lunedì 21 luglio 2014

Arcimboldandando di Roberto Bagnera



Capotesta dell' articolo originale pubblicato nel settembre 1989 sulla Rivista Itinera, con corredo fotografico di Franco Mauri, in seguito riproposto sul libro "Milano Minima" e nella successiva edizione allegata al giorno "Le Bellezze Nascoste di Milano"



Il 15 febbraio del 1987, Palazzo Grassi a Venezia aprì i battenti su di una monumentale esposizione: “Effetto Arcimboldo”, dedicata alla pittura ed alle singolari teorie estetiche di Giuseppe Arcimboldi, cinquecentesco
Artista milanese, non fra i più noti forse allora, ma sicuramente uno dei più discussi.
La Mostra, ricca di documentazioni rigorose e di tele dalle firme importanti si organizzava intorno a tre distinte sezioni che indagavano sul particolare simbolismo della pittura arcimboldesca, attraverso un itinerario affascinante ed intrigante: dai "grilli” Gotici e Rinascimentali fino ai Ready‑Made di Duchamp.
IL nome Arcimboldi a Milano crea alcune suggestioni intorno alle quali vogliamo indagare.

Atto primo IL PITTORE


 
Autoritratto di Giuseppe Arcimboldi conservato presso la Národní Galerie di Praga

Giuseppe Arcimboldi nasce a Milano nel 1527, da una famiglia appartenente al patriziato cittadino, un suo membro, Giovanni Angelo, fu Arcivescovo della città.
Sappiamo che nel 1549 fl suo nome compare frequentemente nei registri della Fabbrica del Duomo, dove lavora insieme al padre disegnando i contorni per alcune vetrate della Cattedrale.
Nel 1562 si trasferisce a Vienna, al servizio della Corte Imperiale. Fu proprio durante questo soggiorno che inizia la sua carriera di ritrattista "particolare".
Le sue teste composite, nature morte antropomorfizzate, frutto di una geniale invenzione tematico‑stilistica, riscossero immediatamente un notevole successo so fra i contemporanei, fra i quali si formò subito una trita schiera di imitatori.
Critici e filosofi si sono sempre arrabattati a cercare nelle composizioni dell’Arcimboldo, simboli e significati reconditi, ma è più probabile che egli intendesse le sue opere come vere e proprie espressioni encomiastiche a significare il dominio della casata d'Austria sull'Universo e, nella persona del sovrano, sul tempo.


Le Quattro Stagioni: Primavera, 1563, Real Academia de Bellas Artes de San Fernando di Madrid
Le Quattro Stagioni: Estate, 1572, Kunsthistorisches Museum di Vienna


Le Quattro Stagioni: Autunno, 1572, Denver Art Museum


Le Quattro Stagioni: Inverno, 1563, Kunsthistorisches Museum di Vienna

Atto secondo
L'AVITA DIMORA


La "bicocca" degli Arcimboldi, viale Sarca, foto dal sito www.museimpresa.com
 Ode e merito alla Pirelli Spa che, oltre a farsi costruire l'ormai leggendario grattacielo omonimo, nel suo stabilimento in viale Sarca, ha voluto incastonare la gemma più preziosa fra le sue proprietà: il casino di caccia detto la "Bicocca" della famiglia  Arcimboldi.
La Bicocca in un'immagine dei primi del 900, (Civico Archivio Fotografico del Castello)
Costruita secondo la tradizione intorno al 1450 da Nicolò Arcimboldi, funzionario alla corte Ducale di Milano, fu nel 1522 baluardo difensivo di una guamigione di milanesi e Spagnoli, al comando di Prospero Colonna, che sostenne vittoriosamente l'assedio di un esercito composto di Francesi, Svizzeri e Veneziani.


Affresco raffigurante lo stemma di Antonello Arcimboldi e il calco della sua lastra tombale ospitato in una parete del portico, foto Archivio Fotografico del Castello
 Estintasi la famiglia degli Arcimboldi, la Bicocca fu trasmessa in dote agli Arconti e poi ai Busca ai quali risulta appartenere nel 1858; in seguito passò ai Soriani e quindi, gradatamente, decadde fino al miserevole stato di cascina.
Nel 1910, Ambrogio Annoni, architetto della Sovrintendenza alle Belle Arti della Lombardia, eseguì i primi restauri poi, nel1918, la villa fu acquistata dalla società Leopoldo Pi­relli, la quale la utilizzò co­me scuola materna e biblioteca.
Secondo recenti studi la Bicocca è costituita da un primo nucleo a forma di quadrato, sotto il quale si trova un'ampia cantina, aperta da volte a crociera, alla quale si aggiunsero, in un secondo tempo, il portico, l'avancorpo con la scala che porta ai piani superiori ed il loggiato dell'ultimo piano..
 
