Facciata del Santiario Mariano, foto di Geobia |
La genesi del
nome Milano rimane un enigma, ma
tra le tante etimologie più o meno probabili una può avvicinarsi alla verità: la "terra di mezzo" o la
"città che sta in mezzo, viene così immediatamente da pensare ad uno dei vari
"ombelichi" dei mondo, che sono disseminati qua e là non solo in
Europa.
Per quanto sia assodato che Milano non è una città
in cui l'occulto abbia mai avuto molta fortuna, vale la pena di ricordarne significative tracce
lungo linee di energia abbastanza precise che, pur senza enfatizzarne entità e realtà, rivelano la
propria esistenza sin da tempi primordiali.
Semplificando di molto le cose si potrebbe dire che la
manifestazione di tali linee era data da sorgenti e corsi d'acqua, vuoi In superficie vuoi
sotterranei, che privilegiavano non a caso certi
luoghi. Non si tratta della scontata constatazione che, per lo meno fino agli
Inizi dei novecento,
Milano era una città d'acqua, con i suoi navìgli, le sue rogge, fontanili e
canali appena fuori porta, piazzata al centro d'una piana irrigua
e naturalisticamente rigogliosa oltre che produttiva: si vuole qui
dire qualcosa di più profondo ed inquietante: alcuni siti erano dotati di
particolare forza cosmica, soprattutto la linea Santa Maria alla
Fontana ‑ Castello ‑ Battistero di San Giovanni (Sagrato del Duomo).
Non sfugga
che la prima ed Il terzo sono in evidente rapporto con l'elemento acquatico; a
tacere di altri, come Darsena ed Abbazia di Chiaravalle.
Mentre le vicende della storia, l'urbanizzazione
selvaggia e l'isterismo tecnologico hanno in pratica cancellato Il cancellabile, nella
toponomastica almeno è rìmasto Il ricordo della su citata Santa
Maria che, posta in una zona boscosa e ricca d'acqua fino ai tempi di Leonardo, è
stata risucchiata dall'avanzata cementizia e dall'agnosticismo scientista degli
ultimi due secoli; eppure in quell'area col suo centro
posto nell'antica fonte ‑ ora nascosta da un tempietto ‑ si
troverebbe una delle più interessanti e vigorose piramidi energetiche europee,
che concentra la vis cosmica e la distribuisce ad un'acqua
le cui proprietà chimico‑fisiche sono curiosamente simili a quelle di Lourdes e
Medjugorie. Incidentalmente si precisa che la forma piramidale configurabile In
astratto come insieme
di punti o individuata da un vero e proprio oggetto è
paragonabile ad una sorta di trasformatore di forza stellare che, captata dal
suo vertice, viene miscelata con quella emergente dal sottosuolo e così restituita
alla superficie ed al cielo. La piramide è orientata a Nord, ha
simbolicamente l'Arìa ad Est, l'Acqua a Sud e la Terra ad Ovest: una spirale
ascensionale muoverebbe dalla statua di Cristo posta davanti alla
Sacrestia, corroborata dalle preghiere dei fedeli, che contribuiscono a caricare fl luogo d'una ulteriore forza benefica,
in sintonia col cosmo e con le sue leggi.
Foto di Geobia |
Ma se qui è
il massimo della concentrazione, si deve credere che la città nel suo complesso
si trovi al di sotto
di consimili irradiazioni energetiche, il cui asse passa significativamente per
il Sagrato del Duomo, con una spiccata tendenza salvo punte
avanzate ‑ a ritagliare un'area grosso modo coincidente
con la cinta spagnola; del resto, a chi ne osservi le antiche planimetrie,
Milano si mostra d'
aspetto circolare e, se vogliamo, cuoriforme,
col suo omphalos rintracciabile a colpo d'occhio tra le antiche chiese di Santa
Tecla
e di Santa
Maria Nascente, in corrispondenza cioè col Battistero di San Giovanni.
Così come ogni corpo è fornito di centri di
attìvazione, grazie ai quali il micro entra in relazione e risonanza
col macro universo, anche Milano sarebbe dotata di un tale centro, e, rispetto
alla zona cardiaca, Santa Maria
alla Fontana assumerebbe il ruolo di plesso solare della città, la cui
ottimalità è in grado di assicurare
benessere fisico e spirituale, giacché i due stati, lungi dall'essere in rigida contrapposizione, si devono
integrare ed armonizzare come insegnano le filosofie orientali e la tradizione
ermetica.
E proprio l'auroralità
maternale ed equorea della Vergine doveva fissare in immagine cristiana la
essenza sacra d'un luogo
rigeneratore dei dinamismo somatico e psichico fin daì primordiali insediamenti
umani nella Padania.
Il Chiostro del Santuario, foto ACAdeMI - Franco Mauri del 1989 |
La chiesa cosi come la vediamo oggi fu eretta su disegno di Giambattista
Gudabombarda, nel XVII secolo, su commissione dell'allora governatore
di Milano, don Ferrante Gonzaga che volle
destinare il complesso ai frati Minimi di San Francesco da Paola.
Il lungo porticato e i due chiostrin i vengono
comunemente attribuiti all’arte rinascimentale di quel
grande architetto che ,fu Giovanni Antonio Amadeo, direttore dei lavori della
Veneranda Fabbrica del
Duomo.
In questi luoghi anticamente
tra boschi e prati, un avvallamento to del terreno dava origine alla roggia di San Momaso,
il quale santo, narra la leggenda locale fu assassinato e gettato nelle acque della risorgiva
che per incanto divennero miracolose.
Da allora pellegrinaggi e guarigioni costellarono la
storia del luogo sacro.In breve tempo ai lati della fonte sorsero due eleganti
chiostrini con le vasche per le abluzioni degli ammalati e una peschiera; il
complesso ospitava anche una specie di ospedale per benestanti.
Dalle undici bocche dei fonte sacro sgorgano acque
benefiche che recenti studi individuano come provenienti da ben undici sorgenti
diverse ed ognuna producente un suono, nello zampillare, che fa riferimento ad
undici diversi toni della scala musicale, riproducendo così una
singolare armonia cosmica. Il complesso religioso di Santa Maria alla Fontana fu ampliato e allungato dagli architetti Cesa‑Bianchi,
Griffini e Mezzanotte negli anni Venti, la canonica sostituisce il convento
crollato nel 1943.
All'interno è decorosamente ragguardevole l'altar
maggiore, ligneo, cosi come i confessionali
tardobarocchi e gli stalli in legno dei coro.
Dal sagrato attraverso due
antichissime scale, restaurate nel 1956 dal Reggiori si scende nell'avvallamento dei due chiostri; una particolarità è il gesso
settecentesco raffigurante l’Addolorata che coglie il
nostro sguardo entrando a destra: proviene dallo smantellato camposanto della Moiazza
gli affreschi di Santa Maria alla
Fontana, nella sua parte più antica sono attribuiti alla scuola di Bernardino Luini
molto attiva a Milano nella decorazione di edifici ecclesiastici.