domenica 30 settembre 2018

Il Villaggio Giardino Milanino di Roberto Bagnera, foto di Matteo Grieco






Circa dieci chilometri a Nord di Milano, lungo la strada provinciale per Desio, è situato Cusano Milanino, una propaggine della metropoli che presenta tutti i problemi tipici delle zone altamente industrializzate. 
Ad un'analisi tipologica più approfondita, ci si rende però conto dell'esistenza dì due paesi in uno, della compresenza di due distinte anime urbane; la prima è costituita da Cusano, formatasi in tempi antichi. Quattro resti di sarcofaghi, ritenuti del V e VI secolo dimostrano che il villaggio era abitato a quell'epoca da personaggi facoltosi; un'urna cineraria, anfore e monete, rinvenute in periodi diversi e oggi smarrite, testimoniano che esso esisteva già al tempo degli antichi Romani. 




Al principio del Novecento il comune di Cusano sul Seveso fu interessato da un episodio di grande rilevanza urbanistica: la nascita del centro di Milanino.
L'Unione Cooperativa, capeggiata da Luigi Buffoli, acquistò una vasta area agricola nella zona est del territorio comunale, allo scopo di fondare un sobborgo residenziale, secondo gli schemi dell'urbanista inglese Howard, e sul modello di quelli già rea- lizzati in Inghilterra. Un'esperienza del genere non era mai stata tentata da nessuno in Italia; ciò nonostante l'iniziativa raccolse molte adesioni e coinvolse molti impiegati e professionisti. 




A partire dal 1909 sorse così il nuovo nucleo, un quartiere composto esclusivamente di ville di ogni dimensione, immerso nel verde, nel 1915 venne perfino modificato l'attributo del comune che si chiamò Cusano Milanino.
L'entusiasmo con cui fu vissuta questa esperienza fu poi soffocato dall'avvento del Fascismo che sciolse l'Unione Cooperativa; ad essa aveva fra gli altri collaborato Giuseppe Palanti, raffinato pittore ed insegnante all'Accademia di Brera, progettando alcune costruzioni e illustrando con un'inconfondibile grafica Liberty i cataloghi di vendita per corrispondenza della Cooperativa, in seguito fu a sua volta ideatore di un progetto consimile: Milano Marittima. 




Le prime abitazioni di Milanino cominciarono a sorgere nel 1909 e fu l'ingegnere Giannino Ferrini, allora capodivisione dell'ufficio tecnico comunale, a stendere il piano regolatore e le norme per la costruzione dei singoli villini. In mezzo all'area era previsto un vialone e in fondo a questo la stazione del tram per Milano. 
Nelle intenzioni di Buffoli, Milanino si doveva presentare come un'ampia distesa di verde disseminata di ville e villini, attraversata da un tracciato irregolare di strade sinuose, con piazze e piazzuole di tutte le forme e dimensioni per evitare la monotonia. Le case non dovevano occupare più di due quinti del lotto in cui sarebbero sorte, né superare i due piani di altezza oltre il terreno, né presentare facciate nude. 



Appare chiaro, visti questi propositi stilistici, e visto il periodo storico d'attuazione del progetto, che di conseguenza le villette presentino tutte una certa attinenza con i dettami architettonici e decorativi del Liberty, diluiti in soluzioni mai eclatanti ma certamente non comuni. La presenza di spazi verdi pertinenti ad ogni singola costruzione legata a quelli adibiti a verde pubblico ci regala un'immagine sicuramente piacevole ed un paesaggio urbano omogeneo e a misura d'uomo. 





Poiché dopo il 1921 l'esperimento fu, per forza di cose, interrotto, oggi si perde in alcuni punti di Milanino il senso primario dell'idea, i nuovi edifici non sempre legano con i vecchi, e le tendenze contemporanee avrebbero potuto snaturare il discorso della "città giardino", unica in Italia; fortunatamente, dopo l'infausto abbattimento di un villino, la Sovrintendenza ai Beni Culturali elesse Milanino al rango di monumento nazionale.