confessionali
tardobarocchi e gli stalli in legno dei coro.
Dal sagrato attraverso due antichissime scale, restaurate nel 1956 dal Reg­giori si scende nell'avvallamento dei due chiostri; una particolarità è il gesso settecentesco raffigurante l’Addolorata che coglie il nostro sguardo entrando a destra: proviene dallo smantellato camposanto della Moiazza gli affreschi di Santa Maria alla Fontana, nella sua parte più antica sono attribuiti alla scuola di Bernardino Luini molto attiva a Milano nella decorazione di edifici ecclesiastici.