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Capotesta dell' articolo originale pubblicato nel settembre 1989 sulla Rivista Itinera, con corredo fotografico di Franco Mauri, in seguito riproposto sul libro "Milano Minima" e nella successiva edizione allegata al giorno "Le Bellezze Nascoste di Milano" |
Il 15 febbraio del 1987, Palazzo
Grassi a Venezia aprì i battenti su di una monumentale esposizione: “Effetto
Arcimboldo”, dedicata alla pittura ed alle singolari teorie estetiche di
Giuseppe Arcimboldi, cinquecentesco
Artista milanese, non fra i più
noti forse allora, ma sicuramente uno dei più discussi.
La Mostra, ricca di documentazioni
rigorose e di tele dalle firme importanti si organizzava intorno a tre distinte
sezioni che indagavano sul particolare simbolismo della pittura arcimboldesca,
attraverso un itinerario affascinante ed intrigante: dai "grilli” Gotici e
Rinascimentali fino ai Ready‑Made di Duchamp.
IL nome Arcimboldi a Milano crea
alcune suggestioni intorno alle quali vogliamo indagare.
Atto primo IL PITTORE
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Autoritratto di Giuseppe Arcimboldi conservato presso la Národní Galerie di Praga |
Giuseppe Arcimboldi nasce a Milano
nel 1527, da una famiglia appartenente al patriziato cittadino, un suo membro, Giovanni Angelo, fu Arcivescovo della città.
Sappiamo che nel 1549 fl suo nome
compare frequentemente nei registri della Fabbrica del Duomo, dove lavora insieme al padre disegnando i contorni per alcune
vetrate della Cattedrale.
Nel 1562 si trasferisce a Vienna,
al servizio della Corte Imperiale. Fu proprio durante questo soggiorno che inizia la sua carriera di ritrattista "particolare".
Le sue teste composite, nature
morte antropomorfizzate, frutto di una geniale invenzione tematico‑stilistica, riscossero immediatamente un notevole
successo so fra i contemporanei, fra i quali si formò subito una trita
schiera di imitatori.
Critici e filosofi si sono sempre
arrabattati a cercare nelle composizioni dell’Arcimboldo, simboli e significati reconditi,
ma è più probabile che egli intendesse le sue opere come vere e proprie
espressioni encomiastiche a significare il dominio della casata d'Austria
sull'Universo e, nella persona del sovrano, sul tempo.
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Le Quattro Stagioni: Primavera, 1563, Real Academia de Bellas Artes de San Fernando di Madrid | | |
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Le Quattro Stagioni: Estate, 1572, Kunsthistorisches Museum di Vienna |
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Le Quattro Stagioni: Autunno, 1572, Denver Art Museum |
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Le Quattro Stagioni: Inverno, 1563, Kunsthistorisches Museum di Vienna |
Atto secondo
L'AVITA DIMORA
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La "bicocca" degli Arcimboldi, viale Sarca, foto dal sito www.museimpresa.com |
Ode e merito alla Pirelli Spa che, oltre a farsi
costruire l'ormai leggendario grattacielo omonimo, nel suo
stabilimento in viale Sarca, ha voluto incastonare la gemma più preziosa fra le
sue proprietà: il casino di
caccia detto la "Bicocca" della famiglia Arcimboldi.
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La Bicocca in un'immagine dei primi del 900, (Civico Archivio Fotografico del Castello) |
Costruita secondo la tradizione intorno al 1450 da
Nicolò Arcimboldi, funzionario alla corte Ducale di Milano, fu nel 1522
baluardo difensivo di una guamigione di milanesi e Spagnoli, al comando di
Prospero Colonna, che sostenne vittoriosamente l'assedio di un esercito
composto di Francesi, Svizzeri e Veneziani.
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Affresco raffigurante lo stemma di Antonello Arcimboldi e il calco della sua lastra tombale ospitato in una parete del portico, foto Archivio Fotografico del Castello |
Estintasi la famiglia degli Arcimboldi, la Bicocca
fu trasmessa in dote agli Arconti e poi ai Busca ai quali risulta appartenere
nel 1858; in seguito passò ai Soriani e quindi, gradatamente, decadde fino al
miserevole stato di cascina.
Nel
1910, Ambrogio Annoni, architetto della Sovrintendenza alle Belle Arti della
Lombardia, eseguì i primi restauri
poi, nel1918, la villa fu acquistata dalla società Leopoldo Pirelli,
la quale la utilizzò come scuola materna e biblioteca.