Veduta esterna, particolare del pozzo, anni 30, foto Archivio Fotografico del Castello




Particolari della decorazione parietale in una sala, anni 30, foto Archivio Fotografico del Castello



La Sala del Camino, oggi adibita a luogo per riunioni e premiazioni, foto Fondazione Pirelli
 
Prospetto sud della Bicocca, con scolaresca che testimonia dell'utilizzo dell'edificio dopo il 1918, Civica Raccolta Bertarelli
L'intero complesso risa­le quindi alla metà dei secolo XV ed è una valida testimonianza della cultura dell'epoca nella quale coesistevano elementi di tradizione gotica ed una spinta innovativa di carattere rinascimentale.
Nelle decorazioni esterne della villa sono infatti presenti tutti gli spunti tipici dell'architettura lombarda del 400: graffiti a palmette nel portico, finti mattoni dipinti sull'intonaco esteso su tutta la facciata.
Per quanto riguarda l'intemo ricordiamo che l'ingresso reca sul pavimento un inserto del mosaico originale del Duomo, nella sala del caminetto troviamo dipinto lo stemma degli Arcimboldi.
Mirabili sono gli affreschi, forse di mano di un miniatore di codici, nel quali l'atteggiamento dei personaggi e lo spirito dei racconto pittorico sono di origine gotica e somigliano, ben più che vagamente a quelli, di epoca precedente, di palazzo Borromeo, presentando anche una certa vicinanza di temi.


Affresco nella sala delle dame: donne che giocano a scacchi

 
Affresco nella sala delle dame: donne che filano

 
Affresco nella sala delle dame: donne che suonano
Affresco che raffigura donne intente alla Toeletta

Atto terzo
IL TEATRO

In via Unione 12 aveva sede un tempo l'avita dimora urbana della famiglia Arcimboldi ma dopo che essa si estinse nel ‘700, vi fu allestito un teatrino patrizio nel quale affreschi, stucchi dorati e specchi formavano cornice e stile della sala.
Piccolo, 150 posti, fondato nel 1798, e trasformato in cinema‑teatro nel 1938, aveva la singolarità di presentare il cosiddetto "Teatro a Sezioni", cioè la rappresentazione continua dal pomeriggio alla sera di una serie di atti unici che si susseguivano nell'arco della giomata.


Portale d'accesso di Palazzo Arcimboldi in via Unione, foto archivio Bascapè
Poiché gli spettacoli ini­ziavano alle 17, data l’ora, e tenuto debito conto della frequentazione elitaria, in particolar modo femminile, era stato soprannominato il “ Teatro delle Signore” e il “Teatro del The" .Oltre che con il Teatro a Sezioni si realizzò un suo carattere sperimentale attraverso altre forme di spettacolo, ad esempio il famigerato Grand Guignol, la rivista ed il teatro per ragazzi, mettendo in scena opere di autori rigorosamente italiani ed ospitando attori fra i più noti all'epoca, basti per tutti il nome di Cesco Baseggio.


Scalone d'onore di Palazzo Arcimboldi in via Unione, foto archivio Bascapè


Scalone d'onore di Palazzo Arcimboldi in via Unione, foto archivio Bascapè

Il palazzo Arcimboldi fu distrutto durante un bombardamento aereo nella Seconda Guerra mondiale (14 febbraio del 1943), si trattava di un edificio di tre piani articolati attorno a due cortili, il secondo dei quali con un notevole porticato impreziosito da affreschi con scene mitologiche, degni di menzione la leggiadra cappella padronale decorata con un'Assunzione della Vergine e lo scalone barocco a quattro rampe dalla balaustra in pietra traforata, decorata con aquile, figure fantastiche e putti.
Oggi non resta che il ricordo del piccolo teatro, nel cui cortile talvolta il Comune di Milano organizza alcuni concerti dei Pomeriggi Musicali. I resti del palazzo, inglobati nel Monastero dei Barnabiti di sant'Alessandro, ospitarono il liceo ginnasio Beccaria al tempo degli Austriaci.

EPILOGO

Una bella storia milanese anche questa, che ci ha portato a spasso per luoghi e tempi della nostra città, ma chi l'avrebbe mai detto che osservando un quadro... 


Giuseppe Arcimboldi: Testa con cestino di frutta reversibile (1590 circa), collezione privata

...alchimie milanesi.