Dalla metà degli anni 50 fino alla metà degli anni 60, una nota industria milanese utilizzava le bucce dei mandarini per ricavarne essenze. Acquistava quindi tonnellate di mandarini dei quali utilizzava solo la buccia.
Ecco quindi la strana collaborazione che avvenne in quegli anni tra il collegio dei Martinitt e l'industria Milanese. Questa ditta propose la fornitura di mandarini a noi collegiali in cambio della sbucciatura degli stessi. Un connubio che andava bene ad entrambi. Da una parte c'era la frutta gratis e dall'altra la "manodopera" gratis.
Quindi a rotazione, le compagnie dei ragazzi delle medie (allora ancora avviamento) venivano mandate in cucina con l'incarico di sbucciare i mandarini che sarebbero serviti per il pranzo o per la cena. Il guaio era che ogni tot mandarini sbucciati uno finiva in pancia dello sbucciatore di turno. Andò a finire che qualcuno esagerando (forse erano più i mandarini mangiati che quelli consegnati sbucciati) si senti male. La direzione decise allora che la sbucciatura dei mandarini sarebbe avvenuta in refettorio prima di pranzo coinvolgendo l'intera comunità.
La sede della Isolabella in via Villoresi, archivio Pictures Archives |
In quegli anni, nel periodo invernale avveniva un fatto curioso. In refettorio sui tavoli trovavamo 5 o 6 mandarini ciascuno. Prima di sederci ci ordinavano di sbucciare i mandarini e tenere le bucce in mano, poi alcuni incaricati passavano con dei sacchi di tela dove noi dovevamo buttare le bucce. Dopo questa operazione ci si poteva sedere e mangiare quei mandarini come frutta.
Perché tutto questo?
Una nota fabbrica di Milano produceva il liquore Mandarinetto. A lei servivano solo le bucce per estrarre le essenze che avrebbero aromatizzato il liquore.
Del frutto sbucciato non se ne facevano nulla e lo avrebbero mandato al macero. Da qui l'idea di una collaborazione con i Martinitt. Loro ci donavano i mandarini in cambio dovevamo sbucciarli e rendere a loro le bucce.
A noi questa procedura non dava fastidio, anzi era l'occasione per farci una scorpacciata di mandarini.
Non vi dico le battaglie che facevamo con i semi dei mandarini da una tavolata all'altra, tra le nostre risate e l'incazzatura di qualche istitutore colpito involontariamente (non sempre involontariamente) da qualche seme.
In corso Cristoforo Colombo 11, sussiste un edificio che fu una delle sedi della ditta Isolabella & C.: presenta in facciata una curiosa decorazione, dei tondi che incorniciano 3 sculture di volti femminili con tanto di denominazione: Lina, Tilde, Nina, tali decorazioni si ripresentano anche nel lato che dà sulla via Alessandria anche se in questo caso non ci sono nomi incisi. Gradevoli anche le decorazioni dell'androne che rimandano a riminiscenze Liberty.
Qui di seguito alcune immagini scattate da Arianna Pogliani
Che bella storia
RispondiEliminaBellissima e piacevole storia 👋👋👋
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