Secondo recenti studi la Bicocca è costituita da un primo nucleo a forma di quadrato, sotto il
quale si trova un'ampia cantina, aperta da volte a crociera, alla
quale si aggiunsero, in un secondo tempo, il portico, l'avancorpo con la scala
che porta ai piani superiori ed il loggiato dell'ultimo piano..
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Veduta esterna, particolare del pozzo, anni 30, foto Archivio Fotografico del Castello |
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Particolari della decorazione parietale in una sala, anni 30, foto Archivio Fotografico del Castello | |
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La Sala del Camino, oggi adibita a luogo per riunioni e premiazioni, foto Fondazione Pirelli |
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Prospetto sud della Bicocca, con scolaresca che testimonia dell'utilizzo dell'edificio dopo il 1918, Civica Raccolta Bertarelli |
L'intero complesso risale quindi alla metà dei
secolo XV ed è una valida testimonianza della cultura dell'epoca nella quale coesistevano elementi di
tradizione gotica ed una spinta innovativa di carattere rinascimentale.
Nelle decorazioni esterne della villa sono infatti
presenti tutti gli spunti tipici dell'architettura lombarda del 400: graffiti a palmette nel portico, finti
mattoni dipinti sull'intonaco esteso su tutta la facciata.
Per quanto riguarda l'intemo ricordiamo che
l'ingresso reca sul pavimento un inserto del mosaico originale del Duomo, nella
sala del caminetto troviamo dipinto lo stemma degli Arcimboldi.
Mirabili sono gli affreschi, forse di mano di un
miniatore di codici, nel quali l'atteggiamento dei personaggi e lo spirito dei
racconto pittorico sono di origine gotica e somigliano, ben più che vagamente a
quelli, di epoca precedente, di palazzo Borromeo, presentando anche una certa
vicinanza di temi.
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Affresco nella sala delle dame: donne che giocano a scacchi |
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Affresco nella sala delle dame: donne che filano |
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Affresco nella sala delle dame: donne che suonano | | |
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Affresco che raffigura donne intente alla Toeletta |
Atto terzo
IL TEATRO
In via Unione 12 aveva sede un tempo l'avita dimora
urbana della famiglia Arcimboldi ma dopo che essa si estinse nel ‘700, vi fu allestito un
teatrino patrizio nel quale affreschi, stucchi dorati e specchi formavano cornice e stile della sala.
Piccolo, 150 posti, fondato nel 1798, e trasformato
in cinema‑teatro nel 1938, aveva la singolarità di presentare il
cosiddetto "Teatro a Sezioni", cioè la rappresentazione continua dal
pomeriggio alla sera di una serie di atti unici che si
susseguivano nell'arco della giomata.
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Portale d'accesso di Palazzo Arcimboldi in via Unione, foto archivio Bascapè |
Poiché gli spettacoli iniziavano alle 17, data
l’ora, e tenuto debito conto della frequentazione elitaria, in particolar modo
femminile, era stato soprannominato il “ Teatro delle Signore” e il “Teatro del
The" .Oltre che con il Teatro a Sezioni si realizzò un suo carattere
sperimentale attraverso altre forme di spettacolo, ad esempio il famigerato
Grand Guignol, la rivista ed il teatro per ragazzi, mettendo in scena opere di
autori rigorosamente italiani ed ospitando attori fra i più noti all'epoca,
basti per tutti il nome di Cesco Baseggio.
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Scalone d'onore di Palazzo Arcimboldi in via Unione, foto archivio Bascapè |
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Scalone d'onore di Palazzo Arcimboldi in via Unione, foto archivio Bascapè
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Il palazzo Arcimboldi fu distrutto durante un
bombardamento aereo nella Seconda Guerra mondiale (14 febbraio del 1943), si trattava di un edificio di tre piani articolati attorno a due cortili, il secondo dei quali con un notevole porticato impreziosito da affreschi con scene mitologiche, degni di menzione la leggiadra cappella padronale decorata con un'Assunzione della Vergine e lo scalone barocco a quattro rampe dalla balaustra in pietra traforata, decorata con aquile,
figure fantastiche e putti.
Oggi non resta che il ricordo
del piccolo teatro, nel cui cortile talvolta il Comune di Milano organizza
alcuni concerti dei Pomeriggi
Musicali. I resti del palazzo, inglobati nel Monastero dei Barnabiti di
sant'Alessandro, ospitarono il liceo
ginnasio Beccaria al tempo degli Austriaci.
EPILOGO
Una bella storia milanese anche questa, che ci ha
portato a spasso per luoghi e tempi della nostra città, ma chi
l'avrebbe mai detto che osservando un quadro...
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Giuseppe Arcimboldi: Testa con cestino di frutta reversibile (1590 circa), collezione privata |
...alchimie milanesi.